Uno sguardo agli emergenti europei

Da un punto di vista macroeconomico Il biennio 2012-2013 è stato particolarmente travagliato per l’ Europa centrale. Le difficoltà economiche dei paesi dell’Eurozona hanno decisamente  penalizzato queste economie  ancora troppo dipendenti dalla crescita della domanda occidentale. 

Ad essere specialmente colpita è stata la Repubblica Ceca, paese le cui esportazioni rappresentano circa l’81% del prodotto interno lordo, che ha visto la propria economia contrarsi per due anni consecutivi prima di tornare alla crescita nell’ultimo trimestre del 2013. Il deprezzamento forzato della valuta deciso dalla Banca centrale dovrebbe aiutare il paese ad uscire dalla recessione nei prossimi mesi.  Anche la crescita economica dell’Ungheria ha subito una battuta  d’arresto nel 2012 (-1.65%) con i consumi interni e gli investimenti in contrazione, prima di tornare ad una modesta crescita nel 2013 (+1.05%). Il paese sembra tuttavia  aver  superato il momento difficile e secondo le stime degli economisti  tornerà a crescere di oltre il 2% questAanno sulla scia della riduzione delle misure di austerity e della ritrovata crescita dei prestiti attraverso appositi programmi governativi a favore delle PMI. 

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La Polonia continua ad essere il paese con i fondamentali più solidi dellaarea nonché uno dei pochi a non avere subito una contrazione economica durante la grande crisi finanziaria. L’economia polacca ha si subito un brusco rallentamento durante il 2012-2013  (+2% e +1.6% rispettivamente) ma sembra essersi normalizzata negli ultimi mesi e, nel 2014, dovrebbe riprendere il suo percorso di crescita   guidata  dai  consumi interni, dalle esportazioni e dagli investimenti, questi ultimi favoriti anche dai fondi strutturali dell’Unione Europea. La Russia invece si trova ad affrontare un periodo difficile: dopo la buona crescita del 2012 (+3.4%),  il paese ha decisamente rallentato nel 2013 (+1.3%) e  i tassi di crescita previsti dagli analisti sono molto conservativi (+1% nel 2014 e +2.1% nel 2015) e comunque molto  lontani dalla crescita media ottenuta nella scorsa decade nonostante il prezzo del petrolio si sia mantenuto a livelli elevati. 

La buona  crescita dei consumi interni  (guidata dalla crescita reale dei salari) non è stata infatti sufficiente a compensare il rallentamento degli investimenti, soprattutto quelli verso il settore energetico, di cui il paese ha estremamente bisogno vista l’arretratezza tecnologica dei propri impianti estrattivi. La forte presenza dello Stato nell’economia, un inflazione nell’intorno del 6%  unita all’eccessiva dipendenza del paese dal settore energetico rendono complicato il rilancio della crescita e il possibile isolamento internazionale del paese a seguito della crisi in Ucraina non aiuta di certo la situazione. Ciononostante una politica governativa espansiva e una ripresa degli investimenti potrebbero rappresentate dei driver della ripresa economica. 

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Anche la Turchia ha subito una brusca frenata della crescita nel biennio precedente (+2.2% nel 2012 e 3.9% nel 2013 vs +8.8% nel 2011 ). In questo caso i problemi scaturiscono dal rallentamento dell’erogazione del credito (che negli anni precedenti cresceva  a tassi superiori al 30% annuo) e di conseguenza della domanda interna, dalla frenata degli investimenti e dal clima di incertezza politica. La pesante svalutazione della lira, oltre a rilanciare le esportazione del paese, dovrebbe anche  aiutare a ridurre il deficit della bilancia dei pagamenti attraverso una riduzione delle importazioni mentre un possibile accordo petrolifero con l’Iraq potrebbe aiutare il paese  a ridurre il fabbisogno energetico per il futuro. Tuttavia nel breve periodo gli alti tassi di interesse e l’incertezza politica peseranno sulla crescita economica che gli economisti stimano comunque al +2.3% nel 2014 e +3.8% nel 2015.

Dal punto di vista dei mercati finanziari le performance in Euro delle principali borse non sono state particolarmente esaltanti: complice la forte svalutazione della lira turca e del rublo, il Msci Eastern Europe in Euro ha fatto segnare una perdita di oltre il 20%, trainato al ribasso dal mercato russo (-30,5%), mentre in modo diametralmente opposto si è mosso  il mercato polacco che ha segnato un +29,5%  in euro. Gli andamenti di borsa hanno chiaramente delle ripercussioni sui livelli di valutazione. Ad oggi i multipli di  mercato della Polonia non sono, a nostro avviso, particolarmente convenienti  (quasi 18 volte gli utili trailing) mentre decisamente più accessibili sono le borse turche (10,8) e russe (7). Guardando al futuro e coerentemente al nostro approccio di gestione value contrarian, vediamo quindi  più occasioni di investimento in questi ultimi due paesi anche se le incertezze geo-politiche e i bassi livelli di corporate governance, soprattutto nel caso della Russia, suggeriscono cautela e in un certo qual modo giustificano i bassi livelli di valutazione  a cui queste borse attualmente trattano.

OFFERTA DI FONDI AZIONARI EMERGENTI EUROPEI, REGISTRATA IN ITALIA
Fonte: Morningstar Direct.

Nome del fondo Rendimento  annualizzato a 3 anni Rendimento  annualizzato a 5 anni
Aberdeen Global Eastern European Eq I2 -0,4 8,31
Templeton Eastern Europe I Acc € -8,78 4,29
East Capital Lux Eastern European A EUR -7,92 7,14
T. Rowe Price Emerging Europe Eq I -4,42 10,07
BNY Mellon Co Fd Eastern Europe Div C€ -3,14 8,87
ESPA Stock Europe-Emerging A -6,51 5,05
JB EF Eastern Europe Focus-EUR C -5,98 6,69
Willerequity Russia & Eastern Europe P -9,98 3,16
DWS Osteuropa -5,99 8,14
Invesco Emerging Europe Equity E -4,86 7,71
ING (L) Invest Emerging Europe I Acc -2,23 10,08
Metzler Eastern Europe A -8,98 5,23
SEB Eastern Europe Small Cap C -9,85 8,36
Amundi Fds Eq Emg Europe FE-C    
AXA WF Frm Europe Emerging EC EUR -5,16 7,42
Candriam Eqs L Emerging Europe I € Acc    
PineBridge Emerging Europe Equity Y -5,34 7,26
Schroder ISF Emerg Europe B Acc -0,6 11,01
Aviva Investors Emerging Europe Eq I EUR -0,49 8,85
JPM Eastern Europe Eq C (acc)-EUR -5,03 9,09
Pictet Eastern Europe-R EUR -5,77 8,63
Charlemagne Magna Eastern European C -4,43 10,28
BPER Intl SICAV Equity Eastern Europe -4,74 6,33
BGF Emerging Europe X4RF GBP -5,51  
UBS (Lux) EF Central Europe (EUR) P -5,1 5,49
E.I. Sturdza Strgc Emerging Europe EUR -2,11  
UniEM Osteuropa A -6,2 5,89
Generali IS Centr&East Europ Eqs CX -2,32 7,8
BG Selection Eastern Europe Eqs AX -10,45 0,46
AZ Fd1 Emg Mkt Europe A-AZ Fd Acc -8,99 2,23
NEF EE.ME.A I -4,54 6,7
Natixis Emerging Europe Fd RE/A USD -8,81 4,1
Pioneer Fds Emerg Eur+Med Eq H EUR ND -3,93 8,17
Deka-ConvergenceAktien F (T) -5,99 6,53
Parvest Equity Europe Emerging I -4,05 7,85
Raiffeisen-Osteuropa-Aktien I VT -2,81 19,36

 

L'opinione del fund selector
Giorgio Bensaresponsabile Team fondi Multimanager in Ersel AM

Manteniamo un atteggiamento costruttivo sui paesi emergenti, grazie ai fondamentali solidi e alle valutazioni interessanti rispetto ai mercati sviluppati. Nel corso dei primi mesi del 2014 è stata aumentata l'esposizione alle obbligazioni in hard currency: offrono infatti un rendimento superiore rispetto ai titoli corporate e high yield di emittenti appartenenti ai paesi occidentali, hanno un rating medio elevato e possono contare su ampie riserve di valuta estera. L'atteggiamento è invece più cauto sul debito in valuta locale e le azioni, principalmente a causa di fattori di natura tecnica e considerazioni di tipo geopolitico, a causa della crisi in Ucraina.