Incontrato da FundsPeople presso i suoi uffici a Milano, il team di fund selection ha descritto come si struttura e come si sviluppa il processo di selezione della società.
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Incontrato da FundsPeople presso i suoi uffici a Milano, il team di fund selection ha descritto come si struttura e come si sviluppa il processo di selezione della società.
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Una fund selection finalizzata a strutturare primariamente mandati dedicati o segregati. La definisce “atipica” e “volta all’acquisizione di capability con orizzonte di investimento di medio-lungo periodo per arricchire la nostra piattaforma”, Davide Saccone portfolio manager, head of investment oversight di Quaestio Capital SGR nel descrivere a FundsPeople come si struttura e come si sviluppa il processo di selezione della società. “Ci poniamo l’obiettivo di selezionare la casa di gestione con la strategia ritenuta più adatta per profilo di rischio-rendimento e richiediamo al gestore di replicarla, tramite un mandato, sulla nostra piattaforma multi-asset e multi-manager”. Questo permette di creare un rapporto “diverso” col gestore “non soltanto perché le maggiori size allocate permettono un maggiore di dialogo nella quotidianità”, ma anche perché la definizione di una fund selection finalizzata alla creazione di un mandato, anziché all’acquisto delle quote di un fondo, “permette di strutturare il prodotto su misura, in base alle nostre esigenze”. L’incontro, negli uffici della società che affacciano su Corso Como a Milano, è stato occasione per intavolare un dialogo con tutto il team che, nel dettaglio della sola fund selection, si compone di altri due elementi: Stefano Anesi investment analyst, multi-asset e Domenico Fretti investment analyst, esg e multi-asset.
Il team è a sua volta all’interno della divisione multi asset, precisa Saccone indicando come la squadra abbia “due anime”: una dedicata alla gestione diretta, in cui operano tre portfolio manager, e una di gestione indiretta, tramite la parte di selezione dei fondi (in cui operano appunto i tre professionisti incontrati da FundsPeople). Saccone, presente in entrambi i team, funge da raccordo con la parte di portfolio management. “L’obiettivo è stato quello di costruire un team eterogeneo in termini di background e competenze”, spiega il responsabile indicando, appunto, come Anesi, con un background di financial analyst si dedichi “a guardare i fondamentali, o ad andare in profondità sulle caratteristiche dei fondi e security sottostanti”. Mentre Fretti (“che ha un’anima più quantitativa”) si focalizza “sull’analisi di grosse mole di dati e sviluppo di modelli proprietari” e insieme a Saccone segue la tematica ESG. Questa premessa a livello di composizione di squadra è doverosa per indicare come si articola il processo di selezione, che “guarda a tre dinamiche”, afferma Saccone, indicandole come “capability, track record e stile del gestore; profilo rischio/rendimento coerente alle esigenze della piattaforma multi asset-multi-manager; e tematiche di sostenibilità”.
1/4Nel descrivere le fasi del processo di selezione dei gestori delegati, Anesi specifica come questo derivi “quasi sempre da una necessità del team di gestione”. Mentre diversi sono i motivi che la muovono, uno su tutti l’intenzione di intraprendere nuove scelte di asset allocation. In tal caso, il team “revisiona o crea un universo investibile dei peers con strategie coerenti con le necessità interne della gestione”. Spesso questi ultimi, “sono disponibili ex ante, grazie alla presenza di un database proprietario implementato dal team di Quaestio negli anni e aggiornato periodicamente con i nuovi prodotti disponibili”. “Una volta creato l’universo si procede con uno screening quantitativo (frutto di un modello proprietario che analizza il profilo di rischio, rendimento ed efficienza oltre alle distribuzioni dei rendimenti nei momenti centrali e nelle code), da cui emerge una short list di 10-15 strategie”. Il passaggio successivo prevede l’analisi “di una serie di elementi che riteniamo fondamentali per le nostre scelte: l’analisi fattoriale volta a comprendere i fattori che hanno contribuito alle performance, l’analisi dei rendimenti aggiustati per il rischio ottenuti e la persistenza degli stessi (per valutare se il gestore è stato persisteste nell’ottenimento dei risultati comparandolo con il peer group di riferimento); o l’analisi dettagliata dell’alfa generato”. Al termine di questa prima fase vengono selezionati a quattro o cinque gestori.
2/4Solo a questo punto prende il via la seconda fase, quella qualitativa, che prevede la discussione con l’asset manager sul processo di investimento e modalità di implementazione della strategia. “Alla luce della piattaforma multi-manager, a noi interessa instaurare un dialogo costruttivo con il gestore al fine di portare sulla piattaforma le sue capability. In questa fase desideriamo parlare direttamente con chi gestisce il portafoglio e non con le figure di supporto”. Si dà poi seguito a ulteriori approfondimenti coinvolgendo i rispettivi analisti, il risk management team, per definire le best practice utilizzate dall’asset manager e il tutto si convoglia in una due diligence operativa e regolamentare per fare le ultime verifiche sul soggetto. Da qui si seleziona il gestore caratterizzato “dal trackrecord ritenuto migliore rispetto grado di rischio/rendimento che desideriamo intraprendere per quel tassello della piattaforma”.
È bene precisare, conclude Anesi, che “operando attraverso deleghe di gestione, prima di procedere con la fase di investimento, ci riserviamo di poter concordare delle linee guida specifiche, che danno la possibilità di mitigare eventuali rischi sistematici o idiosincratici”.
3/4A partire dalla definizione delle linee guida si passa a un altro processo nodale, ossia l’integrazione dei processi lato ESG e SRI, monitorati, come detto, principalmente da Fretti e Saccone. A questo proposito proprio Saccone sottolinea come si sia passati, negli anni, “dal guardare metriche di rischio-rendimento” all’analisi “rischio-rendimento ed esternalità positive-negative che la strategia può apportare”.
Un’evoluzione che si incunea nella valutazione e selezione dei gestori, le cui componenti sono state sviluppate nel tempo dai professionisti del team. In tale sede Fretti ricorda la necessità di “sintetizzare molteplici dimensioni in una sola valutazione complessiva”. Se da un lato con l’utilizzo di rating sintetici è possibile veicolare facilmente il profilo del fondo, “il valore aggiunto del fund selector è anche prendere criticamente ciò che ottiene come input dai data provider, confutarlo e uniformarlo con altre tecniche di analisi proprietaria”. Per questo motivo nel settore sostenibilità si fa largo l’idea che “l’accettazione di un rating ESG statico e acritico sia di poco valore: i rating sono variabili – dice Fretti –, le metodologie possono divergere tra i provider, risulta dunque cruciale l’integrazione dello stesso con altre valutazioni”. Oltre alla discrezionalità del fund selector, dunque, ci si appoggia a una serie di tecniche quantitative sviluppate in-house.
L’esperto indica poi i passaggi successivi per andare oltre “al classico rating fornito da terze parti anche grazie ad analisi basate sul bilancio o sul dialogo col gestore della strategia”. Un approfondimento, in questa sede, va alla capacità di individuare gli ESG “come uno strumento tra gli strumenti, non un fine ma un mezzo che deve supportare le scelte del gestore di portafoglio. Se prima si guardava all’ESG come un discrimine – conclude – oggi è un fattore di rischio che impatta tutte le società”.
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