PIR, l’impatto su domanda e offerta di capitale a Piazza Affari

Piazza Affari
Marco Trovò, Flickr, Creative Commons

Il primo anno dei PIR, secondo i dati di Assogestioni, si è concluso con una raccolta di 10,9 miliardi di euro, contribuendo in modo considerevole allo sviluppo del risparmio gestito in Italia. Lo studio di Intermonte SIM, “I Piani Individuali di Risparmio (PIR): gli effetti su domanda e offerta di capitale nel mercato borsistico italiano” stima una raccolta di 60,1 miliardi di euro entro il 2021, di cui 11,5 miliardi a favore delle small-mid cap quotate.

Lo sviluppo dei PIR ha permesso un aumento della liquidità dell’intero mercato grazie all’impiego di risorse nei fondi PIR-compliant. Bisogna però tenere presente che l’anno scorso l’industria del risparmio gestito è stata avvantaggiata da una crescita direzionale e sincronizzata tra tutti i paesi. Nel caso specifico dell’Italia c’è stato un aumento generalizzato della capitalizzazione di mercato, in particolare sugli indici Star e mid cap con un aumento degli scambi che hanno ridotto il bid-ask spread.

Andamento del valore medio mensile del bid-ask spread. Confronto con titoli del FTSE MIB index. 

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Fonte: "I Piani Individuali di Risparmio (PIR): gli effetti su domanda e offerta di capitale nel mercato borsistico italiano”, Intermonte SIM.

Nel primo anno è stato il mercato secondario a beneficiare quasi del tutto della raccolta PIR, mentre il mercato primario non sembra per ora esserne stato influenzato. Secondo Intermonte SIM “osservando l’aumento del numero di imprese iscritte al programma Elite di Borsa Italiana (437 a fine anno contro le 290 di inizio anno) ed il capitale raccolto ‘sulla fiducia’ dalle SPAC, siamo fiduciosi sul fatto che i frutti si osserveranno nel medio termine. Il credito d’imposta concesso sui costi di quotazione delle PMI è inoltre un buon incentivo a sostegno dei PIR e di un possibile nuovo flusso di titoli che andrà a incrementare l’offerta disponibile”.

Gli strumenti finanziari utilizzati

Secondo i dati della ricerca, i PIR non hanno favorito forme alternative di raccolta di capitale per le imprese come private equity e venture capital, mini-bond, crowdfunding e P2P lending. Questi strumenti rimangono compatibili con i PIR ma sono dei canali che al momento non sono stati ancora sviluppati. Durante il primo anno di vita dei PIR gli strumenti finanziari più utilizzati sono state le azioni. “Per sviluppare il mercato, occorre ingegnerizzare nuovi prodotti e portafogli in grado di investire anche in titoli illiquidi, quali i mini-bond e l’equity di PMI non quotate”.

Flusso di operazioni e di raccolta di capitale nei circuiti di finanza alternativa per le PMi

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Fonte: "I Piani Individuali di Risparmio (PIR): gli effetti su domanda e offerta di capitale nel mercato borsistico italiano”, Intermonte SIM.

A fine anno, i fondi PIR compliant operativi in Italia erano circa settanta con un flusso di sottoscrizioni che ha toccato un massimo nel secondo trimestre. Con l’eccezione di alcuni ETF, quasi tutti i fondi nati sono a gestione attiva (distinti prevalentemente in fondi azionari e fondi bilanciati, quasi equivalenti per numerosità, mentre quelli obbligazionari sono ancora pochi). Oltre a questi, completano il quadro altri circa trenta prodotti assicurativi PIR compliant disponibili sul mercato, offerti da diverse compagnie assicurative (distinti fra polizze unit linked e prodotti assicurativi multi-ramo).

La parola ad Ennio Doris

Affinché le PMI decidano di quotarsi, è necessario che gli istituti di credito spieghino loro quali sono i vantaggi e le opportunità. "Non possiamo pensare che siano gli imprenditori a farlo", dice Ennio Doris, presidente di Banca Mediolanum. "Abbiamo cercato di far passare questo messaggio anche ai nostri concorrenti. Questa cosa sembra contraria allo spirito imprenditoriale, ma in realtà è solo attraverso la sensibilizzazione del mercato che può nascere questa convinzione. Sul mercato succede quello che i protagonisti vogliono che succeda. In Italia ci sono circa 2000 imprese che possono quotarsi, di cui già 200 hanno dimostrato interesse, ma solo venti hanno deciso di farlo (1%). Dobbiamo far passare il messaggio che attraverso la quotazione, gli imprenditori non hanno solo un ritorno in termini di capitalizzazione e di liquidità, ma soprattutto in termini di fortificazione del brand".
"Il mercato sta nascendo adesso"
, conclude Doris.

Risultati del 2017

  • sul listino principale si sono registrate otto IPO in tutto il 2017;
  • sull’AIM Italia c’è stato un timido aumento del numero di nuove quotazioni nel 2017 (23 in totale, di cui 16 nell’ultimo semestre);
  • buon incremento del controvalore collocato in Borsa (soprattutto grazie alle SPAC: ben sette sull’AIM Italia e un sul listino principale negli ultimi dodici mesi, per una raccolta totale di € 1.433 milioni).