Passione running

C'è chi lo fa per mantenersi in forma. Chi per sentirsi crescere addosso quella tipica sensazione di libertà. Chi agonisticamente per partecipare alle maratone più importanti del mondo (e vincerle, certo). Chi per osservare le bellezze della natura o i monumenti di una grande città senza dover prendere l'automobile. Correre è una passione che appartiene a molti. Anche ai professionisti dell'industria del risparmio.  

Donato Savatteri, responsabile per l’Italia , T. Rowe Price.

Ho cominciato a correre nell’estate del 2010, per caso. Amante degli sport competitivi (calcio in primis) o adrenalinici (sci ad alta velocità!), avevo sempre considerato la corsa da parco - o peggio ancora da tapis roulant - come un’attività noiosa e ripetitiva, una sorta di fatica inutile. 

Ho cominciato a correre all’aperto, scoprendo che anche la corsa prevede delle sfide molto stimolanti, prima tra tutte quella di riuscire ad aumentare la distanza ed in seguito quella di migliorare i tempi. Ho comprato il mio primo orologio da running  e delle Adidas da tennis. Non sono un runner professionista ma cerco di correre 3/4 volte alla settimana, con distanze che oscillano sempre tra i 12 e i 15 kilometri: questa regolarità, oltre a farmi sentire decisamente bene, mi consente anche di poter godere dei piaceri della tavola senza troppi patemi. Confesso difatti di essere una buona forchetta oltre che un appassionato di vini. La corsa si inserisce poi molto bene tra gli impegni anche di una vita lavorativa 'senza orari' e che prevede molti spostamenti di lavoro: è molto facile trovare parchi o anche solo percorsi stradali, uscendo dall’albergo di turno, che ben si adattino ad un piacevole allenamento.

Per esempio, quando mi trovo a Londra, vado spesso a correre lungo il Tamigi. Parto sempre da un ponte vicino alla nostra sede – nei pressi della Cattedrale di St. Paul – arrivando fino al Big Ben e, attraversato il ponte di Westminster, percorro il lungo Tamigi sull’altro lato fino al Tower Bridge, attraversato il quale rientro al punto di partenza: sono circa 10 kilometri di puro e sano divertimento. Si dice che la corsa provochi una sorta di dipendenza: ebbene, non posso proprio negarlo. È talmente piacevole la sensazione di benessere e di “traguardo raggiunto” che si prova dopo aver fatto una bella sgambata che non si vede l’ora di provarla nuovamente.

Gabriele Vedani, managing director, Fxcm Italia. 

In generale considero lo sport come una vera e propria scuola di vita, che insegna a porsi degli obiettivi e ad impegnarsi per perseguirli. Mi sono avvicinato al mondo della corsa per caso. Nel 2008, a cena dopo una partita di calcetto, ho iniziato a scherzare con un mio amico che aveva completato la Maratona di New York e ce ne parlava entusiasta; giusto per il gusto di contraddirlo ho scommesso di completarla nel novembre seguente e, dato che mi piacciono le scommesse, accettai un tempo limite di 4 ore. Nonostante il fuso orario, il freddo e i sali scendi che ne caratterizzano il percorso la scommessa è stata vinta: 3h46’! 

All’inizio ho programmato l’allenamento grazie soprattutto ai consigli degli amici appassionati di running e alle ricerche su Internet. Sono anche entrato in contatto con il professor Rosa, specialista bresciano che detiene tutti i record mondiali dai 1.500 metri fino alla mezza maratona. 

Grazie al suo aiuto l’anno successivo sono riuscito a completare altre 5 maratone, una ancora nella Grande Mela, 2 a Berlino, oltre a Milano e Praga; in terra tedesca nel 2010 ho anche stabilito il mio personal best in 3h18’. Continuo ancora ad allenarmi, conciliando lavoro, famiglia e sport, perché credo che se si ha davvero la passione, organizzandosi si possa riuscire a far fronte a tutti gli impegni senza particolari problemi. 

Alla corsa associo spesso iniziative con una connotazione sociale, come quelle organizzate dal papà di Rebecca De Luca, ragazza colpita dalla SMA – Atrofia Muscolare Spinale – che ha dato vita a SMArathon, un’associazione creata per raccogliere fondi per questa causa. Ho personalmente incontrato il papà di Rebecca durante una Stramilano, affrontata spingendo la figlia nella carrozzina a dimostrare che nessun limite ci è posto, se alla base ci sono la passione e la forza di volontà.