Se anche i fondi hanno un’anima

Come da tradizione, i gestori di fondi sono stati classificati secondo il loro stile di investimento, growth o value. Morningstar ha sviluppato da tempo lo Style Box, con l’obiettivo di categorizzare i prodotti raggruppandoli secondo la dimensione e lo stile di gestione. 

Tuttavia, sempre più spesso, ci sono fondi le cui decisioni d’investimento non si inseriscono in questa rigida griglia. La teoria della selezione dei portafogli formulata da Harry Markowitz (premio Nobel per l’Economia) nel suo famoso articolo Portfolio selection, pubblicato sul Journal of Finance nel 1952, dimostrava, da un punto di vista teorico, che l’investitore, agendo in modo razionale, sceglie sempre i portafogli che massimizzano il ritorno sperato, minimizzando il rischio da assumere. Eppure, quello che sfugge a Markowitz è che l’investitore non mantiene costante la sua avversione al rischio. In momenti di euforia o ottimismo assume di solito rischi maggiori ed è più tollerante nell’esporsi, mentre nei momenti di tristezza, pessimismo o paura diventa più conservatore e mostra un maggior livello di avversione al rischio. 

L’effetto dell’umore dell’investitore sui mercati finanziari è stato analizzato da vari punti di vista:

  • Fattore stagionale. In Borsa, si sa, statisticamente settembre è da sempre il peggior mese dell’anno, così i crash dei mercati azionari accadono spesso ad ottobre. Se il lunedì è il peggior giorno della settimana, il venerdì è il migliore (e, in generale, alla vigilia dei festivi di solito la Borsa sale). I modelli stagionali più rilevanti potrebbero essere:
     
  1. In pratica tutti i movimenti al rialzo degli ultimi 100 anni sono avvenuti tra novembre ed aprile. L’effetto Halloween, anche conosciuto con l’espressione “sell in may and go away” è forse il modello più noto e trova spiegazione in questioni fiscali, nelle paghe extra o nelle vacanze estive, quando si chiudono posizioni per stare più sereni e godersi i giorni dedicati al riposo.
     
  2. L’effetto gennaio ci dice che le prime giornate di quotazione nei mercati finanziari segneranno l’evoluzione nel resto dell’anno e che, a causa di fattori psicologici (si rimette a zero il contachilometri) e fiscali (i contributi ai piani pensionistici) gennaio ha, statisticamente, un comportamento migliore.  
     
  • Lo sport. Una partita di calcio è capace di far fermare un intero Paese, Le strade si svuotano. L’euforia o delusione della popolazione, a seconda del risultato, è contagiosa. Vari studi hanno dimostrato la relazione tra lo sport ed i mercati. Per esempio, il ritorno sperato di un indice azionario dopo una partita della nazionale di calcio cambia in base al risultato ottenuto. (Consultare lo studio “Investor behavior, national football teams and its influence over national stock index”)
     
  • Il clima. L’articolo “Good day sunshine: stock returns and the weather”, pubblicato su The Journal of Finance nel 2003, ha dimostrato, attraverso un’analisi sul clima dei principali mercati finanziari di 26 Paesi, dal 1982 al 1997, che le mattine soleggiate influiscono sul rendimento degli indici di Borsa degli stessi Paesi.  
     
  • La luna: Esistono studi, come “Endogenous steroids and financial risk taking on a London trading floor”, che ammettono una correlazione tra i livelli ormonali e il comportamento dei traders nei mercati finanziari: alti livelli di testosterone generano nel manager un maggiore fiducia in sé stesso e lo predispongono ad assumere maggiori rischi. Inoltre, ci sono studi che dimostrano come i livelli ormonali aumentano in relazione  alla luna piena. Se uniamo entrambi questi argomenti, arriviamo ad articoli come “Are Investors Moonstruck? - Lunar Phases and Stock Returns del Journal of Empirical Finance”. Quindi, anche se sembra  tutto molto esoterico, possiamo concludere che la luna ha qualche influenza sui mercati finanziari.

Se l’umore degli investitori influisce sui mercati finanziari, la sfida che ne nasce è come misurarlo e vincolarlo all’evoluzione dei mercati. Grazie allo sviluppo tecnologico e al boom di strumenti di analisi predittive e dei big data, Internet e i social network sono diventati gli indicatori più efficaci, e facilmente accessibili, degli stati d’animo di chi investe.

Ricerche del Management & Business Economics Research Group dell’Università Rey Juan Carlos hanno dimostrato, partendo da un approccio econometrico, che le statistiche sulle ricerche in Google di termini economici o finanziari,  o il sentimento dell’investitore che pubblica stockbuzz.es partendo dai tweets pubblicati sui valori dell’Ibex 35, possono spiegare e prevedere l’evoluzione dei mercati. 

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Qualche pioniere della gestione alternativa ha osato mettere in pratica tutto questo. Tashtego, una società di gestione di hedge funds con sede in Boston, ha creato un fondo che basa le sue decisioni di investimento proprio sull’umore dell’investitore. I suoi investimenti si costruiscono partendo da algoritmi che trattano l’informazione su operazioni o previsioni che i partecipanti nel mercato scambiano liberamente attraverso le loro pagine, i blogs, i tweets o qualsiasi altro social network.

Se molti gestori cominciassero ad utilizzare il sentimento dell’investitore per le loro decisioni di investimento, forse Morningstar dovrebbe decidere di passare dallo Style Box allo Style Cube, aprendo una nuova dimensione all’effetto che  gli stati d’animo hanno sul mercato.