Opinione a cura di Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS WM Italy.
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Opinione a cura di Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS WM Italy
Molti indicatori economici e finanziari – tra i quali il prezzo del petrolio, l’andamento dei titoli di Stato e prezzi alla produzione in Cina – suggeriscono che le spinte deflattive che hanno caratterizzato gli ultimi anni potrebbero attenuarsi nei prossimi mesi. Occorre dire che, purtroppo, non siamo ancora vicini alla fine del trend deflattivo «secolare», dovuto a fattori demografici e tecnologici non ancora risolti. Inoltre, abbiamo seri dubbi riguardo la disponibilità, in Europa, a mettere in campo maggiori stimoli fiscali che potrebbero attenuare tali tendenze.
Tuttavia, soprattutto grazie al recupero del petrolio nei prossimi mesi, dovremmo vedere un aumento dell’inflazione (fino all’1,5% nell’eurozona e al 2,3% negli Stati Uniti nel 2017). Tale incremento, seppur modesto, potrebbe spingere al rialzo i rendimenti obbligazionari, ancora vicini ai minimi storici. L’impatto sugli indici azionari finora è stato modesto (l’indice MSCI World non si è mosso significativamente negli ultimi tre mesi) ma sotto la superficie sta avvenendo una importante rotazione settoriale.
Alcuni settori che tradizionalmente beneficiano di un aumento dell’inflazione (energetici e materiali da costruzione) hanno sovraperformato quelli meno esposti al ciclo economico (sanità e beni di consumo primario) e quei settori utilizzati come sostituti delle obbligazioni in tempi di bassi rendimenti (utilities, telecom). All’interno della nostra allocazione settoriale, abbiamo quindi deciso di adottare un atteggiamento più positivo sui titoli finanziari. Un rialzo dei tassi americani a dicembre, se accompagnato da una ripresa dell’inflazione e da una curva dei rendimenti più ripida, consentirebbe di migliorare la redditività del settore bancario. Per questo, abbiamo alzato le nostre stime sui titoli finanziari portandoli a sovrappeso sul mercato americano e a livello globale.
Manteniamo una view più cauta riguardo l’eurozona, dove vediamo altri problemi quali la riduzione dei margini, l’assenza di crescita degli impieghi e la capitalizzazione di alcune banche sistemiche. Abbiamo invece ridotto il nostro posizionamento a sottopeso sui titoli industriali: le stime degli analisti già incorporano uno scenario di fondo in miglioramento e le valutazioni sono elevate. Continuiamo a vedere con favore il settore energia che nel 2017 beneficerà della ripresa dei prezzi del petrolio e delle iniziative atte a contenere i costi – a beneficio dei dividendi. Siamo ancora positivi sul settore tecnologico grazie a una buona domanda, solidi flussi di cassa e valutazioni ragionevoli.
A livello geografico, preferiamo gli Stati Uniti all’Europa sulla base di migliori andamenti economici, di un mix settoriale più sbilanciato verso la tecnologia e di un rischio politico che, a nostro avviso, è comunque più contenuto rispetto all’eurozona. Il mercato inglese si è comportato come gli emergenti, beneficiando del crollo della sterlina e del rimbalzo del petrolio; al netto dell’effetto valuta la performance è stata in linea con il resto d’Europa e il rallentamento economico atteso l’anno prossimo ci induce a rimanere neutrali. Siamo sovrappeso sui mercati emergenti (Cina, India, Brasile e Corea del Sud) dove i dati economici e i risultati delle aziende stanno migliorando, dopo anni di rallentamento e deflussi di capitali esteri. Confermiamo inoltre il sottopeso sul mercato svizzero che vediamo su multipli elevati con un andamento delle stime poco entusiasmante.