Lo scorso 4 dicembre l’European Supervisory Authorities ha firmato un documento che ha l’obiettivo di monitorare le nuove attività finanziarie basate su algoritmo con l’obiettivo, se necessario, di farne presente limiti o rischi.
Termina il prossimo 4 marzo la consultazione a cui è sottoposto il Discussion Paper in materia di processo di automazione sull’attività di consulenza finanziaria. In altre parole, quella che scaturisce dall’utilizzo dei robo-advisor, che è in grande crescita e che cambierà la fisionomia del risparmio di tanti investitori. In altre parole, quelle piattaforme online che operano sulla base di algoritmi di risk management e asset allocation per offrire ai risparmiatori soluzioni di investimento più o meno personalizzate. E dove il robot classifica, almeno sulla carta, il cliente e va a identificare la combinazione rischio-rendimento migliore, a fronte di parcelle inferiori rispetto a quelle dei consulenti tradizionali.
L’Europa si è mobilitata perché “questo tipo di consulenza rischia di essere più vulnerabile, dal momento che le varie piattaforme potrebbero presentare molti limiti ed errori di valutazione che il risparmiatore da solo non è in grado di individuare”. Così lo scorso 4 dicembre l’European Supervisory Authorities (ESA), comitato che riunisce le tre autorità di vigilanza europee EBA, EIOPA e ESMA, ha firmato un Discussion Paper che ha l’obiettivo di monitorare queste nuove attività finanziarie e, eventualmente, prendere le misure necessarie. In questa fase ci sono ancora molti limiti per lo sviluppo del mercato dei robo-advisor, a cominciare dal fatto che molti paesi hanno ancora uno scarso accesso alla tecnologia o scarsa alfabetizzazione, ma la sua penetrazione è in crescita esponenziale.
Sostituire la componente umana forse non è la soluzione ma questi strumenti potrebbero essere d’ausilio sia ai risparmiatori sia all’industria. Si teme, però, secondo le autorità di vigilanza, che si arrivi a una disintermediazione della distribuzione. Per cui il ruolo dei consulenti potrebbe essere messo in crisi nella misura in cui il singolo risparmiatore decida di fare da sé ricorrendo all’utilizzo di una di queste piattaforme. Con le conseguenze che ne potrebbero derivare. O forse i robo-advisor possono essere uno strumento utile per gli stessi consulenti nel momento in cui devono costruire un portafoglio per i loro clienti?