Secondo Federico Viola di State Street, per valutare l’impatto ambientale delle criptovalute bisogna comprendere il rapporto tra moneta virtuale e infrastruttura fisica. Contenuto sponsorizzato.
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CONTRIBUTO a cura di Federico Viola, responsabile Sales and Client Coverage per Italia e MENA di State Street. Contenuto sponsorizzato.
Per valutare l’impatto ambientale delle criptovalute, bisogna innanzitutto comprendere il rapporto esistente tra la moneta virtuale e l'infrastruttura fisica, e gli input operativi che esso richiede. In quanto rappresentazione digitale del valore, le criptovalute utilizzano sistemi che si basano sulla blockchain per memorizzare e trasferire la proprietà in modo sicuro attraverso un processo crittografico basato su calcoli complessi.
L'impatto ambientale della criptovaluta rimane per ora negativo, ma potrebbe essere mitigato
A seconda del design della valuta, i diversi meccanismi di consenso algoritmico possono avere diversi livelli di efficienza energetica. Le criptovalute sono progettate per operare a livello globale su base 24/7/365, ma la velocità delle transazioni può variare a seconda del design della valuta e di altri fattori operativi. Esistono inoltre diverse metodologie per controllare il modo in cui la rete accetta di aggiornare il registro della blockchain. Queste metodologie differiscono per diversi fattori: velocità, scalabilità e Byzantine fault tolerance (BFT), cioè quanto la rete è resistente agli attori malintenzionati e se l'interazione tra i partecipanti si basa o meno su altri meccanismi di fiducia.
Le criptovalute che utilizzano reti permissionless o trustless, come il Bitcoin, hanno adottato la cosiddetta metodologia proof of work (PoW) con i miner anonimi. I miner competono per aggiungere alla rete un insieme di transazioni proposte come nuovo blocco, risolvendo una sfida matematica la cui complessità è regolata in base alla potenza del computer disponibile. Tale modello consuma quantità sempre maggiori di energia, soprattutto se il costo dell'energia è inferiore al profitto dell’attività di mining, che può derivare dalle tasse volontarie pagate ai minatori e da una specifica ricompensa di rete.
Sono state fatte diverse stime sull'impatto del Bitcoin sull'ambiente. Tuttavia, determinare con precisione la quantità di energia consumata dal Bitcoin è difficile. Mentre numerosi aspetti della fornitura di servizi legati alle criptovalute (come lo scambio e il trading) sono stati sempre più inseriti nel perimetro normativo, nella maggior parte dei casi il mining non è regolamentato. I miner possono entrare e uscire da questo mercato, la loro identità non è chiara e nemmeno l'efficienza del loro hardware. Il consumo di energia per i Bitcoin è valutato sulla base di una stima della potenza dei computer nella rete e di una serie di ipotesi sulle modalità di funzionamento dei miner.
Altre criptovalute hanno adottato un algoritmo diverso, generalmente denominato proof of stake (PoS). In questo caso, la rete sceglie un partecipante che effettua l’aggiornamento successivo in base alla durata e alla quantità di criptovaluta posseduta da questo e a un elemento di casualità. Anche se probabilmente meno sicura, questa metodologia è significativamente più efficiente dal punto di vista energetico e offre un maggiore throughput delle transazioni, e quindi efficienza operativa.
Lo stesso settore riconosce che le criptovalute come Bitcoin ed Ethereum hanno un problema ambientale. Una campagna per il passaggio del mining di Bitcoin dal sistema PoW a quello PoS, denominata “Change the Code Not the Climate” stima che tale passaggio potrebbe ridurre la carbon footprint di Bitcoin del 99%. Nel caso di Ethereum, sono in corso da sei anni sforzi per passare da PoW a PoS. In teoria, il passaggio offre la possibilità di ridurre le emissioni di gas serra (GHG) causate da Ethereum di quasi il 100%. In pratica, però, il passaggio è complesso e non è stato ancora completamente realizzato.
Nel settore delle criptovalute sono in corso sforzi per rendere l'attività di mining più sostenibile affidandosi alle energie rinnovabili. Tuttavia, le stime attuali della quota di energia rinnovabile utilizzata per alimentare il mining di Bitcoin variano notevolmente, il che rende difficile stabilirne l'entità. L'industria ha anche istituito il Crypto Climate Accord (CCA) nel 2021, per raggiungere le zero emissioni per i firmatari entro il 2030 e per accelerare l'adozione verso blockchain alimentate al 100% da fonti rinnovabili entro il 2025.
Sebbene non sia certo che Bitcoin ed Ethereum passeranno a PoS, è chiaro che bisogna mitigare l’impatto ambientale delle criptovalute, soprattutto se queste saranno sempre più diffuse.
La criptovaluta potrebbe avere un significativo impatto sociale positivo promuovendo l'inclusione finanziaria
In termini di impatto sociale, le criptovalute possono invece avere un impatto positivo. Le criptovalute possono promuovere l'inclusione finanziaria favorendo l'innovazione nei servizi finanziari, come i micropagamenti peer-to-peer, garantendo potenzialmente l'accessibilità a tutti e riducendo i costi grazie all’automazione dei servizi finanziari su scala. Secondo le stime della Banca Mondiale, oggi nel mondo 1,7 miliardi di persone, ovvero circa un terzo di tutti gli adulti, sono "non bancarizzati" e in alcune economie in via di sviluppo questa percentuale raggiunge il 61%. Senza l'accesso a servizi finanziari a prezzi accessibili come credito, risparmio, assicurazione e pagamenti, questi 1,7 miliardi di persone non sono in grado di partecipare pienamente all'economia e non dispongono di strumenti essenziali per far crescere il reddito e la ricchezza delle famiglie.
Inoltre, le criptovalute possono offrire grandi vantaggi facilitando i trasferimenti transfrontalieri di piccoli valori a basso costo, in quanto non richiedono conversioni di valuta.
Allo stato attuale delle cose, un investitore ESG avrebbe difficoltà a sostenere l'opportunità di investire nelle criptovalute. Gli impatti negativi sull'ambiente e sulla governance sono tali da annullare qualsiasi potenziale vantaggio in termini di aumento dell'inclusione finanziaria. Tuttavia, potrebbe non essere sempre così. Il settore riconosce di avere un problema ambientale e dispone di opzioni per ridurre la propria carbon footprint. Allo stesso tempo, i governi stanno accelerando gli sforzi per fornire quadri normativi e di supervisione che promuovano la fiducia e riducano il rischio nel sistema finanziario. A lungo termine, l'adozione diffusa delle criptovalute dipenderà molto probabilmente dalla capacità di affrontare le considerazioni ESG. Lo sviluppo dell’uso delle valute digitali, comprese le criptovalute, sembra destinato a offrire una strada per ridurre alcuni degli aspetti negativi endogeni nel sistema finanziario.