Guardando al mercato italiano, gli ultimi dati di AIFI in collaborazione con Deloitte mostrano un trend in continua crescita, tanto che nel secondo semestre del 2022 il numero dei deal registrati ha raggiunto un valore record assoluto, pari a 281. Il private equity “è un investimento di lungo termine e ricorrente, quindi trovare segmenti da evitare è difficile, perché paradossalmente proprio nei momenti in cui un comparto è in difficoltà potrebbero essere rilevate le opportunità migliori”, afferma a tale proposito Lorenzo Giavenni, responsabile Prodotti e Canali Istituzionali, ARCA Fondi SGR. “Un investimento ricorrente ragionato dovrebbe sfruttare funzionalmente i momenti di debolezza di certi settori. Però guardando al mercato attuale, poniamo attenzione sicuramente alle operazioni di leveraged buyout che dipendono molto dalle condizioni finanziarie e dai tassi di interesse. In questo momento qualora l’inflazione dovesse scendere, si avvierebbe una fase di normalizzazione pre quantitative easing”, prosegue Giavenni. A conferma dell’avvio di una fase perlomeno di calo inflattivo, i dati Istat relativi al mese di marzo indicano una flessione dell’indice dei prezzi al consumo a quota +7,7%, in calo dal +9,1% del mese precedente. Quanto ai settori su cui puntare, “vediamo nella tecnologia e nella digitalizzazione opportunità rilevanti a livello globale, così come nell’health care, sia per l’influenza della pandemia negli ultimi anni, sia per il tema dell’invecchiamento della popolazione. Siamo molto attenti anche alle tematiche della sostenibilità e della riconversione energetica, trend molto ampi che possono abbracciare diverse tecnologie e diversi settori”, evidenzia Giavenni, aggiungendo che “guardiamo anche alle infrastrutture, che stanno attraendo molti capitali anche grazie alle politiche fiscali in atto in diversi Paesi. Gli investimenti in infrastrutture, inoltre, possono essere meno interessanti dal punto di vista del rendimento, ma garantiscono stabilità dei flussi e protezione dall’inflazione”.
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