Tra i vincitori e vinti per il dopo coronavirus la Cina sembra partire avvantaggiata, non soltanto per essere il primo Paese uscito dall’emergenza. Nonostante la brusca frenata nel primo trimestre, con il PIL in caduta del 6,8%, ci sono diversi motivi che fanno ben sperare per l’economia del Dragone, soprattutto nel breve periodo. Dopo lo stop forzato di gran parte delle attività per l’epidemia scoppiata a Wuhan nel mese di gennaio, molti settori iniziano a guadagnare nuovamente terreno. Se l’export sembra il più penalizzato per lo shock della domanda a livello mondiale, i consumi interni, già in crescita prima della crisi, potrebbero essere la carta vincente. Tuttalpiù che su questo fronte Stati Uniti ed Europa, che solo ora incominciano ad entrare nella fase 2, sembrano avere maggiori incertezze.
“Penso che la Cina sarà uno dei vincitori”, afferma Esty Dwek, Head of Global Macro, Investment Solutions di Natixis IM. “I loro mercati hanno fatto meglio. Non hanno avuto bisogno di così tanti stimoli fiscali da parte del Governo centrale, anche se ora ne stanno operando alcuni per stimolare la ripresa più che per limitare i lati negativi. Quindi, immagino che siano in una fase in anticipo rispetto a molti altri Paesi”, dichiara.
Anche secondo Didier Saint-Georges, member of the strategic investment committee di Carmignac Risk Managers, la Cina beneficia di diversi benefici in termini relativi che potrebbero farla uscire dalla crisi. “Dopo la contrazione storica dell'attività a febbraio, l'economia cinese ha iniziato a riprendersi lentamente a marzo. Gli investimenti nelle infrastrutture e nel settore immobiliare sembrano essere in testa. La minore quota di PIL nei servizi rispetto alle economie sviluppate occidentali è un vantaggio in questa particolare crisi”, spiega.
Lo shutdown della provincia dello Hubei, dal cui capoluogo Wuhan è scoppiata la pandemia è durato 78 giorni. La produzione industriale si è gradualmente ripresa dopo circa 1 mese per raggiungere l'80% al giorno 52 e il 90% al giorno 69. “Nonostante il ritardo iniziale nella gestione della crisi del virus, la Cina ha attuato severe misure di contenimento e ne ha visto i frutti. Ciò ha permesso al Paese di raggiungere quasi il 90% per la capacità produttiva e il 60% per la domanda”, evidenzia Haiyan Li-Labbé, analyst and fund manager di Carmignac.
Un tema connesso alla ripresa della produzione industriale è la rilocalizzazione della produzione di molte aziende verso gli Stati Uniti, iniziata già nel 2019. Un processo che la crisi del Covid-19 ha temporaneamente sospeso. “La rilocalizzazione delle catene di approvvigionamento sarà una preoccupazione molto più tardi, ma nel breve termine è probabilmente un bene per i mercati emergenti asiatici che beneficeranno del fatto che la Cina crescerà un po' di più in termini relativi”, spiega Esty Dwek. È d’accordo Didier Saint-Georges che aggiunge: “Dal punto di vista economico, le aziende occidentali non rinunceranno facilmente al beneficio della produzione cinese. Inoltre l'accesso al mercato interno cinese è di per sé anche la principale giustificazione per la produzione locale per molte aziende straniere”.
I settori che guidano la ripresa
Secondo il team di ricerca economica di Goldman Sachs ci sono alcuni aspetti della ripresa in Cina su cui tenere gli occhi puntati.
- La crescita dell’online: Le statistiche ufficiali mostrano che le vendite al dettaglio di beni online sono aumentate dell'11% a marzo, in netto contrasto con il calo del 13% delle vendite offline;
- Sovraperformance dei consumi di fascia alta: Le vendite dei marchi di fascia alta hanno guidato la ripresa a marzo, mentre il mercato di massa è in ritardo;
- Consolidamento dell’industria: la pressione sui flussi di cassa è stata più intensa sulle aziende a leva finanziaria e sulle piccole imprese. Le grandi imprese che non sono legate da vincoli di liquidità dovrebbero essere meglio posizionate;
- (Temporanea) liberazione della domanda repressa: Ci sono stati alcuni segnali di "domanda repressa" di alcuni settori dopo che le politiche di chiusura sono state rimosse (ad es. ristorazione).
Durante il massiccio sell-off degli scorsi mesi l’azionario cinese si sia dimostrato più resiliente di altri listini globali tra cui gli US Stocks. Ma la ripresa non è stata omogenea e alcuni settori hanno guadagnato più di altri. “I settori della New Economy cinese sono stati dinamici e hanno ricevuto un impulso dopo l'epidemia: 5G, Cloud, Data Center, eCommerce, educazione online, consulenza medica online, vaccini. Per questo continuiamo a favorire i nuovi settori economici grazie alle riforme strutturali condotte negli ultimi 10-15 anni e all'accelerazione della spesa per gli investimenti nelle New Infra, disposti dal Governo centrale, che in realtà sono infrastrutture digitali”, conclude Haiyan Li-Abbé.