Quant’è importante il market timing?

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Guanajuato México, Flickr, Creative Commons

Quanto costa agli investitori temporeggiare nei propri investimenti? A questa domanda risponde Morningstar, che attraverso la sua analisi “Mind the Gap 2017”, uno studio a livello globale sull’investor return, analizza la permanenza media di un investitore in un fondo e l’impatto che il suo comportamento può avere sui rendimenti finali. La società di analisi identifica nell’investor return il rendimento ponderato in dollari di un fondo, includendo gli effetti delle entrate e uscite di cassa a seguito degli acquisti e delle vendite e gli incrementi di patrimonio del fondo stesso, ovvero il divario tra il ritorno totale del fondo e l’effettivo rendimento percepito dall’investitore, che riflette il modo in cui gli investitori gestiscono i tempi di entrata e uscita da un investimento. Morningstar tiene anche in considerazione quattro fattori, e l’impatto di questi sull’investor return, ovvero costi, rischio, standard deviation e mandato di gestione. Questo gap diminuisce quando le commissioni salgono, in molti casi più della differenza di costo.

L’universo preso in considerazione per la stilazione del report è quello dei fondi comuni aperti di Australia, Canada, Corea del Sud, Hong Kong, Lussemburgo, Regno Unito, Singapore, Stati Uniti e Taiwan, calcolando la media dei rendimenti totali dei fondi e la media dell’investor return. Negli ultimi cinque anni, dal 2011 al 31 dicembre 2016, il gap tra rendimenti totali e investor return è negativo del -0,6% in Europa, dove a fare peggio è stato Singapore col -1,40% per anno. Al contrario, gli investitori australiani in fondi pensionistici (superannuation) hanno beneficiato di un gap dello 0,53% annuo, il miglior dato ottenuto nello studio.

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Negli Stati Uniti, il gap complessivo a 10 anni è diminuito da 55, alla fine del 2015, a 37 basis point alla fine del 2016, indicatore del fatto che gli investitori statunitensi abbiano diminuito i loro investimenti in fondi in termini di market-timing. A livello di asset class invece, i fondi con miglior gap sono stati i superannuation in Australia, con lo 0,53%, gli obbligazionari in Sud Africa (0,47%) e i bilanciati statunitensi (0,05%); questo perché gli strumenti di investimento offerti in questi Paesi dispongono di un contributo automatico o opzioni di pagamento che tengono traccia degli investitori e prevengono i loro peggiori movimenti sul mercato. Contrariamente agli USA, nel Regno Unito gli investitori in fondi azionari diversificati hanno in media ottenuto migliori risultati rispetto a quelli che hanno preferito gli strumenti bilanciati, con un gap rispettivamente pari a -0,27% e -0,55%.

I costanti investimenti nei piani di risparmio e l’automatico ribilanciamento sono stati fondamentali per generare investor return positivi in Australia, Corea del Sud e Stati Uniti”, ha detto Russel Kinnel, presidente del Morningstar North America ratings committee ed editor di Morningstar FundInvestor. “Mentre i piani di risparmio offrono la possibilità di un investimento automatico, gli investitori stanno avendo anche maggiore accesso ai fondi low cost. La nostra ricerca dimostra che i fondi a basso costo hanno realizzato investor return migliori a tutto campo, un trend che sta sorgendo anche in Lussemburgo e negli Usa”, sostiene Kinnel.