L’head of Client Solutions parla delle opportunità della transizione energetica: "L’interesse dei clienti è elevato. Agli asset manager il compito di sensibilizzarli sull’importanza di investire sul tema".
Il cambiamento climatico è senza dubbio la sfida più grande dell’umanità per i prossimi decenni e il tempo per intervenire è agli sgoccioli. La strada da percorrere per la riduzione delle emissioni di carbonio è lunga e piena di insidie, con dei rischi incalcolabili nel caso non si rispettassero le soglie critiche di innalzamento della temperatura sancite dall’accordo di Parigi. E di pari passo con il processo di portata storica di riconversione di interi settori economici e di industrie per limitare la CO2 nell’atmosfera, sono enormi le opportunità per gli investitori, che rispondono con una volontà sempre maggiore di rendersi protagonisti di questa trasformazione in atto attraverso le loro scelte finanziarie. “La necessità di raggiungere un mondo ad emissioni zero è molto sentita dai nostri clienti, che ci richiedono sempre più delle soluzioni per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione dei loro portafogli”, ci spiega Paolo Sarno, head of Client Solutions di Aviva Investors. La società di gestione è particolarmente impegnata sul fronte del climate change. Come del resto lo è la capogruppo Aviva, che per rendere concreto il suo impegno lo scorso marzo ha annunciato il piano di rendersi Net Zero entro il 2040. “Per noi di Aviva Investors, la fetta della nostra offerta legata al climate change è molto importante”, spiega Sarno in un’intervista a FundsPeople durante l’ultimo Salone del Risparmio. “Essendo un SGR legata ad un Gruppo assicurativo, abbiamo piena contezza dei possibili eventi catastrofici del surriscaldamento globale e delle ripercussioni anche dal punto di vista finanziario che ne deriverebbero”.
OFFERTA SUL CLIMATE CHANGE
“La nostra offerta sulla sostenibilità, con prodotti che abbracciano le diverse asset class, si basa su tre pilastri di cui il primo è incentrato proprio sul climate change e sulla componente ‘E’ ambientale degli ESG”, illustra Sarno. A livello di costruzione di portafogli e di selezione bottom up delle società, il focus del gestore è rivolto sulle aziende in transizione, impegnate nella ridefinizione dei propri modelli di business in chiave sostenibile. “Non basta applicare dei filtri di esclusione, perché altrimenti si finirebbe per investire soltanto nelle sole società che forniscono soluzioni. Preferiamo investire in realtà in transizione, che non si configurano già come best in class, portandole a migliorare”, spiega Sarno.
LA RISPOSTA DEI CLIENTI
La risposta della clientela è ottima e il comparto ESG è in crescita. Ma il ruolo degli asset manager di sensibilizzazione sul tema degli investitori gioca un ruolo cruciale. “I flussi dell'ultimo anno e nell'ultimo semestre sono in crescita, in particolare sulle strategie classificate come articolo 8 e 9 dalla SFDR”, avverte Sarno. “C'è molto interesse da parte dei clienti, ma noi SGR dobbiamo giocare un ruolo di educazione e di divulgazione sul tema anche ricordando, cosa non sempre del tutto chiara, che ESG non significa minori rendimenti. Al contrario crediamo fortemente che nel medio e lungo termine le strategie sostenibili non solo non perdono performance, ma possono aggiungerla”, conclude.