Prospettive di selezione per il debito emergente

Un punto di partenza nell’approccio di selezione a questa asset class può essere fare un distinguo tra gestione attiva e passiva “Nell’asset class del debito emergente tendiamo a utilizzare sempre un gestore attivo”, sottolinea a riguardo  Matteo Belleri, senior portfolio manager di Banca Patrimoni Sella. “I nostri mandati sul comparto - continua - coinvolgono principalmente investimenti in valuta forte e ci siamo concentrati in primis sulla ricerca di alfa all'interno di questo perimetro. Siamo stati selettivi nell’evitare gestori che hanno come driver principale di performance l’essere sempre più aggressivi del benchmark, anche in previsione di un aumento dei tassi di interesse che avrebbe portato volatilità sull’asset class. Ci siamo quindi concentrati sulla selezione di un fondo senza un bias nel beta, ma con un forte focus sulla ricerca di alfa. Oltre a questi elementi principali, tendiamo a privilegiare le strategie total return, per cui consideriamo comparti che possano diversificare tra titoli sovrani locali e corporate e aggiustare l'esposizione alla duration. Per alcuni mandati tendiamo a selezionare anche qualche asset di nicchia e ad esempio, al fine di essere più difensivi, abbiamo selezionato alcune strategie corporate con un bias sulla breve duration, che riducono il rischio tassi e volatilità. Infatti le società dei mercati emergenti, in alcuni casi, hanno effettuato una graduale e consistente riduzione della leva finanziaria negli ultimi anni.

Guardare ai fondamentali è forse il primo dovere di selezione per fund selector e asset manager. “Il nostro processo di selezione del credito per il debito emergente è incentrato sulla qualità dei fondamentali”, commenta Bryan Carter, head of Global Emerging Markets Debt di HSBC Global Asset Management. Quanto alla selezione titoli, “sul versante governativo, dove siamo maggiormente investiti, i nostri analisti si dedicano soprattutto a effettuare previsioni sulla bilancia dei pagamenti su un periodo di 24 mesi. L'identificazione dei punti di inflessione, specialmente su un arco temporale medio ampio, è incredibilmente utile perché permette di identificare in anticipo il punto di svolta in cui sono presenti le maggiori opportunità di sovraperformance. Ci concentriamo sulla sostenibilità del debito stimando anche l’eventuale valore di recupero, perché vi sono sempre Paesi in default. Oggi però riteniamo vi sia un buon numero di Paesi con rating junk con maggiori probabilità di raggiungere l'investment grade rispetto al passato”, prosegue Carter, spiegando che “il numero di Paesi che tendono all’upgrade rispetto al rischio downgrade è aumentato e per la prima volta in oltre un decennio questo rapporto ha superato l'uno, in altre parole più ugrade che downgrade. La qualità fondamentale del credito sta migliorando, in media, nell’asset class. Ci concentriamo quindi sulla qualità dei singoli Paesi e delle società. In generale abbiamo una buona integrazione tra la view sul singolo Paese e le aspettative sulle società”.

L’analisi delle condizioni dei singoli Paesi o aree di riferimento resta fondamentale. “In questo momento storico ritengo che i differenziali di rendimento tra debito dei mercati emergenti e Paesi Core (Usa ed Europa) siano decisamente ridotti se si osservano con attenzione le serie storiche”, afferma Andrea Florio, manager di Zurich Bank. “Il debito dei paesi emergenti - aggiunge - risulta un asset class cara in termini di valutazioni e non da ultimo diventa fondamentale valutare anche la questione valutaria nella scelta dei vari paesi. In uno scenario di questo tipo può dunque essere opportuno utilizzare un fattore di diversificazione geografica per ridurre volatilità e rischio all’interno dei portafogli. Combinare strategie focalizzate su geografie singole, con buone prospettive nel medio-lungo termine a prodotti globali con processi d’investimento robusti e orientati su fondamentali può rappresentare una buona soluzione per migliorare il profilo di rischio rendimento di un portafoglio con esposizione ai paesi emergenti. Questo approccio consente di diversificare la propria posizione in portafoglio e l’esposizione nei mercati emergenti riducendo al contempo l’impatto in termini di volatilità e di rischio. La selezione, dunque, dove necessariamente basarsi su un solido processo d’investimento che determina l’esposizione all’asset class e all’area geografica secondo un rigido approccio basato sui fondamentali.

Uno schema di selezione con compiti e metodi ben definiti appartiene anche al gruppo Intesa Sanpaolo. “Il nostro è un processo di investimento piuttosto formalizzato. C’è un team che si occupa dell'asset allocation, mentre il nostro team si dedica a selezionare i gestori terzi, a cui attingono svariati fund-user, gestori di portafogli composti da fondi terzi o da fondi e titoli”, ricorda Antonio Cannizzaro, portfolio selection manager di Eurizon Capital. “Il nostro compito, come fund selector, è quello di individuare i migliori gestori in grado di generare un alfa consistente nel medio-lungo periodo, con un’attenzione anche ai draw-down. Esaminiamo il processo d'investimento per capire quanto sia formalizzato e ripetibile, quanto sia basato sui fondamentali, quali input qualitativi e quantitativi vi siano. Si tratta di un lavoro piuttosto dettagliato. Cerchiamo di selezionare una sufficiente varietà di strategie, per combinare diversi stili e fonti di alfa. Abbiamo anche dei compiti di portfolio construction: assembliamo dei ‘mattoncini’ in fondi terzi, coerenti in termini di benchmark. Chi si occupa di asset allocation li combina per ottenere il posizionamento desiderato. All’interno di questi mattoncini, occasionalmente adottiamo delle scelte tattiche di asset allocation. In questo momento, per fare un esempio, siamo costruttivi sul dollaro USA e per questo non abbiamo investimenti in valuta locale all’interno dei bond emergenti in hard-currency”, conclude Cannizzaro.

Nel valutare e selezionare l’asset class del debito dei mercati emergenti “adottiamo un approccio top-down, partendo dal nostro scenario macro e dai rendimenti attesi nel contesto considerato, per poi valutare i fattori endogeni legati alle singole aree e alla qualità del credito dei diversi emittenti”, evidenzia Lella Russo di Banca Aletti. “Adottiamo un approccio prudente, concentrandoci sulla qualità e selezionando strategie attive che bilancino adeguatamente anche il rischio valutario. In questo momento selezioniamo solo i Paesi con rating elevato, perché vogliamo evitare rischi di coda. Per quanto riguarda le aree geografiche, privilegiamo in un orizzonte di medio-lungo termine, l'Asia. Non guardiamo solo alla Cina, ma anche a India, Vietnam, Taiwan, Corea. Per noi l'Asia rappresenta un valore in termini di prospettive di crescita, di tendenze demografiche e di andamento dei consumi, oltre che dinamica dell’inflazione. Privilegiamo anche strategie attive che combinano investimenti in valute forti e locali mirate a ottenere i migliori risultati, contenendo la volatilità”, conclude Russo.