Oro, prospettive di quotazione in crescita per il 2018

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Flickr, Creative commons, BullionVault

A fine anno sono aumentati i rischi geopolitici a livello globale. Gli occhi sono puntati sulle decisioni politiche di Donald Trump, tra cui la gestione delle tensioni con la Corea del Nord, il suo riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele e la riforma fiscale negli Stati Uniti. Rimangono ancora aperte altre questioni come la Brexit, le tensioni nel mondo islamico e la crisi politica in Iran. Questi avvenimenti hanno permesso all’oro di recuperare terreno, considerato ancora il bene rifugio per eccellenza a fronte anche di un potenziale aumento della volatilità. Ulteriori e più probabili fattori di supporto al rally dell'oro sono stati il recente calo del dollaro ai minimi in tre mesi e l'appiattimento della curva dei rendimenti.

Nel 2017, l’oro ha toccato il picco più alto in settembre a 1351,20 all’oncia (dati all’8 settembre) per poi scendere a inizio dicembre a 1241,70 all’oncia (dati al 12 dicembre). A fine anno è ricominciato il rally dell'oro che ha chiuso il 2017 con un prezzo di 1309,30 all’oncia, in concomitanza dell’approvazione della riforma fiscale di Trump. Questo perchè secondo il Congressional Budget Office, le politiche di Trump porterebbero ad un aumento del rapporto disavanzo/Pil dal 3,5% nel 2018 al 5,5% nel 2020, con un conseguente aumento di rischio di credito.

“Ultimamente le tensioni geopolitiche e l’andamento incerto delle cripto-valute, a cui si sono aggiunti i tradizionali acquisti in Cina prima del Capodanno Lunare, hanno sostenuto l'oro come bene rifugio. Nel più lungo termine, tuttavia, siamo convinti che l'oro si stabilizzi in una fascia compresa tra i 1.100 e i 1.350 dollari, con un rialzo limitato nei prossimi anni”, spiega Névine Pollini, Senior Commodity Analyst di Union Bancaire Privée. Secondo Degroof Petercam quindi: “pur essendo abbastanza volatile, l'oro mantiene una posizione solida in qualsiasi portafoglio d'investimento ben diversificato”.

Per la nostra analisi dobbiamo prendere in cosiderazione anche il dollaro: “In base alla parità di potere d'acquisto e nonostante il recente deprezzamento, il dollaro rimane sopravvalutato rispetto all'euro in una prospettiva di lungo termine”, secondo Degroof Petercam. “Il deprezzamento del dollaro nel 2017 segna probabilmente l’avvio di un nuovo mercato ‘bear’ per la valuta. E nel 2018 il dollaro debole probabilmente offrirà supporto alle materie prime”, commenta Mark Lacey, gestore di portafoglio, global energy & precious metals di Schroders.

Secondo David Donora, responsabile materie prime di Columbia Threadneedle, “ci aspettiamo che i metalli preziosi vengano sostenuti da un aumento dell'inflazione, tra cui l'oro che sarà oggetto di acquisti crescenti a copertura di eventi che potrebbero causare una correzione dei mercati azionari”.

Fondi con Marchio Funds People

Nella categoria degli azionari settore metalli c’è il BlackRock Global Funds - World Gold Fund con rating Blockbuster. Il fondo investe a livello mondiale il 70% del patrimonio in aziende del settore delle miniere d'oro e con una performance degli ultimi tre anni del 3,39%. Prevalentemente investe in società di media e grande capitalizzazione soprattutto nelle aree geografiche di Canada (52,32%), Regno Unito (16,16%) e Australasia (15,29%).