In questa tavola rotonda abbiamo chiesto a tre fund selector e un asset manager quale ruolo gioca la gestione passiva quando il campo è quello della sostenibilità.
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Nella costruzione di un portafoglio oggi la sostenibilità assume la stessa importanza dei parametri più tradizionali, rendimento e rischio. L’analisi ESG rappresenta una sfida per asset manager e fund selector, tanto complicata quanto sofisticati sono i prodotti di investimento, ma si trasforma in opportunità quando si guarda sul lungo termine. I mattoni che vanno a costruire i portafogli vanno però calibrati in funzione delle richieste degli investitori e questo significa spesso attingere sia alle risorse della gestione attiva che a quelle della gestione passiva, in chiave tattica o strategica.
In questa tavola rotonda abbiamo chiesto a tre fund selector e un asset manager quale ruolo gioca la gestione passiva quando il campo è quello della sostenibilità.
Apre la discussione Ilaria D’Ascenzio, head of Strategy & Specialist, Sustainability Center di BNL BNP Paribas Private Banking & Wealth Management: “Dipende tutto dall'obiettivo di investimento del cliente e di conseguenza dal suo orizzonte temporale. Un buon portafoglio è costruito in maniera corretta quando è adeguato al profilo di rischio e quando si parla di collocamento diretto, l'approccio che preferiamo è quello di utilizzare i fondi a gestione attiva”. Per l'asset allocation più tattica, invece, prosegue l’esperta, “serve maggior tempismo, difficile da ottenere con clienti che non si incontrano spesso nelle gestioni patrimoniali e la gestione passiva è invece un buono strumento. Questo vale anche nel campo della sostenibilità.
L’obiettivo è rendere sempre il cliente più partecipe e più cosciente sul tema, così da riuscire a guidarlo nel tarare i portafogli anche in quest’ottica in una logica di condivisione”.
1/4Nel caso di investitori come Cassa Nazionale Forense, il fund selector è esso stesso il cliente, come spiega Alessandra Festini, che ne è ESG specialist: “Essendo investitori istituzionali, siamo noi il cliente. In generale preferiamo un approccio di gestione attiva ma ritengo che per alcuni temi sia indispensabile utilizzare gli ETF, per esempio quando si vuole entrare per la prima volta in particolari aree geografiche, o in alcuni settori industriali. Oppure, come nel caso della sostenibilità, si possono seguire i temi di investimento che rispecchiano obbiettivi sostenibili come quelli dell’Onu”. Non può però mancare uno screening a monte, prosegue Festini: “Il nostro approccio è di fare due diligence sia sul gestore che sul fondo: questo è più difficile negli ETF. In questo caso ci limitiamo a guardare i rating dell'indice ESG che viene replicato dal prodotto passivo. Nel caso della gestione attiva, il gestore è tenuto, dalla normativa, a fornire tutta una serie di informazioni ESG nonché gli impatti ESG dei propri investimenti riportandoli in un’esaustiva reportistica”.
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Si aggiunge alla discussione anche Francesca Villa, responsabile monitoraggio e asset allocation di Banca Mediolanum, il cui lavoro, quindi, è incentrato sull’analisi dei singoli prodotti a supporto del gestore che dovrà costruire il portafoglio. “Dal mio punto di vista di analista, posso affermare che affiancare la gestione passiva a quella attiva può funzionare. La prima permette di avere accesso ai mercati a basso costo per un portafoglio ampio e diversificato, costo invece elevato in gestione attiva. E sicuramente il costo basso, nelle gestioni patrimoniali, gioca un ruolo fondamentale per il cliente”, specie quando i rendimenti sono bassi come negli ultimi anni. Prosegue la portavoce di Banca Mediolanum: “Il fondo attivo in ogni caso non può mancare, per la dinamicità che può dare ai portafogli, per l’opportunità di intercettare quei trend di lungo periodo. E soprattutto per la componente di engagement che un ETF non riesce ad assicurare”.
3/4Ma tenendo conto di tutti questi aspetti, come si fa oggi innovazione nel campo dell’ESG? Risponde Greta Guerrini, Passive Sales in Dws: “Tra le ultime novità abbiamo sviluppato una linea di prodotti dedicati al tema dei Sustainable Development Goals (SDG)”, i17 obiettivi sottoscritti da 193 Paesi membri dell’ONU che riguardano tutti gli individui del pianeta, da raggiungere entro il 2030. Spiega Guerrini: “Con la collaborazione di MSCI abbiamo deciso di lanciare una gamma di ETF che investono in società che offrono beni e servizi allineati ad uno o più di questi obiettivi. Al momento quotati su Borsa Italiana abbiamo sette prodotti, sei dei quali si focalizzano su un singolo SDG e nello specifico salute e benessere (SDG 3), gestione sostenibile dell’acqua e dei servizi igienici (SDG 6), energia pulita (SDG7), infrastrutture sostenibili (SDG 9), città sostenibili (SDG 11) e infine il tema dell’economia circolare (SDG 12). A differenza degli ETF ESG più tradizionali che generalmente applicano strategie ad ampio spettro, questa famiglia di prodotti segue un approccio di tipo tematico ed è stata ideata per offrire accesso ad ampie tendenze societarie ed economiche e possono rappresentare dei veri e propri megatrend”.
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