Sebbene in Italia l’industria finanziaria dia l’idea di settore fermo, ancora pre MiFID, in realtà è in atto una profonda trasformazione.
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"L’Italia è un mercato particolare dove in superficie rimane questa idea di settore fermo ancora al periodo pre MiFID e che non vuole cambiare. In realtà, andando a vedere più in profondità le iniziative che stanno portando avanti i player, ci si rende conto che è in atto una trasformazione e che ci si sta preparando per essere all’altezza dei competitor europei”, spiega Giancarlo Sandrin, CFA, presidente CFA Society Italy. “È un cambiamento che vedo più sul lato wealth management”, aggiunge il manager, “dove ci sono delle società che stanno testando nuovi modelli, ma anche sul lato dell’asset management c’è una necessità di rivoluzionare l’industria”.
L’attuale modello presente in Italia è caratterizzato dal fatto che il grosso della raccolta viene fatto da reti captive, e quindi lo sviluppo delle SGR è legato allo sviluppo interno della filiera. “In Italia la struttura è verticale, mentre in altri Paesi le strutture sono più separate, quindi assisteremo sia ad una evoluzione che riguarderà la parte distributiva, sia gli asset manager”. L’esperto in un precedente articolo sottolineava il fatto che, secondo la ricerca di CFA Institute, l’industria potrà subire due trend di cambiamento: uno adattivo, in cui le società esistenti creeranno nuovi business model, si adatteranno alla rivoluzione in atto e limiteranno le opportunità di ingresso ai nuovi entranti. Il secondo modello è un cambio dirompente, nel quale nuove organizzazioni con nuovi business model, potrebbero sbaragliare le organizzazioni esistenti. Quale dei due si affermerà? “Dipende dalla voglia che gli asset manager avranno di innovarsi”, spiega Sandrin. “Il modello adattivo è quello a cui oggi stiamo assistendo. Un potenziale "nuovo" (per il settore) player che porti un modello dirompente non lo abbiamo ancora visto e non sembra, per il momento, essere alle porte. È però vero che i modelli dirompenti di successo sono quelli che riescono a sbaragliare i competitor e lo status quo in tempi molto brevi. A questa potenziale minaccia tutti i player (wealth manager o asset manager, italiani o esteri) dovranno essere pronti a rispondere in tempi brevi, pensando già oggi a modelli di business non convenzionali.”.
Le nuove iniziative
Le SGR si stanno adattando alla richieste di offerta della rete di distribuzione. Per Sandrin stiamo assistendo ad una sempre maggiore personalizzazione dei prodotti, a reportistiche più semplici e complete, più trasparenza sui costi e in ultima analisi alla costruzione di soluzione più personalizzate, tramite il supporto della tecnologia. “Ma affinché il cambiamento sia davvero disruptive, significa che nel settore deve entrare un nuovo competitor che non abbia le caratteristiche tipiche di un operatore finanziario. Per quanto concerne la probabilità di un modello di questo tipo in Italia, tramite start up tecnologiche, penso sia piuttosto difficile. In ambito finanziario le persone hanno ancora bisogno di quella connotazione di fiducia, che un brand finanziario o una banca trasmettono. Il cliente alla fine vede nella struttura bancaria un punto di sicurezza, di solidità, a differenza delle start up che sono sinonimo di innovazione ma al tempo stesso potenzialmente meno stabili.
Le cose cambierebbero se ci fosse qualche player già grosso in altri settori che decidesse di trasformare in parte il proprio business e di muoversi all’interno del settore finanziario”. Secondo Sandrin bisogna continuare nella fase di cambiamento dei modelli sia di distribuzione sia di produzione. “Se poi guardiamo al mercato italiano, dobbiamo chiederci: sono pronti gli asset manager ad affrontare il mercato no captive? E quali modelli vorrebbero portare avanti per andare sulle strutture non captive?” Sono questi sono gli interrogativi forti per il mercato italiano.