Medaglia d’oro per l'altra classe di junior

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Joe Foster, portfolio manager e strategist, VanEck

Contributo a cura di Joe Foster, portfolio manager e strategist di VanEck. Contenuto sponsorizzato.

Il mercato dell'oro è stato trainato dalle incertezze e dai rischi associati alla pandemia. Il metallo ha raggiunto un nuovo massimo a sette anni toccando i 1.765 dollari l'oncia lo scorso 18 maggio, mentre il presidente della Federal Reserve degli Stati Uniti, Jerome Powell, ha parlato degli ulteriori rischi che il Coronavirus potrebbe comportare per l'economia e i prezzi degli attivi. L'oro è poi sceso a 1.694 dollari l'oncia, mentre il mercato azionario ha registrato un rialzo sui massimi di breve termine nel contesto di un allentamento delle restrizioni dovute al lockdown e delle notizie sui passi in avanti nello sviluppo di un vaccino contro il COVID-19. L'oro ha comunque ripreso quota rapidamente sullo sfondo del reiterarsi delle proteste a Hong Kong riguardo alla nuova legge sulla sicurezza nazionale della Cina, che hanno spinto l'amministrazione Trump ad avviare un processo per revocare lo status commerciale privilegiato di Hong Kong. Il dollaro ha registrato una tendenza al ribasso a fine mese e l'oro ha chiuso a 1.730,27 dollari con un incremento pari a 43,77 dollari (2,6%).

L'adeguamento delle operazioni sostiene le prospettive positive a lungo termine per le società estrattive

Le società aurifere hanno registrato un altro mese positivo, mentre il NYSE Arca Gold Miners Index (GDMNTR) ha segnato un progresso del 5,6% e il MVIS Global Junior Gold Miners Index (MVGDXJTR) ha guadagnato il 12,6%. I risultati del primo trimestre sono stati generalmente conformi alle attese, mentre l'impatto complessivo delle chiusure legate al Covid-19 si farà sentire nei rendiconti del secondo trimestre. Secondo le nostre stime, un massimo pari a circa il 12% della produzione globale è stata inattiva ad aprile, ma la quasi totalità ha ripreso le proprie attività. Le società hanno rapidamente adeguato il comportamento operativo per ridurre al minimo l'impatto del Covid-19 con varie misure. Questo impegno comporta un aumento dei costi. Tuttavia, nell'attuale contesto, i costi più elevati dovuti al Covid-19 sono stati più che compensati dalla riduzione dei prezzi del carburante e dalle valute locali deboli.

A differenza del mercato rialzista del periodo 2001 - 2011, i costi rimangono sotto controllo con l'aumento del prezzo dell'oro

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Fonte: BMO Capital Markets. Dati aggiornati a maggio 2020. 

Previsione di una continuazione del periodo rialzista per l'oro con conseguente vantaggio per i titoli auriferi

Continuiamo a ritenere che l'oro potrebbe attestarsi attorno ai 2.000 dollari l'oncia nei prossimi 12 mesi nel contesto del dipanarsi della recessione globale, mentre la pandemia farà il proprio corso e molte attività e famiglie faticheranno a tornare alla normalità. A nostro parere, i disordini sociali a Hong Kong e negli Stati Uniti sono nuovi sviluppi che mettono a rischio la ripresa con la probabilità di maggiori stimoli e spese da parte del governo. Se tale ammontare di liquidità porterà a un ciclo di inflazione, l'oro potrebbe veder aumentare sensibilmente il proprio valore nei prossimi anni.

Riteniamo che i titoli auriferi emergeranno come i beneficiari finali di un incremento del mercato dell'oro. Nonostante la solida performance nel 2019 e nel 2020, i titoli auriferi devono ancora recuperare il valore perso nel 2017 e nel 2018, quando l'oro è rimasto bloccato all'interno di un intervallo di valore e il sentiment degli investitori era diventato negativo. RBC Capital Markets stima che il rapporto prezzo/flusso di cassa (P/CF) medio delle società principali e di quelle di medio livello sia stato di 8,7X all'8 maggio, rispetto a un minimo di 5,3X registrato il 13 marzo. Questo valore è inferiore al P/CF medio a 14 anni di 10,7X e molto al di sotto del picco P/CF di 22,1X registrato nel gennaio 2008.

Possibile miglioramento della performance delle società a bassa capitalizzazione

In un mercato rialzista, le large cap generalmente si muovono per prime, seguite da performance più elevate da parte delle società di media capitalizzazione e di quelle junior con i progressi del mercato. Il ritardo delle prestazioni tra le società più grandi e quelle più piccole si misura normalmente in settimane. Tuttavia, dopo un anno stiamo ancora aspettando che le società più piccole mostrino performance migliori. Dal rimbalzo dell'oro del 20 giugno 2019, il GDMNTR, decisamente ponderato sulle società più grandi (66% a fine maggio), ha guadagnato il 45,6%. L'MVGDXJ, con una ponderazione combinata dell'87% su società di livello medio e piccolo, non è riuscito a sovraperformare, guadagnando il 44,4% nello stesso periodo. Il sentiment degli investitori in questo ciclo è rimasto finora basso. Riteniamo che le cose stiano finalmente iniziando a cambiare, come dimostra la sovraperformance del 7,0% del MVGDXJ a maggio.

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