E si muove su fondamenta solide anche la selezione dei fondi alternativi avviata dall’ente già nel 2011. In questi anni Enpab, “ha maturato un buon track record nell'analisi di questa tipologia di strumenti”, prevedendo una due diligence “di tipo rafforzato nella misura in cui l’illiquidità di questi prodotti fa sì che l'attenzione dal punto di vista quali-quantitativo debba essere posta ai massimi livelli”, sottolinea il CIO indicando come l’ente si sia dotato di un due diligence questionnaire ad hoc per la componente alternativa e sviluppi le analisi qualitative “anche attraverso la raccolta di informazioni personali dei gestori, curriculum e storia lavorativa, con l’indicazione delle migliori e delle peggiori operazioni maturate nel percorso professionale del gestore o del team di gestione, e quali le attività intraprese per fronte a questi eventi”.
La richiesta, ricorda Pone, è centrale per la selezione, dal momento che “il valore di un team di gestione emerge nei momenti critici”. In tal senso, il 2018 è stato un banco di prova importante, “ma non di meno il 2022 e quello che ci attendiamo nel 2023, soprattutto per la componente alternativa illiquida, a seguito del mutamento di tassi di interesse”. Per approfondire il tema con un livello di analisi ancora maggiore, “nel 2020 definimmo una ‘liquidity room’ nell'ambito della quale facemmo specifiche analisi in merito ai livelli di liquidità sottostante a questa tipologia di prodotti, per definizione illiquidi”. Il processo è stato riproposto anche nel 2022 e nel 2023. “Abbiamo anche sviluppato un sistema di reportistica interna – conclude Pone – in modo da poter valutare i fondi illiquidi tramite metriche personalizzate in funzione di quelle che sono le esigenze di analisi del team”.
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