Private equity, in Italia operazioni triplicate in dieci anni. Resta il nodo dimensionale dei fondi

AIFI - Italy 2022, Reforms and transition to growth (FundsPeople)

Misurare la spinta del private equity alla crescita delle imprese italiane. Una sfida che nel 2021 ha visto un incremento importante e che colloca il nostro Paese in una posizione di forte slancio nel contesto europeo. Di investimenti nei mercati private e del contributo che possono dare al suo sviluppo gli attori del sistema si è discusso a Londra in due appuntamenti distinti, il 12 luglio con la presentazione, presso la Italian Chamber Of Commerce and Industry for the UK, dei dati del Private Equity Monitor (PEM) International, osservatorio attivo presso la LIUC Business School, e il giorno successivo con il convegno Italy 2022, Reforms and transition to growth, organizzato da AIFI presso la Church House Westminster. La capitale del Regno Unito ha quindi fatto da sfondo a due giorni di riflessione su un’industria che, come riporta Anna Gervasoni, Chief Executive di AIFI e delegata del rettore all’internazionalizzazione Liuc, su un arco temporale di 10 anni (dal 2012 al 2021) ha visto il triplicarsi delle operazioni. Dai numeri del PEM emerge, infatti, come nel 2021 tutti i mercati europei abbiano registrato un forte incremento nel decennio, ma è in Italia che si è assistito alla crescita maggiore.

Fonte: Source: PEM analysis on Refinitiv Eikon data.

Gervasoni sottolinea come lo scorso anno il patrimonio totale nel settore ammontasse a circa 17 miliardi di euro: soltanto nel 2012 era pari a 3 miliardi. Un forte contributo a questo sviluppo è dato dai player internazionali. Concentrandosi sul mercato complessivo del private equity italiano, AIFI ha analizzato l'attività di investimento nel Paese di tutti i fondi internazionali evidenziando un trend di crescita “in aumento vertiginoso”: l'ammontare investito è passato, infatti, da 1,3 miliardi nel 2012 a 11,1 miliardi nel 2021, mentre il numero delle operazioni è cresciuto passando da 20 a 165, a testimonianza di una crescente attrattività delle aziende italiane.

Tali dati hanno posto le basi per l’approfondimento del seminario del 13 luglio, introdotto dall’ambasciatore italiano in UK, Raffaele Trombetta, che ha visto tra i relatori il presidente di Cassa depositi e prestiti Giovanni Gorno Tempini e il CEO di Borsa Italiana Fabrizio Testa, e che ha creato l’occasione per presentare il mercato italiano al mondo istituzionale e internazionale, con l’obiettivo di stimolare un confronto tra i diversi attori del mercato (quotato e privato) in direzione di un approccio strutturato all’apporto di fondi alle imprese.

Superare la frammentazione

Un approccio che si confronta con quello che Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI, definisce un “periodo di frammentazione”, dove a fronte di una contrazione della crescita dell’economia mondiale, con un corollario composto dall’aumento delle disuguaglianze, un freno al progresso e alla conoscenza, una maggiore ingerenza degli Stati nell’economia e l’impennata dell’inflazione, si conferma la necessità di "avviare una politica di ampliamento dell'offerta e di liberalizzazione dei mercati”, in particolare nel campo dell'energia e nel settore tecnologico. Il nostro Paese ha, nel complesso, "un numero enorme di PMI di alta qualità, innovative e orientate all'esportazione. Per questo motivo, è fondamentale garantire che le aziende italiane ricevano i capitali per crescere e diventare internazionali – afferma Cipolletta –. Il private equity, il venture capital e il private debt possono svolgere un ruolo molto importante a sostegno dell'economia reale, e per questo è necessario che aumenti la sua dimensione al fine di renderci più competitivi nel panorama internazionale".

La questione dimensionale e il richiamo al concetto di frammentazione introdotto da Cipolletta, ritornano nell’intervento di Gorno Tempini, che sottolinea come in Italia si assista a “un ’perdurare delle discrepanze’ tra la forza del settore manifatturiero, industriale, bancario e di un settore dei servizi in crescita, e la dimensione del mercato finanziario, sia quotato sia private”. Questo iato rappresenta e ha rappresentato una forte criticità per l’economia italiana per cui, secondo Gorno Tempini è necessario “velocizzare il cambiamento” attraverso una riforma del framework normativo e istituzionale. “Perché possa funzionare – afferma – il mercato dei capitali ha necessità di migliori condizioni”, pubblic e private market devono procedere in parallelo in quanto “se una delle due parti avanza e l’altra no, entrambe soffrono”.

Un cerchio che si chiude

In tal senso Cassa ha un forte focus nel venture capital e gioca un ruolo strategico nel private equity. Qui rientra la questione della sfida dimensionale in quanto il private equity, oltre a presentare aree che richiedono una maggiore attenzione (e il riferimento va, tra gli altri, ai turnaround fund), ha necessità di fondi di maggiori dimensioni. Tale obiettivo è centrale e si allinea alla spinta al venture capital “abbiamo stimato che alla luce della recente crescita del settore abbiamo tra 50 e il 70 late-stage company che potrebbero pensare alla quotazione”. Un cerchio che si chiude, insomma e si collega a quanto esposto dal CEO di Borsa Italiana Testa, intervenuto in occasione del seminario AIFI con Claudia Parzani, presidente di Borsa Italiana. Testa sottolinea due temi, in particolare, introdotti dal presidente di CDP “la progressione italiana nell’approccio al business del private equity anche attraverso la promozione di una cultura imprenditoriale nei mercati privati”, e “come il private capital può rendere questo possibile”. Secondo il CEO, private equity e venture capital non si pongono in contrapposizione con il lavoro portato avanti dalla Borsa. “Negli ultimi anni – afferma – ho avuto l’opportunità di incontrare molti imprenditori e molti attori del settore del private equity, esplorando diverse opportunità di lavorare insieme. Il fine ultimo è lo sviluppo di uno Stock Exchange efficiente”. Perché ciò avvenga non basta l’azione dei soli fondi, “occorre spingere e sviluppare al contempo le strutture delle compagnie, adottando regole di governance che sono la chiave per renderle più credibili per la platea degli investitori”. Anche questo, tuttavia, non basta “le imprese devono essere capaci di attrarre talenti”. La stessa Borsa Italiana è al lavoro su questo fronte: “Siamo molto focalizzati su due obiettivi – conclude Testa –: migliorare l’efficienza e competitività del mercato e impegnarci a costruire una infrastruttura europea”.