Private equity: nel I semestre, fondi pensione e casse di previdenza guidano la raccolta del mercato italiano

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Davisuko (Unsplash)

Nel primo semestre dell’anno il mercato del private equity e del venture capital italiano ha registrato una raccolta complessiva (sul mercato e captive, cioè proveniente dalla casa madre) pari a 2,83 miliardi di euro, in crescita del 43% rispetto al primo semestre del 2023. Quello registrato dall’analisi di AIFI - Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt, in collaborazione con PwC Italia, e presentato ieri, 16 settembre, è un risultato importante che, certo, è lontano dai numeri del 2022 (anno record per la raccolta nel private equity) ma riporta la lente sui private market e sul ruolo strategico di private equity e venture capital per la crescita delle imprese italiane.

“L’Italia è un Paese di piccole e medie imprese che hanno bisogno di crescere in termini dimensionali e di prepararsi alle due grandi trasformazioni alle porte: la trasformazione digitale e quella energetica. E per fare questo sono necessari capitali”, afferma Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI nel sottolineare con forza l’urgenza di convogliare capitali privati sul tessuto produttivo italiano.

Istituzionali in testa per raccolta

I player che hanno portato avanti la raccolta nei primi sei mesi del 2024 sono 18, contro i 20 dello stesso periodo dello scorso anno. A trainare la raccolta, “in particolare casse di previdenza e fondi pensione, e questo “nonostante numeri ancora ridotti rispetto ad altre realtà europee”. Gli investitori istituzionali, infatti, guidano la raccolta indipendente con 668 milioni di euro, il 24% del totale (nello stesso periodo del 2023 rappresentavano il 10%). Nel confronto con i giornalisti, Cipolletta sottolinea l’importanza del cambio di rotta di queste entità, “nonostante ci sia ancora molto spazio di crescita”. E questo non soltanto rispetto alla capacità di tali attori finanziari, ma anche rispetto al loro ruolo in anni passati (nel 2022 tra assicurazioni e fondi pensione il dato di raccolta arrivava al 41%).  Seguono il settore pubblico e i fondi istituzionali con 411 milioni (il 15% del totale) e i fondi sovrani con 350 milioni (il 13%). A livello geografico, il 66% dei capitali proviene da investitori domestici.

Fonte: AIFI - PwC.

I numeri

A spingere sull’acceleratore nel 2024 alcuni closing di dimensioni significative. Gli investimenti nel periodo in analisi arrivano a 4,46 miliardi, in crescita del 40% rispetto ai 3,2 miliardi del primo semestre del 2023, e in particolare i dati mostrano la presenza di sette large e mega deal (ossia operazioni superiori ai 150 milioni) contro le tre del primo semestre 2023. Da soli i big deal rappresentano quasi la metà dell’ammontare investito (2,09 miliardi) l numero di operazioni si è attestato a 299, in calo del 14% rispetto alla prima parte del 2023 (346 investimenti), distribuito su 227 società.

Nello specifico dei dati relativi al target di investimento il 43% dei capitali raccolti va in operazioni di expansion, mentre il 35% in buyout. Nel primo caso si registra un incremento del 76% rispetto ai primi sei mesi del 2023. “Il dato interessante è la ripresa delle exit che ridà fiato al mercato e il dato sulle expansion che diventa fondamentale a livello di prospettive di mercato”, afferma Anna Gervasoni, rettrice LIUC e direttrice generale di AIFI.

Le operazioni di venture capital sono state 193, diminuite del 17% in termini numerici, ma l’ammontare investito è aumentato del 21% (494 milioni). Cala anche il numero di investimenti in infrastrutture (sette contro i 14 dello scorso anno) ma l’ammontare investito cresce del 146% (649 milioni). Sono state cinque le operazioni di turnaround (una in più rispetto al 2023), per un ammontare pari a 48 milioni (+66%).

Dal punto di vista delle dimensioni delle imprese, prevalgono ancora una volta le aziende con meno di 50 milioni di fatturato, che rappresentano il 79% del numero totale. Mentre la distribuzione settoriale, vede in testa le 93 operazioni nel comparto ICT (31% del totale), seguito dal settore medicale con 51 operazioni (17%) e da quello dei beni e servizi industriali con 49 operazioni (16%).

In termini di distribuzione geografica, il 75% delle 267 operazioni realizzate nel primo semestre in Italia è stato realizzato al Nord (pari a 199 investimenti di cui 120 nella sola Lombardia), il 18% al Centro (49) e il restante 7% al Sud e Isole, che totalizza 19 investimenti. Nel periodo sono stati realizzati 70 disinvestimenti distribuiti su 51 società (+30% rispetto al primo semestre del 2023), per un ammontare pari a 2,36 miliardi (+137% sul 2023).

Il tema dei capitali

Alla luce di questi dati, e del potenziale ancora inespresso del settore, Cipolletta ha richiamato la necessità di un intervento strutturale da parte delle istituzioni. “C'è un'attenzione ma è limitata”, afferma indicando come questo mercato sia percepito come “un’alternativa alla banca o alla Borsa”, piuttosto che come “un elemento di complementarietà che in Italia è importante perché siamo un paese di PMI che necessitano di un investitore accorto e non investitore retail come accade in Borsa". Il riferimento va anche al fondo di fondi che il governo ha in programma “se è limitato alla quotazione delle imprese ci sembra molto riduttivo, perché finisce per concentrare l'attenzione su un segmento piccolo. È importante che abbiamo una dimensione di capitali importati e che non prenda capitali di altri investitori istituzionali, perché finirebbe per cannibalizzare il mercato". Cipolletta richiama poi il recente report di Mario Draghi sulla competitività europea. “Nel report si richiama la necessità di 800 miliardi annui per questa competitività, soldi che non possono arrivare dai fondi pubblici vista la situazione di squilibrio e la grande reticenza di molti Paesi a emettere titoli europei per cui occorre andare verso i capitali privati”, conclude Cipolletta.