A sostenerlo è una ricerca di Prometeia secondo la quale nel prossimo triennio i PIR raccoglieranno tra i 33 e gli 88 miliardi di euro.
È stata presentata alla Camera di Commercio di Milano la ricerca di Prometeia dal titolo “PIR: La finanza alternativa alla ricerca delle PMI”, riguardante gli strumenti di finanza alternativa nati per sostenere il rilancio delle piccole e medie imprese made in Italy e che, a un solo anno dalla nascita, hanno visto confluire 4,5 miliardi di euro nelle imprese italiane non quotate sul FTSE MIB, nonostante la loro conoscenza sia ancora limitata e possa riservare ampi margini di diffusione.
Nel 2017 i PIR hanno rappresentato quasi il 15% dei flussi investiti dalle famiglie. Inoltre, la possibilità di investire più di 30.000 euro l’anno, secondo lo studio, aumenterebbe di circa il 3% l’interesse dei nuclei con patrimonio superiore a 25.000 (a svantaggio dei non interessati), mentre tale aumento potrebbe toccare il 5% per i nuclei oltre i 100.000 euro.
Stando alle stime Prometeia, le imprese della classe di fatturato di 50-500 milioni e con classe di merito medio-alta - target ideale dei PIR - denotano un funding gap potenziale di 33 miliardi di euro. Con investimento minimo del 21%, l’offerta complessiva di PIR investiti su queste imprese potrebbe così raggiungere i 157 miliardi di euro, a fronte di una domanda potenziale dei risparmiatori che potrebbe arrivare fino a 88 miliardi di euro.