Gli esperti di Deutsche AWM rivendicano la necessità di prestare attenzione alle componenti di ritorno nell'obbligazionario e nell'azionario per la costruzione di un portafoglio multi-asset.
Non è certo un segreto che la cedola pagata sui titoli è stata un'importante fonte di redditività a lungo termine negli ultimi decenni nell'obbligazionario, allo stesso modo del dividendo sui rendimenti azionari. Ora, quanto ha contribuito esattamente? È stato un ritorno superiore o inferiore all'apprezzamento dell'asset nello stesso periodo? Deutsche AWM affronta la tematica nel rapporto "La sfida della redditività", con alcune statistiche e alcuni grafici significativi. Gli autori del report hanno fatto un confronto tra il rendimento lordo annuo medio e il totale dell'indice obbligazionario globale, il Barclays Global Aggregate index, generato dal dicembre del 1989, come si osserva nel grafico allegato. Utilizzano il rendimento sul prezzo dell'indice come un modo per misurare il cambiamento nelle valutazioni dei componenti dell'indice, mentre il rendimento totale misura i cambiamenti nelle valutazioni, insieme all'impatto dei dividendi reinvestiti.
La differenza tra le due misure fornisce un'approssimazione dell'impatto del reddito nel tempo, e permette loro di calcolare quanto segue: se un investitore avesse stanziato 1.000 dollari sui componenti dell'indice analizzato 26 anni fa, nel giugno 2015 avrebbe ottenuto un ritorno di 1,139 dollari solo per l'apprezzamento del titolo. Se si aggiungono le cedole, la cifra sarebbe stata pari a 4.425 dollari. In conclusione il reddito pagato ha contribuito ad un cambiamento del 96% del valore assoluto del portafoglio, nel corso del periodo studiato, rispetto al 4% di apprezzamento del capitale. In termini annualizzati, si potrebbe dire che l'indice sarebbe aumentato ad un ritmo annuale dello 0,51%, rigorosamente in conformità con l'apprezzamento del capitale, mentre il rendimento totale ammonterebbe a un 6% annuo. "In altre parole, il reddito avrebbe contribuito al 91% del rendimento medio annuo totale di Barclays Global Aggregate in quel periodo", spiegano dalla società di gestione.
Detto questo, gli esperti di Deutsche AWM raccomandano di non sottovalutare il ruolo di apprezzamento del capitale applicato alle azioni. Per giustificare la loro tesi hanno condotto un esercizio simile, ma stavolta prendendo in riferimento l'evoluzione del MSCI World Index dal 1969. La conclusione principale è che, chi avesse investito 1.000 dollari in un portafoglio che replica la composizione del MSCI World nel dicembre 1969, avrebbe guadagnato un ritorno delle azioni di 17.356 dollari a giugno 2015. Se si aggiunge il pagamento dei dividendi, allora la somma raggiunge i 46.644 dollari. Nel caso dei titoli azionari, il contributo è più equilibrato: i dividendi avrebbero contribuito per il 62% sui rendimenti ottenuti, mentre l'apprezzamento del capitale avrebbe contribuito per il restante 38%. In termini annualizzati, l'MSCI World avrebbe registrato un rendimento annuo del 6,47% solo per apprezzamento e di un 8,81% con i dividendi.
"Rispetto ai rendimenti obbligazionari, i dividendi rappresentano una parte del ritorno a lungo termine relativamente più piccola, ma importante", concludono degli autori del report alla luce di questi risultati, chiarendo che "tuttavia, l'apprezzamento di capitale ha storicamente svolto un ruolo importante nel rendimento total return delle azioni ". Quale lezione può trarre l'investitore da questi risultati? Secondo la SGR tedesca "un approccio multi-asset per la costruzione di un portafoglio che genera reddito dovrebbe concentrarsi non solo sulla redditività principale, ma anche nel potenziale apprezzamento del capitale e nei paramerti di rischio associati, quali la volatilità e il pieno potenziale di caduta".