Rating ESG: quanto sono determinanti nei processi di investimento?

Eolico Notizia
Kai Gradert, Unsplash

La pandemia da Covid-19 ha accelerato ulteriormente l’interesse per le strategie ESG, con una fetta sempre maggiore di capitali destinati a questo tipo di prodotti. Per valutare i rischi ESG di un portafoglio, gli asset manager si avvalgono delle ricerche e dei rating forniti da provider esterni, che integrano le metodologie di analisi e i processi interni. Inoltre, la ricerca esterna è sempre più utilizzata per attività di compliance ai nuovi obblighi di disclosure, in un contesto in cui lo sviluppo di nuove importanti normative come la SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation) o la Tassonomia europea sta cambiando profondamente il panorama degli investimenti sostenibili. “Negli ultimi anni la ricerca ESG esterna ha assunto un ruolo di primo piano ed è divenuta un bacino essenziale da cui attingere informazioni. Le nuove regolamentazioni europee rendono il contributo di questi provider ancora più centrale. E questo spiega perché recentemente alcuni Paesi hanno espresso un appello nei confronti dell’UE per regolamentare i provider di dati e ricerche ESG”, ha introdotto David Czupryna, head of ESG Development di CANDRIAM.

Integrazione nel processo di un investitore istituzionale

Matthias Seewald, CIO di Allianz France, rappresenta un asset owner che impiega i rating ESG per implementare asset allocation tattiche e strategiche. “Tra i requisiti con cui selezioniamo gli asset manager vi è il modo in cui costruiscono strategie coerenti con l’uso di rating ESG”, ha spiegato. “Usiamo le ricerche esterne nella nostra strategia sulla sostenibilità, confrontando la view dei provider esterni con quella dei nostri asset manager, aprendo delle discussioni sui vari rating, che sono una base eccellente da cui partire per costruire la nostra view”, afferma. “L'assessment dei gestori sulle performance ESG è confrontato con quello fornito dalle fonti esterne. Nel caso ci sia una discrepanza tra le valutazioni, operiamo delle revisioni se necessario. Solo in casi estremi decidiamo di disinvestire immediatamente da un'azienda in base ad un rating ESG, adottiamo, invece, delle forme di engaging diretto con gli asset manager, perché il nostro fine e di avere un impatto positivo”, spiega.

Come nascono i rating

“I rating ESG rappresentano la spina dorsale della nostra ricerca”, ha dichiarato Simon MacMahon Head of ESG Research presso Sustainalytics. “Alla base della piramide ci sono i dati e le informazioni. Ad un livello più alto troviamo gli assessment degli analisti che determinano il significato dei dati, dando un punteggio alle informazioni. Guardiamo ad esempio al numero di Carbon intensity e lo paragoniamo al benchmark relativo al settore. In cima alla gerarchia si trovano i rating, che combinano in un modello fattori multipli di misurazione degli ESG risks”, afferma. “Nel nostro rating teniamo conto di 20 problematiche ESG, come ad esempio climate change, corruzione, sicurezza e privacy dei dati. Il fine è di valutare l’impatto materiale di un fattore ESG sul benessere finanziario di un’azienda”, illustra.

“La specificità dei nostri rating è che sono relativi ai settori industriali. I rischi ESG infatti possono essere molto diversi da un settore all'altro”, commenta Aurélie Ratte Executive Director presso MSCI. “Ad esempio, per un’azienda di software guardiamo allo human capital o alla sicurezza dei dati e alla privacy. Per una società che opera nel settore delle miniere diamo priorità all'impatto ambientale o alle relazioni con le comunità locali”, evidenzia. “La governance, invece, è valutata indipendentemente dal settore, perché crediamo che le buone pratiche di corporate governance supportino la sostenibilità di una società e l'equilibrio tra gli interessi economici e degli stakeholder”, osserva.

Valutazione olistica

Cruciali per entrambi i fornitori di analisi ESG nella formazione dei rating sono i dati alternativi, analizzati da specialisti e PhD, al fine di minimizzare la dipendenza dalle disclosure aziendali. “In media il 50% delle informazioni che compongono un nostro rating arrivano dai dati alternativi”, afferma Aurélie Ratte. “Ci aspettiamo che un rating ESG o un assesment di un provider esterno abbia un punto di vista olistico sull'emittente”, aggiunge Matthias Seewald. “Molto importante è per noi ottenere una view di lungo periodo su quanto un'azienda è intenzionata a fare in materia ESG. A nostro avviso è un aspetto che dovrebbe essere contemplato in ogni rating”, conclude.