Gli eventi dell’ultimo anno hanno attirato l’attenzione sulla necessità di una transizione energetica. L'opinione di Andrea Mancosu, Investment Capability specialist di Credit Suisse AM. Contenuto sponsorizzato.
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Contributo a cura di Andrea Mancosu, Investment Capability specialist, Credit Suisse Asset Management. Contenuto sponsorizzato.
Gli eventi dell’ultimo anno hanno attirato con forza l’attenzione sulla necessità di una transizione energetica in grado di contenere il prezzo dell’energia e la sua volatilità, assicurare l’indipendenza energetica e contribuire a mitigare il cambiamento climatico.
Se da un lato è vero che la direzione è oramai segnata, dall’altro è fondamentale individuare i driver di crescita lungo i quali questo processo si muoverà, gli investimenti necessari e le opportunità associate. Il primo driver è legato alla domanda di risorse indispensabili al processo di elettrificazione. I costi dei minerali rappresentano già buona parte degli investimenti in tecnologie per l’energia pulita, si va da circa il 20% dei costi delle reti elettriche fino a quasi il 40% per le batterie per veicoli elettrici, e la domanda aumenterà con il processo di transizione energetica. Secondo le previsioni, tra il 2020 e il 20401 la domanda totale di minerali triplicherà, aumentando di 28 volte se si guarda ai soli veicoli elettrici e batterie. Proprio l’aumento dei prezzi di cobalto, litio e nickel è stato alla base dell’aumento dei prezzi delle batterie registrato nel 2022. I potenziali colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento di questi materiali rappresentano una reale minaccia al processo di transizione. La capacità di soddisfare la domanda attesa richiede massicci investimenti in risorse e materie prime.
Il secondo, importante driver di crescita, è l’elettrificazione dell’energia necessaria per azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050. Raggiungere questo obbiettivo presuppone un mix energetico drasticamente diverso da quello attuale. Non solo la quota di energia elettrica potrebbe più che raddoppiare, a discapito dei combustibili fossili, ma netto dovrebbe esser anche il cambiamento nella modalità utilizzata per produrla. Fonti eoliche e solari la fanno ancora una volta da padrone, crescendo di circa 20 volte a discapito, ancora una volta, dei combustibili fossili2.
La transizione alle energie rinnovabili richiede infine una crescita significativa delle infrastrutture di rete, in grado di sostenere la decentralizzazione degli impianti energetici e lo sviluppo di soluzioni intelligenti per la trasmissione, la distribuzione, lo stoccaggio e il consumo di energia. Ancora una volta, le previsioni parlano di investimenti nelle reti distribuzione più che triplicati, dai meno di 300 miliardi di USD nel 2020, fino ai 1000 miliardi di dollari stimati nel 2040.
Una soluzione a supporto della transizione
Attorno a questi tre driver, Credit Suisse Asset Management ha costruito il nuovo CS (Lux) Energy Evolution Fund. Il fondo, costituito da 40-60 nomi tra le società esposte in maniera “pura” al tema mira a supportare il processo di transizione energetica, investendo lungo tutta la catena del valore: dai materiali alla produzione, alle infrastrutture per la distribuzione, lo stoccaggio e il consumo.
Se da un lato ciò pone il portafoglio in posizione ideale per beneficiare appieno di tutti i driver di crescita associati al processo di transizione energetica, dall’altro permette anche di costruire un portafoglio maggiormente diversificato.
Infatti, non solo le aziende impegnate nelle diverse fasi del ciclo produttivo hanno business model tra loro molto diversi, ma sono anche spesso esposte a fattori differenti. Ad esempio, l’esposizione alle utilities impegnate nella produzione di energia eolica o solare– tradizionalmente dalle caratteristiche growth e più sensibili agli aumenti dei tassi di interesse – sarà parzialmente diversificata dalle società maggiormente correlate con le materie prime. Correlazione che, se caratterizzasse tutto il fondo potrebbe esporre a maggiore volatilità ma, essendo associata solo a uno dei suoi sottotemi, permette di diversificare il portafoglio e avere una certa protezione nei contesti di inflazione crescente.
I benefici di tale tipo di costruzione, evidenti nell’anno appena concluso, permettono di conciliare il lungo orizzonte temporale che tradizionalmente caratterizza gli investimenti azionari bottom-up e la capacità di gestire meglio le diverse fasi del ciclo economico.
Fonti e note
1 Include cromo, rame, alluminio, metalli per batterie (litio, nichel, cobalto, manganese e grafite), molibdeno, metalli del gruppo del platino, zinco, terre rare e altri.
2. Fonte: Agenzia internazionale per l’energia (2021), Net Zero by 2025. Le proiezioni sono basate sul fabbisogno di minerali del settore globale dell’energia per azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050
Rischi
Gli investimenti azionari non offrono alcuna protezione del capitale: l’investitore può quindi perdere una parte o la totalità del capitale investito in questo prodotto.
Gli sviluppi geopolitici o le normative in ambito energetico e ambientale (o le loro modifiche) possono incidere molto negativamente sull’universo investibile sottostante e sugli investimenti del portafoglio.
L’esposizione alle società di minori dimensioni potrebbe tradursi in un’elevata volatilità nel breve termine e comportare un rischio di liquidità.
In determinate circostanze, una maggiore concentrazione in settori specifici può indurre uno scostamento significativo della performance rispetto agli indici di mercato più ampi.
L’esposizione ai mercati emergenti e ai prezzi delle materie prime potrebbe far aumentare la volatilità: investire nei mercati emergenti è più rischioso che investire nelle piazze sviluppate, mentre l’investimento in società legate alle materie prime comporta un più alto grado di ciclicità.
La considerazione di fattori ESG e di sostenibilità può incidere negativamente sulla performance azionaria.
La documentazione completa d’offerta, comprendente tutte le informazioni sui rischi, può essere ottenuta gratuitamente facendone richiesta ad un consulente Credit Suisse, a un rappresentante o, eventualmente, tramite Fundsearch (credit-suisse.com/fundsearch).
Pubblicità di natura finanziaria
Fonte: Credit Suisse, se non altrimenti specificato
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