Questo fenomeno al crocevia tra imprenditoria, start up e investimenti sta prendendo sempre più piede nel Belpaese. E le tante PMI impegnate nel passaggio generazionale creano un terreno fertile per la crescita del modello.
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Prendono sempre più quota anche in Italia i search fund. Dopo il successo negli Stati Uniti, questo nuovo fenomeno che si colloca al crocevia tra imprenditoria, start up e investimenti si sta diffondendo rapidamente anche nel Belpaese. Nato tra i banchi della Harvard Business School e di Stanford al principio degli anni ’80, il modello dei “search fund” (o fondo di ricerca) è cresciuto con costanza e in modo esponenziale, adottato dalle scuole di business e da numerosi imprenditori di tutto il mondo. E da qualche anno è esploso anche in Europa, e in Italia.
Che cos’è un search fund?
Un search fund è un percorso imprenditoriale intrapreso da uno o due “searchers” (o ricercatori) che formano un veicolo d'investimento con un piccolo gruppo di investitori. L’obiettivo è di trovare, acquisire e poi guidare un'azienda privata a medio-lungo termine, in genere da cinque a dieci anni.
Il più delle volte i searchers provengono dal mondo della consulenza strategica e aziendale, hanno esperienze imprenditoriali pregresse e un alto grado di formazione alle spalle, tipicamente un master MBA. ll fondo di ricerca gli permette di reperire le risorse finanziarie propedeutiche all’acquisizione di una società, spesso di piccole-medie dimensioni.
Di norma, il ciclo di vita di un search fund si divide in quattro fasi. La prima consiste nella raccolta del capitale per sostenere la ricerca dell’azienda, che in gergo è chiamata “target”. Mentre nella seconda fase si concretizza l’acquisizione, il terzo momento è quello dell’operatività: il searcher diviene a tutti gli effetti il Ceo dell’azienda, prendendone il controllo e accompagnandola in un percorso di crescita. Nel quarto e ultimo passaggio vi è l’uscita dall’investimento, in cui i ricercatori e gli investitori ottengono liquidità e profitto.
Chi vi investe
Per gli investitori, un search fund può fornire rendimenti interessanti in un percorso in due step: un investimento iniziale a sostegno della ricerca della target, a cui fa seguito l’impiego di un capitale più consistente per l'acquisizione della stessa.
Si possono rintracciare alcune principali tipologie di investitori in search fund. La prima sono dei fondi di investimento specifici che investono in modo seriale in iniziative di questo tipo. Fanno parte dell’ecosistema internazionale dei search fund (per l’Italia rientra in questa categoria il veicolo di investimento Search Fund Club). Sono in crescita anche gli investitori privati, spesso High-net-worth individuals che investono serialmente in questo tipo di strumenti. Il più delle volte, si tratta di ex-imprenditori o di searcher di prima generazione, che per il loro background hanno la flessibilità necessaria per sposare questi progetti.
I numeri
Secondo uno studio sui search fund realizzato dalla Stanford Graduate School of Business, nel 2020 e 2021 negli Usa e in Canada sono stati lanciati 124 search fund ed effettuate 66 acquisizioni. Il prezzo mediano di acquisto delle aziende si è attestato a 16,5 milioni di dollari. Software, servizi tecnologici e servizi generali alle imprese sono stati i settori più gettonati per le acquisizioni. Nel periodo complessivo dal 1986 al 2021 è stato investito un capitale totale di 2,3 miliardi di dollari, generando circa 9,8 miliardi di dollari per gli investitori e 2,4 miliardi per gli imprenditori. Infine, gli investimenti censiti dalla ricerca attestano rendimenti lordi aggregati con un tasso interno di rendimento (IRR) del 35,3% e un ritorno sull'investimento (ROI) di 5,2X.
Al di fuori del Nord America l’attività dei search fund è monitorata dalla IESE Business School dell'Università di Navarra. Secondo i dati del loro studio, l'attività dei search fund al di fuori di Stati Uniti e Canada è aumentata in modo significativo negli ultimi anni, registrando un picco di 44 nuovi fondi di ricerca nati nel 2021, che hanno portato a 23 nuove acquisizioni. A livello Europeo la Spagna è pioniera di questo tipo di strutture di investimento, con un totale di ben 42 fondi di ricerca censiti dalla nascita della ricerca alla fine 2021. Seguono il Regno Unito con 24, la Germania e la Francia con 13 e l’Italia con sei.
Dati più aggiornati sul mercato italiano evidenziano che in Italia nel 2022 sono nati quattro search fund, mentre quest’anno ne sono stati lanciati tre e altri due sono in partenza entro fine anno.
Perché l’Italia
La peculiarità del tessuto industriale italiano, formato da un mosaico di piccole e medie imprese, spesso floride seppur poco conosciute o impegnate in difficili processi di passaggio generazionale, crea un terreno fertile per la crescita di questo tipo di iniziative. “In Italia ci sono tante aziende che si affacciano al ricambio generazionale. Le PMI nel nostro Paese sono tra le 150 e le 200 mila, di cui il 70% sono a conduzione familiare, e un terzo dei loro titolari ha un’età maggiore di 70 anni. Questi numeri ci fanno capire l’ampiezza del bacino a cui si possono rivolgere i search fund”, spiega Luca Grattarola, fondatore assieme a Claudio Castronuovo del search fund AdAstra Partners.
“Inoltre, c’è molto bisogno di iniezioni di capitale italiano e estero per supportare queste realtà e renderle sempre più competitive a livello europeo”, sottolinea Grattarola.
“Il settore si sta istituzionalizzando e sono nati fondi di investimento in questa asset class per i suoi ricavi storicamente significativi”, aggiunge Claudio Castronuovo. “Una caratteristica chiave dell’investitore nei search fund è la flessibilità per comprendere il progetto e gli orizzonti lunghi dell’investimento. Il searcher ha bisogno di capitale intelligente, investitori in grado di capire la specificità del modello e il suo valore fondante”, conclude.