Il presidente di Fondo Pegaso spiega a FundsPeople le strategie per allargare la platea degli iscritti. Tutti i profili saranno art. 8 entro il 2025 in un ente per cui l’impegno ESG “ha radici lontane”.
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I dati sono più contenuti rispetto ad altri soggetti italiani, tuttavia il caso di Fondo Pegaso è interessante alla luce del continuo intento nel migliorare sia gli investimenti sia l’esercizio del ruolo finanziario e sociale.
Il fondo rivolto ai dipendenti del settore dei servizi di pubblica utilità ha di recente superato la soglia dei 38 mila iscritti con un patrimonio è pari a 1 miliardo 455 milioni (Fonte: Pegaso, al 31 luglio 2024), “puntiamo a superare il tetto dei 40 mila iscritti entro la fine di questa presidenza”, spiega a FundsPeople Luca Pasquadibisceglie, presidente dal 2023, specificando come l’entità si rivolga a una platea con una marcata componente di aziende medie e piccole sul territorio. Da qui la difficoltà a raggiungere tutti i potenziali aderenti: “Il tasso di adesione è del 60% - spiega – ma se si guarda ai grandi gruppi (A2A ad ACEA, IREN, HERA, Acquedotto Pugliese) supera il 70%”.
L’impegno verso una maggiore capillarità nel settore ha portato allo sviluppo di un piano comunicativo non soltanto attraverso i canali online e social. “Abbiamo creato e potenziato una rete di lavoratori ‘esperti’ aderenti al fondo che, nelle diverse aziende, assumono il ruolo di figure di riferimento in termini di chiarimento e raccolta informazioni”. Anche per questo motivo Pasquadibisceglie rileva una dinamica positiva negli ultimi anni. Tuttavia, quello in cui opera il fondo è un settore maturo: “L’età media lavorativa è elevata e il turnover è basso. Questo si riflette anche sul tasso di adesione degli under 35, con un’età media delle nuove adesioni di 37 anni e quella degli aderenti di circa 12 anni in più. È un percorso che non vede risoluzione in breve tempo, ma ci stiamo attrezzando”.
I comparti
Lo scorso 2 maggio, Fondo Pegaso ha rimodulato la propria offerta con “il superamento del concetto di comparto” passando da tre comparti (a cui si somma quello lifecycle) a cinque profili (sei con il lifecycle) “più in linea, secondo noi, con le esigenze della popolazione lavorativa, soprattutto under 40”. I cinque profili variano in base al grado di rischio (determinato dal peso delle componenti obbligazionaria e azionaria) e vanno dal Garantito (95% obbligazionario), al Prudente (85% obbligazionario), Bilanciato (70 obbligazionario e 30 azionario) “che è il nostro core di iscrizioni con circa 23 mila aderenti”. Seguono il Dinamico (50-50) con circa 4 mila iscritti, e il Crescita (30 fixed income e 70 equity) con circa 500 aderenti, “si tratta del profilo di investimento più recente, avviato a maggio, e anche quello rivolto principalmente ai più giovani insieme al Dinamico”.
Profili articolo 8
Tutti i profili, prosegue il presidente, saranno Art. 8 SFDR entro il primo semestre del 2025 (oggi lo sono il Garantito e il Crescita, il Bilanciato dal prossimo gennaio). L’impegno sul fronte ESG ha radici lontane, “abbiamo avviato la nostra riflessione in ambito sostenibile già nel 2014, e portiamo avanti anche un forte attività di engagement con gli emittenti, oltre ad aver definito la nostra politica di impegno in linea con SRD2 (per cui Pegaso si colloca tra i pochi fondi ‘comply’ da febbraio di quest’anno)”. Sempre in tema engagement, Pegaso, insieme a Cometa, è capofila del dialogo sui temi della previdenza avviato dal Forum per la Finanza Sostenibile con lo Stato Italiano, “un progetto che conta oltre 70 investitori”.
Forza propulsiva
Pegaso si è inoltre contraddistinto, negli anni, “come forza propulsiva di nuove idee” concretizzate nei progetti “allargati e condivisi” focalizzati sui mercati privati: Iride nel private equity (con Foncer, Fondenergia, Fondo Gomma Plastica e Previmoda), avviato nel 2020; Zefiro nel private debt (con Fondo Gomma Plastica, Fopen e Previmoda) nato a luglio del 2021; e Vesta sulle infrastrutture (con Foncer, Fondo Gomma Plastica, Fopen e Previmoda). “Come Pegaso, abbiamo un commitment di 40 milioni in Zefiro e di 40 milioni in Vesta, nel 2023 abbiamo collocato altri 40 milioni su Iride (dopo i primi 30 allocati nel 2020) e a fine 2024 incrementeremo, per ora senza cifra definita, Zefiro. Nel complesso, la nostra idea è diventata un vettore finanziario di 150-200 milioni impegnati in ogni iniziativa: cifre che da soli non avremmo certo potuto investire”. Il fondo è adesso al lavoro su un nuovo progetto, che punterà sulle small e mid cap italiane, “ancora una volta non da soli e con il sostegno dell’advisor Prometeia”, conclude Pasquadibisceglie.
Tratto dalla rivista FundsPeople di ottobre n. 88