Pianificazione familiare, cosa cercano i family office nei gestori

Il giorno del fund selector. Foto di Enrico Frascati
Il giorno del fund selector. Foto di Enrico Frascati

Nella pianificazione patrimoniale delle famiglie imprenditoriali, il rapporto tra family office e gestori sta assumendo una configurazione sempre più sofisticata, guidata da esigenze di trasparenza, replicabilità e coerenza metodologica. La selezione non si limita più alla lettura del track record, ma abbraccia un insieme articolato di criteri che valutano qualità dei processi, solidità dei team, significatività dell’alpha e capacità di adattamento a contesti di mercato in rapido mutamento. L’esperienza degli ultimi anni ha infatti evidenziato come performance appariscenti possano essere fuorvianti se non sorrette da processi robusti, mentre approcci più disciplinati risultano spesso più affidabili nel lungo periodo. In questo quadro, la relazione diretta con i portfolio manager diventa un elemento distintivo: consente di interpretare visione, continuità e capacità evolutiva del gestore, aspetti centrali per investitori che cercano affidabilità operativa e decisionale. L’ascesa di soluzioni passive, semi-passive e prodotti altamente personalizzati riflette inoltre la crescente attenzione all’efficienza dei costi e alla costruzione di portafogli realmente aderenti alle esigenze della famiglia. Nei private market, la due diligence approfondita e l’accesso qualificato restano fattori determinanti. In questo bilanciamento tra rigore istituzionale, trasparenza e personalizzazione che si ridefiniscono oggi le aspettative dei family office verso i gestori. Un tema caldo, su cui si sono confrontati cinque ospiti della prima edizione dell’evento “Il giorno del fund selector”, organizzato a Milano da FundsPeople.

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