Oro e petrolio. Due storie profondamente diverse

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Commento a cura di Roberto Rossignoli, junior portfolio manager in MoneyFarm.

“Iran e scorte Usa mettono KO il petrolio”. “Rimbalza l'Oro sull'incertezza”. “Petrolio, prezzi volatili. Conto alla rovescia per il vertice OPEC”.Quante volte quest’anno abbiamo letto titoli di giornale come questi? Oro e petrolio negli ultimi mesi hanno catalizzato l’attenzione degli investitori e di conseguenza della stampa che li ha seguiti molto da vicino, studiandone e commentandone l’andamento.

Cosa è successo quest’anno

Nonostante rientrino entrambi nella definizione più ampia di “Materie prime”, oro e petrolio sono profondamente diversi nel modo in cui reagiscono ai movimenti dei mercati finanziari. L’oro viene percepito, in particolar modo quest’anno, come un riparo dall’incertezza dei mercati finanziari; infatti non stupisce che i momenti migliori per questo investimento siano stati febbraio e inizio luglio, quando lo stress sui mercati era particolarmente alto.

 



Il petrolio, al contrario, soprattutto nella prima metà dell’anno, ha amplificato i movimenti visti sull’azionario, agendo come interruttore per muovere i mercati da “modalità risk-on” a “modalità risk-off” (e viceversa). Come mostra il grafico sotto, il petrolio si è rivelato essere particolarmente vincente in concomitanza con i rialzi dell’azionario, per poi rivelarsi un vero e proprio fiasco quando anche le azioni sono scese.

Se guardiamo alla correlazione tra i diversi investimenti, notiamo che il petrolio e le azioni sono positivamente correlati (+0.52), mentre l’oro si è mosso in direzione opposta agli altri due registrando una correlazione con l’azionario globale pari a -0.32.

Per l’oro è stato un anno record, dal punto di vista dei flussi. Dopo anni trascorsi nel dimenticatoio, gli ETP sull’oro hanno visto un notevole influsso, soprattutto da parte di investitori retail, spaesati di fronte all’incertezza dominante sui mercati finanziari: Brexit, elezioni presidenziali statunitensi, preoccupazione per una crescita globale sempre più debole e tassi d’interesse sempre più bassi, addirittura negativi.

I movimenti del petrolio sono invece più difficili da spiegare. Il parziale riassorbirsi della domanda e delle scorte accumulate ha sicuramente contribuito a portare il petrolio a livelli più alti da quelli di inizio anno; il maggior responsabile di questa volatilità è stato il susseguirsi di notizie circa un possibile accordo tra i paesi produttori di petrolio per controllore l’offerta, poi quasi sempre smentite o risoltesi in un nulla di fatto. In questo senso, la causa principale delle oscillazioni del prezzo è stato il posizionamento di gran parte degli investitori, determinato più da scelte tattiche di breve periodo che da considerazioni di ampio respiro legate alla domanda e all’offerta.

Quali prospettive per l’oro

Negli ultimi 5 anni i mercati azionari, soprattutto relativi ai paesi sviluppati, hanno corso parecchio. Per questo gli investitori vedono ormai l’azionario come un asset class molto cara se prezzata in base ai fondamentali. In uno scenario di correzione al ribasso dell’azionario l’oro potrebbe quindi continuare a performare bene. Negli ultimi 46 anni, questa asset class ha sovraperformato l’S&P500 in media del 45% durante i maggiori ribassi.

 
 



Un altro punto a favore dell’oro è che 7 volte su 11 ha avuto una performance positiva stando ai cicli di rialzo dei tassi d’interesse a opera della FED. Se siamo effettivamente vicini a uno scenario di tassi d’interesse in rialzo, fattori come un’inflazione più forte e i flussi di capitale potrebbero ben supportare l’oro.

Quali prospettive per il petrolio

Le prospettive nel medio periodo per il petrolio sono più difficili da valutare. Come già anticipato, il notevole eccesso di offerta dell’ultimo anno e mezzo si è notevolmente ridotto. I paesi membri dell’OPEC hanno visto le loro finanze pubbliche deteriorarsi rapidamente in seguito alla forte discesa dei prezzi, e un accordo diventa più probabile, anche se ancora nulla è certo; se Russia e produttori arabi si sono aperti a questa eventualità, paesi africani come Libia e Nigeria rimangono un’incognita. Per non parlare del fatto che hedge fund e altri investitori attivi hanno perso gradualmente posizioni sul petrolio, generando molta volatilità e rendendo ancora più difficile avere una visione chiara sull’asset class.

Inevitabile il ricorso ad un’allocazione ben bilanciata

Vuoi per la scarsa chiarezza delle politiche delle banche centrali, vuoi per la diffusione di notizie contrastanti, vuoi per la grande rapidità di flussi di capitale da un asset class all’altra, è impossibile prevedere l’andamento a breve termine sia del petrolio che dell’oro. Se anche si aprono scenari positivi sul prezzo di queste materie prime, il loro andamento globale è estremamente esposto al cambiamento e quindi il rischio di perdere una parte importante del capitale investito resta alto; non che sia un errore includerli nel proprio portafoglio di investimento in alcuni periodi (quest’anno l’oro, per esempio, ha avuto un importante effetto diversificazione), ma un’allocazione ben bilanciata rimane la soluzione migliore per superare ogni tipo di incertezza.