La raccolta si ferma a 440 milioni contro i 576 milioni del primo semestre 2021, gli investimenti totali sono pari a 531 milioni (-29%). A pesare sul totale il peggioramento della congiuntura economica.
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La crisi che attraversa i mercati nel 2022 inizia a incrinare le aspettative anche nel campo degli investimenti alternativi. I dati sul mercato del private debt nel I semestre, presentati da AIFI in collaborazione con Deloitte, indicano un andamento “riflessivo” del settore, “presumibilmente influenzato dal peggiorare della congiuntura a causa della guerra in Ucraina accompagnata dalla crisi energetica e dall’orientamento restrittivo delle politiche monetarie seguite dalle principali banche centrali”. La raccolta totale, d’altronde, conferma una riduzione dell’entusiasmo, mettendo in luce una frenata del 24% rispetto allo stesso periodo 2021 (quando si erano raccolti 576 milioni di euro) a 440 milioni di euro. Occorre tuttavia ricordare che i primi sei mesi dello scorso anno avevano registrato il record di sempre, mentre la forbice si riduce se la raccolta 2022 è rapportata agli stessi periodi degli anni precedenti (219 milioni nel 2020 e 178 milioni nel 2019). “I risultati di questo primo semestre risentono delle crisi in corso dovute al perdurare della guerra, all’innalzamento dei costi energetici e dei tassi di interesse” dichiara Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI, “La contrazione della raccolta comporterà una riduzione delle risorse da destinare al supporto delle iniziative di crescita imprenditoriale”.
I dati mostrano come la prima fonte della raccolta siano i fondi di fondi istituzionali e le agenzie governative (42%), seguiti da fondi pensione e casse di previdenza (18%); mentre, lato provenienza geografica, la componente domestica rappresenta il 96% del totale.
Investimenti
Percentuali in discesa anche sul fronte degli investimenti, che vedono un impiego di 531 milioni nei primi sei mesi (-29% rispetto ai 746 milioni del primo semestre del 2021). Scende a 102 il numero di sottoscrizioni (-18%), distribuite su 49 società (-31%).
Aumenta, per contro, l’ammontare medio investito nelle singole operazioni. Se si escludono dall’analisi le operazioni (per società oggetto di investimento) di ammontare superiore ai 100 milioni, non presenti nella prima parte del 2022, i dati relativi all’ammontare risultano in crescita del 13% rispetto al primo semestre 2021 (471 milioni) e dell’84% rispetto allo stesso periodo del 2020 (289 milioni).
I numeri delle operazioni
Per quanto riguarda i soggetti che hanno realizzato le operazioni, il 62% è riconducibile a operatori domestici, mentre il 70% dell’ammontare è investito da operatori internazionali.
Il 51% delle operazioni sono sottoscrizioni di obbligazioni, il 43% finanziamenti e il restante 6% strumenti ibridi. Il 74% delle operazioni ha come obiettivo lo sviluppo delle società, il 21% la realizzazione di operazioni di buy out e il 5% il rifinanziamento del debito. Per quanto riguarda le caratteristiche degli strumenti, la durata media è di sei anni, mentre il tasso d’interesse medio è stato pari al 5,2 per cento.
A livello geografico, la prima regione resta la Lombardia, con il 23% del numero di operazioni, seguita dal Veneto (14%). Con riferimento alle attività delle aziende target, al primo posto con il 18% degli investimenti si colloca il settore dei beni e servizi industriali, seguito dal medicale (16%). A livello di dimensione delle aziende target, coerentemente con la crescita dell’ammontare medio investito, il 42% degli investimenti ha riguardato imprese con meno di 250 addetti (56% nel primo semestre 2021).
Rimborsi
Nel primo semestre del 2022, le società che hanno effettuato rimborsi sono state 84 (134 nello stesso periodo dell’anno precedente, -37%), per un ammontare pari a 101 milioni di euro (-50% rispetto ai 204 della prima parte del 2021). L’81% del numero di rimborsi ha seguito il piano di ammortamento.