Gli investitori sono molto più consapevoli delle questioni ESG, ma non sono disposti a rinunciare ai propri rendimenti. Contributo a cura di Joseph E. Stiglitz, premio Nobel per l’Economia, professore alla Columbia University e Stephen Dover, CFA, chief Market Strategist, head of Franklin Templeton Investment Institute. Contenuto sponsorizzato da Franklin Templeton Investment.
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CONTRIBUTO a cura di Joseph E. Stiglitz, Premio Nobel per l’Economia, professore alla Columbia University e Stephen Dover, CFA, chief Market Strategist, head of Franklin Templeton Investment Institute. Contenuto sponsorizzato da Franklin Templeton Investment.
La crescita del prodotto interno lordo (PIL) di per sé non è un criterio di misura dell’economia sufficiente per formulare decisioni politiche o di investimento. Il Prof. Stiglitz sostiene che governi e investitori dovrebbero utilizzare un dashboard di misure generali dell’economia per formulare una politica e guidare gli investimenti. Il dashboard dovrebbe includere misure di fattori sociali e ambientali. Dal momento che quello che misuriamo influisce su quello che facciamo, se misuriamo fattori più generali quali la disparità dei redditi o l’impatto ambientale, è più probabile che avremo politiche intese a risolvere tali questioni. Il PIL da solo è una misura troppo generale, e non fornisce dati sufficienti relativi agli elementi che contribuiscono a costituire l’economia. Se misuriamo i fattori sbagliati, potremmo mettere in atto una politica deludente in merito alla pianificazione necessaria per una forza e sostenibilità di un’economia ampia e inclusiva. Bassi livelli di inflazione nella fascia tra il 2% e il 3% potrebbero essere positivi per l’economia e per l’uguaglianza economica. Vi è un eccesso di offerta a livello globale. Nella maggior parte del mondo manca lo spazio di manovra fiscale o la risoluzione a spendere in misura equivalente agli Stati Uniti ai fini di una ripresa dopo il COVID-19. I mercati emergenti (ME) stanno spendendo una frazione di quell’ammontare, e alcune di quelle economie sono state colpite molto più duramente dalla pandemia. Un leggero surriscaldamento dell’economia potrebbe essere positivo, poiché quando il mercato del lavoro è molto ristretto è probabile che si verifichi una compressione degli stipendi (un aumento dei redditi più bassi rispetto a quelli più alti). Afferma che ciò offre maggiori possibilità di inserimento nella forza lavoro ai gruppi della popolazione emarginati. Un mercato del lavoro ristretto sarà quindi positivo per la nostra economia, dal punto di vista di una riduzione dell’ineguaglianza economica.
Partnership tra pubblico e privato, spesa in disavanzo, e imposta sul carbonio
Dopo il 2008, la politica monetaria estremamente accomodante e i livelli elevati della spesa in disavanzo hanno destato preoccupazioni per il possibile impatto nel lungo termine di coefficienti debito/PIL eccessivi, e la minaccia di un’inflazione possibilmente eccessiva. È certamente una situazione da monitorare, ma una certa inflazione potrebbe essere positiva per l’economia, e per arrivarci potremmo dover accettare una spesa in disavanzo ancora maggiore. É necessario un certo rialzo dei tassi di interesse per determinare più accuratamente il costo del capitale più accurato. Per l’allocazione del capitale è necessario il pricing, e questi viene distorto completamente quando si scende a tassi d’interesse zero. Nel lungo periodo, per l’economia sarebbe più sano tornare a un mondo con tassi di interesse più normali. Un rapporto più equilibrato tra il settore privato e quello pubblico consentirebbe di realizzare una performance economica generale migliore e un rendimento superiore del capitale. E ciò include un maggiore equilibrio degli investimenti in infrastrutture. Gli investimenti privati e quelli pubblici sono fortemente complementari, piuttosto che sostituirsi a vicenda. Ognuno di essi svolge un proprio ruolo nella nostra società. Se vogliamo che le società prendano decisioni sostenibili, devono essere consapevoli delle conseguenze di tali decisioni. Al momento, non ricevono alcun segnale. Ed è qui che il ruolo di un’imposta sul carbonio potrebbe essere molto importante.
Il cammino verso un domani migliore: Serviranno tutti gli stakeholder
Già prima dell’arrivo del COVID-19, le società stavano iniziando in tutto il mondo ad adottare ideali ESG. La pandemia ha accelerato questo trend. Il nostro comportamento dipende da quello che misuriamo. Le società e i gestori patrimoniali hanno bisogno di misure più ampie per determinare il valore e il beneficio economico: il PIL o gli utili delle società da soli non sono sufficienti. Dobbiamo considerare l’impatto se vogliamo un mondo più equo e, alla fine, più sostenibile economicamente. Bisogna che dal valore per gli azionisti il focus si sposti sul valore per gli stakeholder, in modo che la responsabilità nei confronti della comunità sia altrettanto importante quanto il rendimento per gli investitori. A questo riguardo, l’Europa è leader mondiale. In quanto gestori patrimoniali, per noi questo trend è il benvenuto e lo sosteniamo. Si crea così una differenziazione tra le società non allineate e quelle allineate a questa nuova normalità, dando rilievo a prospettive per gli investimenti. Durante il COVID-19, in quanto investitori di lungo termine e avendo investito in azioni di molte società globali, siamo riusciti a contattare molto rapidamente i loro management senior e illustrare come secondo noi potrebbero agire con una maggiore responsabilità. Ad esempio, abbiamo potuto suggerire la fornitura ai dipendenti di dispositivi per la protezione personale, l’estensione di benefit sanitari - inclusa l’assistenza psicologica - e l’impegno nell’assicurare la sicurezza del posto di lavoro ai dipendenti preoccupati per i licenziamenti. In considerazione delle nostre notevoli partecipazioni azionarie, abbiamo buone possibilità di accedere al management delle società. Ad esempio, la questione dell’accesso finanziario è un servizio importante per gli stakeholder, soprattutto nei mercati emergenti. Sosteniamo le società attive nel settore di pagamenti, che consentono ai privati, alcuni dei quali potrebbero non avere conti di risparmio o carte di credito ma hanno cellulari, di effettuare acquisti tramite le loro reti elettroniche. Un modello di questo tipo consente di entrare nel sistema finanziario a nuove persone, soprattutto le donne, il cui accesso ai servizi è più limitato, e ha offerto un altro canale per uscire dalla povertà. Considerandolo come stakeholder globali, lo riteniamo molto importante per gli investimenti. Inoltre, se consideriamo e valutiamo la sostenibilità e gli investimenti per settore, per le nostre società tecnologiche sono importanti la sicurezza dei dati e la privacy dei clienti. L’efficienza energetica è fondamentale per le nostre società industriali. La sicurezza dei prodotti alimentari è cruciale per i produttori e le società attive nella ristorazione, e le retribuzioni orarie nonché le opportunità di avanzamento professionale sono elementi importanti da determinare per le attività che fanno forte affidamento sui dipendenti. In quanto gestori patrimoniali globali attenti all’investimento sostenibile o ai fattori ESG, tra cui ad esempio le emissioni allo zero netto di carbonio, dobbiamo considerare le implicazioni per l’investimento. Quanto è realistica la possibilità di arrivare allo zero netto, e come possiamo arrivarci? Che cosa significa per la crescita del PIL e la redditività delle società? Sono alcuni dei grandi interrogativi che si presentano per primi. L’unico modo in cui possiamo realizzare i nostri obiettivi di sostenibilità è consentendo un maggiore intervento e un maggiore stimolo da parte dei governi. Ciò richiederà un impegno e un lavoro di squadra di tutti gli stakeholder: società, governi e cittadini. La buona notizia è che tra le società sta iniziando un cambiamento culturale. Soprattutto in Europa, ma anche nell’America settentrionale si stanno incamminando in questa direzione. Anni fa, era molto difficile convincere le società a pensare alla sostenibilità, a meno che non le obbligasse il governo. In generale ritenevano che fosse una questione adatta per le organizzazioni non-profit, ma non per il settore privato, che era concentrato principalmente sui rendimenti per gli azionisti. Più recentemente, anche negli ultimi tre anni e con un’accelerazione durante la pandemia, abbiamo visto le società diventare molto più proattive, e assumere effettivamente l’iniziativa da sole. Diamo credito anche agli investitori, ossia la cittadinanza, per il coinvolgimento con le società. Le comunità possono ricordare all’industria che questa ha una licenza per operare, e può fare di più restando comunque redditizia. In ultima analisi, è necessario il coinvolgimento di tutti gli aspetti della società. Non possiamo limitarci a contare sui governi, poiché non vi è un capitale pubblico sufficiente per risolvere tutte le questioni che dobbiamo affrontare in merito alla sostenibilità. In generale gli investitori sono molto più consapevoli delle questioni ESG, ma non sono disposti a rinunciare ai propri rendimenti a favore di una maggiore sostenibilità. La buona notizia è che secondo noi non dovranno sacrificare la performance nel lungo periodo. Vediamo la performance di società che mettono in atto pratiche sostenibili, e riscontriamo che spesso hanno dei vantaggi sulla concorrenza. Possono avere una migliore efficienza energetica, produttività superiore e maggiore diversità che porta a idee migliori. Le società sostenibili possono realizzare risultati altrettanto buoni, se non migliori, delle aziende non conformi alle considerazioni ESG. Il Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) dell’Unione Europea, entrato in vigore il 10 marzo 2021, è una nuova iniziativa intesa a prevenire il “greenwashing” di programmi di investimento. L’SFDR monitorerà e giudicherà le pratiche ESG dei fondi di investimento. Ciò avrà un impatto notevole su come l’Europa investe andando avanti. Chiaramente sottrarrà asset da certe industrie che potrebbero non essere favorevoli alla sostenibilità. Andando avanti, ciò potrebbe avere ramificazioni reali sul costo del capitale per le società. Questo programma regolamentare secondo noi è decisamente interessante, e potrebbe essere replicato in altre parti del mondo.
Quali sono i rischi principali?
I Fondi possono avere titoli di diverse tipologie o essere esposti a differenti settori, circostanze di mercato o paesi. Possono altresì investire in diverse asset class, quali azioni, obbligazioni, quote/unità di fondi di investimento collettivo, strumenti di mercato monetario, e strumenti finanziari derivati. Questi investimenti comportano rischi differenti che possono fare sì che il valore delle azioni nei fondi e qualunque rendimento dei fondi scenda o salga. Gli investitori possono non recuperare l’intera somma investita e non vi è garanzia che un fondo raggiungerà il suo obiettivo. La performance del fondo potrebbe essere influenzata da rischi inclusi fluttuazioni valutarie e dei tassi di cambio, sistemi politici, economici, legali e normativi meno stabili, specialmente nei mercati emergenti, l’affidabilità creditizia di un emittente, la capacità di vendere le posizioni di un fondo o dove una piccola variazione nel valore dell’asset sottostante può avere un impatto maggiore sul valore di uno strumento finanziario derivato. I Fondi possono anche essere esposti a rischi operativi. Prima di effettuare qualsiasi investimento, Vi invitiamo a leggere la sezione del prospetto relativa al rischio e, dove disponibile, il Documento Informativo Chiave per gli Investitori. Tutti questi documenti sono disponibili sul nostro sito web www.FTIdocuments.com.
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