Quattro ragioni per investire nei mercati emergenti

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Alex Smith, foto ceduta (abrdn)

CONTRIBUTO a cura di Alex Smith, Equity Investment specialist di abrdn. Contenuto sponsorizzato.

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L'invasione della Russia da parte dell'Ucraina ha intensificato le pressioni inflazionistiche, compromettendo le prospettive del quadro economico globale. Le conseguenze dello shock prodotto dalla guerra sulle forniture di materie prime si faranno sentire sulla domanda globale e sui margini aziendali. Tuttavia, per le azioni dei mercati emergenti la situazione complessiva non è necessariamente negativa. Al contrario, abbiamo individuato quattro fattori chiave che nei mesi a venire potrebbero sostenere la performance di questa asset class.

Il ciclo dei tassi d'interesse

A causa del balzo registrato dai prezzi del petrolio e di altre materie prime per effetto della guerra in Ucraina, l'inflazione, che era già elevata, ha registrato una forte impennata e per tale motivo la Federal Reserve è ora più decisa che mai a frenare la corsa dei prezzi. Infatti, ha già attuato la prima delle sette strette monetarie attese nel 2022. Se in passato queste condizioni si sono spesso rivelate sfavorevoli ai mercati emergenti, oggi le banche di diversi paesi emergenti hanno adottato un orientamento proattivo e hanno messo in atto un rialzo dei tassi ben prima della Fed. Di conseguenza, anche se con ogni probabilità la guerra in Ucraina allontana possibili allentamenti futuri (a causa dell'accelerazione dell'inflazione), per molti di questi mercati l'esigenza di tenere il passo con la Fed dovrebbe essere minore. Inoltre gran parte di queste economie si trova in condizioni decisamente migliori per far fronte alle strette monetarie USA, grazie alla maggiore solidità delle proprie bilance con l'estero.

Sostegno monetario anticiclico in Cina

Al momento le prospettive di crescita interna della Cina soffrono la perdurante crisi del settore immobiliare e la rigida politica zero-covid, che con stringenti lockdown sta provocando danni economici in tutte le più grandi città, come Shanghai e Shenzhen. Ciò nonostante, poiché a differenza della maggior parte delle altre regioni l'inflazione si attesta all'1% circa, Pechino ha ampio margine di manovra per fornire sostegno all'economia con misure monetarie e fiscali. Difatti, da dicembre dell'anno scorso la banca centrale cinese ha già tagliato due volte il tasso sui prestiti a un anno. Riteniamo quindi che le azioni cinesi, che rappresentano quasi il 32% dell'indice MSCI EM, registreranno un andamento molto più solido nel resto dell'anno.

Aumento dei prezzi delle materie prime

La portata e le dimensioni dello shock causato dai prezzi delle materie prime e dall'inflazione è chiaramente negativo per l'economia globale nel suo complesso. Va tuttavia sottolineato che rappresenta un trasferimento di ricchezza dai paesi consumatori a quelli produttori: nel dettaglio l'aumento dei prezzi delle materie prime tende a favorire molte economie dell'America Latina, ma ha un impatto negativo sulla maggior parte dei paesi asiatici, che sono per lo più consumatori. Per gli investitori attivi questi diversi impatti possono costituire interessanti occasioni di sovraperformance rispetto agli indici, così come anche la crescente domanda di energia pulita, un'area in cui molte aziende dei mercati emergenti hanno già posizioni dominanti.

Valutazioni

Oggi le azioni emergenti sono nettamente più convenienti di quelle della maggior parte degli altri mercati azionari globali. Uno degli elementi che più hanno influito sul ribasso delle azioni dei paesi emergenti nell'ultimo anno è stata la marcata debolezza delle azioni cinesi causata, tra l’altro dal timore di una loro esclusione dai listini USA. Tuttavia, pur restando fondamentale un’accurata selezione dei titoli, il contesto di stimolo proattivo delle autorità cinesi, la prospettiva di minori interventi da parte degli enti regolamentari e la stabilizzazione del mercato immobiliare ci inducono a ritenere che le azioni cinesi abbiano valide probabilità di riprendere quota, mettendo a segno un rialzo potenzialmente significativo nei prossimi trimestri.

In conclusione, dopo un periodo di netta sottoperformance, oggi le azioni emergenti appaiono convenienti rispetto a quelle della maggior parte degli altri mercati. Riteniamo che il divario di valutazione sia destinato ad assottigliarsi e questa ipotesi è corroborata dal fatto che in molti mercati emergenti il ciclo di inasprimento monetario è già in fase avanzata.

Inoltre, la prospettiva di nuovi stimoli monetari, minori interventi sul fronte regolamentare e la stabilizzazione del mercato immobiliare dell'importantissimo mercato cinese potrebbe favorire una robusta ripresa nel resto dell'anno. Ad ogni modo, nei periodi di volatilità elevata come quello attuale riteniamo consigliabile adottare un approccio selettivo per far fronte ai molteplici rischi che si prospettano all'orizzonte.

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