Se l’Europa si regalasse oggi un nuovo Piano Marshall

Fugnoli
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A cura di Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos Partners SGR.

Sarebbe bello se l’Europa si volesse regalare oggi un nuovo Piano Marshall ed è scoraggiante che i pochi che ne parlano lo facciano sottovoce. C’è in tutti la consapevolezza che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e se il sordo è la Germania è inutile perdere tempo. Macron ci ha provato, ma quello che si vede al momento è solo l’ennesima riedizione della commedia in cui la Francia chiede 100, la Germania concede 10 e alla fine si fa 1 (ricordate il piano Juncker?). Eppure un ripensamento strategico radicale del modello economico europeo andrà pure affrontato (e anche in tempi drammaticamente brevi) se si vuole evitare che le nuvole nere che si vanno formando nei nostri cieli diventino pioggia o tempesta.

E del fatto che queste nuvole ci siano sembra essere consapevole la Bce, se all’ottimismo di facciata fa seguire, in maniera del tutto incoerente, un comportamento monetario sempre più giapponese (con tassi reali ormai proiettati su livelli ancora più negativi di quelli giapponesi fino al prossimo decennio). L’Europa e la Cina, già dieci anni fa, avevano lo stesso problema, quello di avere sistemi economici basati sulle esportazioni. La dirigenza cinese, più intelligente, flessibile e illuminata, ha sempre avuto piena consapevolezza della fragilità di un modello di questo tipo, ha ancora tirato la corda per qualche anno per sistemare le sue cose e poi ha avviato un processo di ribilanciamento dalle esportazioni ai consumi che ha ridotto il suo surplus delle partite correnti a un modesto 1.2 %.

L’Europa, per contro, non si è mai posta il problema. Nell’ordinamento teologico eurotedesco il surplus fiscale e quello delle partite correnti sono la redenzione dal peccato originale ottenuta con il sudore della fronte del lavoro, della parsimonia e della competitività. Essendo bene in sé e non strumento di politica economica, i surplus non possono essere messi in discussione, soprattutto se, a farlo, sono immancabilmente soggetti viziosi che vorrebbero spendere di più. Il risultato è che il surplus corrente europeo, in rapporto al Pil, è il triplo di quello cinese. Il problema è che, a metterlo in discussione adesso è Trump, che vuole imporre nuovi dazi alle auto tedesche e, in generale, ridurre drasticamente, con le buone o con le cattive, il surplus europeo.

L’Europa ha provato a reagire, prima con il disprezzo, che non è servito a niente, e poi studiando dazi da imporre come ritorsione all’America. È un terreno pericoloso perché l’America, Paese importatore, può sopportare l’escalation molto meglio dell’Europa. La guerra commerciale cade oltretutto in un momento politicamente molto delicato. Le forze antisistema stanno raggiungendo una forza elettorale che in certi casi è perfino superiore a quella del comunismo nell’immediato dopoguerra. Il colpo alla crescita che deriverebbe da una caduta dell’export europeo (che ora risente anche delle barriere alzate dalla Cina) rafforzerebbe ulteriormente queste forze.

Che fare allora? Rilanciare i consumi interni?
Si può fare, ma non sarebbe la soluzione ottimale. Meglio allora rilanciare gli investimenti, ovviamente in deficit. Un Piano Marshall che l’Europa regala a se stessa. Riuscirà la Germania a superare i suoi tabù? Probabilmente sì, ma bisognerà purtroppo aspettare che l’acqua le salga alla gola, che la crescita cali e che nuove elezioni eleggano al Bundestag una maggioranza diversa. Nell’attesa le Borse europee continueranno a comportarsi meno bene di quella americana anche se l’euro rimarrà debole. E d’altra parte non dobbiamo augurarci che il dollaro si rafforzi ulteriormente, altrimenti la pressione congiunta del dollaro forte, dei tassi in aumento e degli utili che fra qualche mese cominceranno ad appiattirsi rischierà di mettere in difficoltà anche l’America, il sostegno al quale siamo tutti aggrappati.

Questo contenuto è stato precedentemente pubblicato in forma integrale nella rubrica "Il Rosso e il Nero", settimanale di strategia di Kairos SGR.