Nell'ultima rapporto sulla stabilità finanziaria, gli economisti di via Nazionale scrivono un capitolo ad hoc sull'industria del risparmio gestito e sul comportamento dei fondi durante la pandemia.
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La ripresa è a rischio. Bankitalia non lascia margini di errore. Se nel corso dell’estate, dicono da via Nazionale, l’economia italiana avevo mostrato un ritrovato vigore, con l’arrivo della seconda ondata della pandemia di Covid-19 la stabilità finanziaria del Paese resta appesa a un filo. Una situazione che “incide sulle prospettive di crescita, la cui evoluzione dipenderà dall'efficacia e dalla determinazione degli interventi di politica economica. I progressi nella realizzazione e nella distribuzione su larga scala di un vaccino potrebbero riflettersi favorevolmente sulle prospettive di medio termine”.
Fondi aperti e rischio liquidità
Sul fronte del risparmio gestito, per Bankitalia i rischi di liquidità dei fondi comuni italiani rimangono comunque contenuti. “Negli ultimi mesi non si sono verificate tensioni rilevanti nella gestione della liquidità dei fondi comuni aperti italiani”, si legge nel rapporto. “Il grado di liquidità (7,1 per cento in settembre) resta su valori elevati nel confronto storico. La quota di fondi vulnerabili è aumentata da febbraio, ma rimane ridotta rispetto al patrimonio complessivo del settore (3,8%). È limitata anche l’esposizione al rischio di liquidità derivante dalle variazioni dei margini di garanzia sui contratti derivati. L’indebitamento si mantiene contenuto, nei limiti previsti dalla normativa italiana; le linee di credito disponibili restano ampie”.
Gli economisti dedicano, infatti, un capitolo ad hoc all’industria dell’asset management. Partendo dai dati, e dopo gli ingenti deflussi registrati nel primo trimestre dell’anno, la raccolta netta dei fondi comuni aperti italiani è tornata positiva ad aprile. “Dall’inizio dell’anno si sono registrate sottoscrizioni nette positive in tutti i principali comparti, ad eccezione dei fondi flessibili e hedge”, evidenziano. “Nel secondo trimestre la crescita della raccolta si è riflessa in una ripresa degli investimenti da parte dei fondi aperti italiani, soprattutto nei comparti delle obbligazioni investment grade e delle quote di altri fondi di investimento”.
Indicatori dei fondi comuni aperti italiani. Raccolta netta; dati trimestrali; miliardi di euro
Data | azionari | bilanciati | obbligazionari | monetari | flessibili | hedge | totale |
2020Q1 | -2,1 | 1,2 | -6,0 | 6,0 | -4,8 | -0,2 | -5,8 |
2020Q2 | 3,5 | 0,9 | 0,8 | 5,1 | -0,4 | -0,2 | 9,8 |
2020Q3 | 1,4 | 1,1 | 7,2 | -0,1 | -2,9 | -0,1 | 6,6 |
Fonte: Bankitalia
“Lo scorso maggio l’Esrb ha approvato una raccomandazione sui rischi di liquidità dei fondi comuni di investimento con la quale ha chiesto all’Esma di verificare, in modo coordinato tra le autorità nazionali di vigilanza sui mercati, il livello di preparazione dei gestori a possibili shock avversi”, continua la nota. “A tal fine le autorità hanno condotto una rilevazione presso un campione di fondi che l’Esrb ritiene più esposto a rischi di liquidità. Per quanto concerne i fondi gestiti da società italiane, la rilevazione ha riguardato otto fondi che investono in obbligazioni societarie. I risultati dell’indagine mostrano che tra i fondi italiani che investono in titoli societari lo shock legato all’emergenza sanitaria ha determinato deflussi nel complesso relativamente contenuti, in media inferiori al 2 per cento del valore della quota (net asset value) su base settimanale nel periodo di maggiore volatilità dei mercati. I fondi italiani, rispetto a quelli di altri paesi europei, presentano una minore esposizione in strumenti high yield, prodotti strutturati e debito subordinato. Inoltre non hanno registrato difficoltà nella valutazione degli attivi, nonostante la forte riduzione della liquidità dei titoli in portafoglio”.
È per questo che, come evidenziano da Bankitalia, mentre alcuni fondi europei hanno attivato strumenti di gestione del rischio liquidità (sospensione dei rimborsi, introduzione delle soglie per la dilazione del rimborso e gli swing pricing), nessun gestore italiano ha dovuto ricorrere a tali strumenti.
I fondi monetari e alternativi
Nessun rischio liquidità nemmeno per i fondi monetari, tra i più colpiti dalla crisi pandemica. “I fondi monetari italiani, che rappresentano l’1% del patrimonio complessivo dei fondi”, osserva il report, “investono quasi esclusivamente in titoli di Stato a breve termine e, al contrario di quelli europei, non sono significativamente esposti nei confronti del mercato della carta commerciale, la cui volatilità è aumentata durante la crisi innescata dall’emergenza sanitaria. “In Italia inoltre non sono attivi fondi comuni monetari che, per effetto dei criteri di valorizzazione del portafoglio, mantengono stabile in tempi normali il valore delle quote e sono maggiormente esposti al rischio di forti richieste di rimborso da parte dei sottoscrittori in caso di tensioni sui mercati (fondi constant net asset value o low volatility net asset value)”.
Contenuti, poi, anche i rischi per la stabilità finanziaria derivanti dall’attività dei fondi mobiliari alternativi. Un comparto che rappresenta il 9 per cento del patrimonio complessivo dei fondi italiani. “I potenziali rischi connessi con l’investimento in attività illiquide, caratteristica di questo tipo di fondi, sono attenuati dalle norme che ne impongono la costituzione in forma chiusa”, chiariscono gli economisti di via Nazionale.