Non solo una passione ma anche un modo intelligente di diversificare il patrimonio e, perché no, potenzialmente una fonte di ricavo.
La mia attenzione per gli orologi ha avuto inizio attorno alla fine degli anni '80 con l’esplosione dell’interesse verso gli Swatch. In quel periodo alcuni modelli furono battuti in diverse aste a livello europeo a prezzi incredibilmente elevati. Così, anche un po’ casualmente, attratto dalla discontinuità dei modelli Swatch e dal loro prezzo accessibile, ne ho accumulato una dozzina.
Nel 1990 il titolare di una gioielleria piuttosto nota di Lugano era anche collezionista di Swatch. Aveva interesse per un mio modello e mi propose uno scambio alla pari con un cronografo della IWC di Schaffhausen che aveva all’epoca licenza per Porsche Design. Accettai e da quel momento ho iniziato ad interessarmi al marchio IWC. Nel 1992 aggiunsi un altro orologio sempre Porsche Design con cinturino in titanio. Poi un Portofino, un Portoghese e nel 2010 un Chrono Da Vinci in oro bianco di cui sono particolarmente orgoglioso.
Semplicità ed esclusività
Considero gemelli e orologi due accessori distintivi per l’uomo. L’orologio riflette, a mio avviso, la personalità e lo stato d’animo di chi lo indossa. Apprezzo modelli relativamente semplici come un Carbongold di Bulgari, all’epoca venduto in edizione limitata solo alla clientela del gruppo, o come un Chrono realizzato in 100 esemplari da Gianni Bulgari per il suo marchio Enigma.
Parlando di pezzi storici, ho la fortuna di abbinare un Patek Philippe Ellipse degli anni '80 con un Rolex Daytona Platino del 2014. È stata poi la crisi finanziaria del 2008 che mi ha spinto a considerare alcuni orologi un asset reale, rifugio e potenzialmente una fonte di profitti. Gli orologi, infatti, hanno dimensione contenuta, possono essere oggetto di arbitraggio in relazione alle fasi economiche dei vari Paesi e anche rispetto al valore dei tassi di cambio.
Qualche anno fa si poteva perfino acquistare qualche pezzo raro negli USA, Patek e Rolex in particolare, che poteva poi trovare mercato nel blocco dell’ex URSS con margini non trascurabili. In Italia, all’apice della crisi, si potevano spuntare prezzi molto interessanti andando a rivendere alcuni modelli nei Paesi del nord Europa.
Considero gli orologi una passione, un’esternazione della personalità ma al tempo stesso un modo intelligente di diversificare il patrimonio. L’orologio poi se dato in regalo o in occasione di un passaggio ereditario non provoca mal di testa e grattacapi come immobili, opere d’arte e automobili!