Secondo Hedge Invest, grazie alla prospettiva di tassi in salita per i prossimi mesi, ci si aspetta un’accelerazione delle operazioni di finanza straordinaria per beneficiare del basso costo del debito.
L’industria degli hedge fund ha superato 2600 miliardi di dollari in gestione, assestandosi sui massimi storici in termini di patrimonio soprattutto grazie al contributo degli investitori istituzionali americani (fondi pensione e fondazioni) che contano per oltre 1/3 della raccolta mondiale del settore (37%). In Europa sono i privati facoltosi a rappresentare la tipologia di investitori più importanti (oltre il 55% delle masse in Europa e il 13% delle masse globali). Patrimoni in crescita anche per gli Ucits alternativi (fondi armonizzati che replicano le strategie più liquide dei fondi hedge in un ambiente armonizzato) con patrimoni che si attestano sui 112 mld di euro con un numero di fondi che si sta stabilizzando.
Si sta verificando una concentrazione delle masse sui fondi di maggiori dimensioni. “In termini di strategie, siamo positivi sui long/short equity per i flussi in entrata sul mercato azionario e la possibilità di generare alpha anche dalla parte corta (ribassista) dei portafogli. Preferiamo i fondi con focus sull’Europa e, in particolare, quelli capaci di cogliere la ripresa domestica (anche nei mercati periferici)”, dichiara Alessandra Manuli, amministratore delegato di Hedge Invest Sgr. E continua: “grazie alla prospettiva di tassi in salita per i prossimi mesi, ci attendiamo un’accelerazione delle operazioni di finanza straordinaria per beneficiare del basso costo del debito e, nel caso delle grandi aziende, per impiegare l'abbondate cash in bilancio. Per questi motivi, abbiamo una visione positiva sulle strategie event driven (gestori specializzati nella selezione di titoli soggetti a operazioni di finanza straordinaria).
Sul mondo del credito, l'outlook è sempre più selettivo: riusciranno a generare valore solo i gestori in grado di generare valore anche dalla parte ribassista del portafoglio, oltre alla particolare nicchia dei gestori americani operativi nel settore del credito strutturato (Cmbs)”. Anche nel comparto dei macro l'approccio deve essere selettivo per privilegiare fondi con stile d’investimento tattico, capaci di operare con successo su tutte le principali asset class. “Siamo molto positivi sull’operato della Bce fino ad oggi e riteniamo che Draghi ci stupirà ancora, anche nei prossimi mesi, con politiche monetarie non ortodosse, qualora si rendesse necessario uno sforzo ulteriore per combattere lo spettro della deflazione in Europa.
Riteniamo che la Bce abbia già il necessario appoggio anche dalla Germania per procedere con un eventuale quantitative easing, anche se crediamo che la preferenza sia oggi per un Ltro “condizionato” da attuare in ottobre/novembre, una volta completata l’”Asset Quality Review”, ovvero l’operazione-trasparenza sulle banche europee”, commenta Filippo Lanza, gestore dell’HI Numen Credit Fund - Long/short credit. “Siamo quindi positivi sugli sviluppi dell’Europa nel breve, in presenza di una Bce fortemente motivata a creare le condizioni per una ripresa del credito e dell’inflazione, in un contesto di forti flussi in entrata dagli investitori internazionali. Per questo motivo siamo positivi sulle opportunità di investimento lunghe e corte offerte soprattutto dal credito del settore bancario europeo mentre ci attendiamo che, con il proseguimento delle svalutazioni competitive delle valute dei principali Paesi sviluppati, i grandi perdenti del 2014 saranno i Paesi Emergenti”.