Il 2018 passerà alla storia come il primo anno in cui, in Europa, l'offerta di fondi non si è ridotta. Anzi, al contrario, è aumentata.
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Negli ultimi cinque anni, il numero di fondi disponibili alla vendita in Europa è diminuito. Le liquidazioni e le fusioni di prodotti hanno superato il numero dei lanci, e l’offerta si è ridotta. Gli anni in cui abbiamo notato la maggior contrazione sono stati il 2012 e il 2013. In quegli anni l'offerta netta di fondi a disposizione dell'investitore europeo si è ridotta a circa 2.500 fondi, secondo i dati di Lipper. Da allora, l’universo ha continuato a ridursi, ma in modo sempre meno rilevante. Quest'anno sarà il primo, dopo tanto tempo, in cui l’universo dei fondi tornerà a crescere.
"Quello che stiamo vedendo negli ultimi anni è una chiara tendenza al ribasso, sia della riduzione del numero di fondi depositati (che è diminuito in modo significativo) sia di fusioni. D’altro canto, abbiamo visto un crescente numero di nuovi prodotti lanciati sul mercato", fa notare Detlef Glow, head of Analysis EMEA di Lipper in occasione del 17th European Fund Distribution Landscape Seminar di Accelerando Associates (società di consulenza specializzata nel settore dell'asset management). "Ciò porterà ad un aumento dell'offerta netta di fondi nel 2018, il che significa che i gestori stanno sviluppando nuove strategie e che il processo di pulizia delle strategie scarse o doppie è quasi finito”.
La vera domanda è se sia effettivamente troppo presto per completare questo processo, considerando che il mercato vocifera da parecchio tempo che ci sono troppi prodotti di investimento. A sostenere questa tesi sono sia le case di gestione stesse, sia Morningstar: "Attualmente, in Europa sono presenti 4.458 fondi azionari europei e quasi 550 nuove società quotate nel continente. Esiste quindi una significativa overcapacity nel settore. Quando ciò accade, c'è una grande proliferazione di prodotti che porta alla scomparsa di prodotti mediocri", afferma Chris Willcox, CEO di J.P.Morgan AM. La società americana, quindi, ha voluto fare una sorta di pulizia dei fondi, riducendo la gamma del 23% nel primo semestre, passando dall'offerta di 550 fondi nel 2017 ai 423 di fine giugno.
I fatti confermano i dati: secondo uno studio condotto da Morningstar, negli ultimi dieci anni, solo il 16% dei fondi inclusi nella categoria Europe Large Cap Blend Equity è riuscito ad offrire un rendimento netto superiore a quello generato dalla media di un paniere di ETF comparabili. Se facciamo lo stesso esercizio nei cinque anni, solo uno su cinque prodotti è riuscito a battere il corrispondente passivo. Il punto è che, nonostante gli scarsi risultati generati, la maggior parte di questi prodotti continua ad essere commercializzata.
In realtà, ciò non rappresenta un problema per i fondi azionari europei, ma è particolarmente accentuato per quanto riguarda l’azionario americano. "Molti gestori attivi spariranno", afferma Philip Kalus, CEO di Accelerando Associates. “Molte case di gestione continuano a pensare che vendendo più fondi possano attirare più clienti, ma non è così; la chiave è avere prodotti chiari e semplificati che offrano dei buoni risultati”.
"Attualmente, in Europa, la maggior parte degli asset sono in fondi attivi legati a un benchmark. Crediamo che sia il terreno di caccia ideale per le fund house che abbiano una gamma di fondi davvero attivi e che allo stesso tempo offrano anche soluzioni passive. La domanda alle due estremità tenderà a crescere in misura rilevante, mentre i prodotti equity con un basso tracking error, e molto vicini all'indice di riferimento, non potranno che ridursi. Gli ETF non porteranno fine alla gestione attiva. Ci sarà sempre una richiesta di fondi che facciano davvero questo tipo di gestione", afferma l'esperto.