Sei regole e un consiglio per i risparmiatori (secondo Kairos)

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Le regole sono cambiate (e probabilmente continueranno a farlo), le tecnologie stimolano la fase di trasformazione che vive l’industria dell’asset management e le necessità dei risparmiatori italiani si modificano passo dopo passo. Le opportunità di certo non mancano, se pensiamo che il Paese presenta un’alta propensione al risparmio e che, in un contesto di tassi bassi, gli investitori si rivolgono con sempre più interesse al gestito per ricercare rendimento. Il 2017 si è chiuso con ben 2.086 miliardi di patrimonio, oltre 140 miliardi in più rispetto al dato di fine 2016. E questo nonostante il profilo della clientela italiana sia ancora piuttosto difensivo, con i prodotti obbligazionari a guidare la raccolta. È chiaro che c’è ancora molta strada da fare, soprattutto in campo di educazione finanziaria, ma a volte basta tenere a mente qualche consiglio prezioso per districarsi nel mare magnum di strategie e prodotti che le reti offrono ai risparmiatori. Paolo Basilico, chairman e CEO di Kairos, offre alcune regole d’oro a chi vuole gestire al meglio il proprio patrimonio. Nello specifico sei regole e un suggerimento.

#1 Attenti ai bond
È facile immaginare che un portafoglio che ha una percentuale limitata d’investimento in azioni sia un portafoglio meno rischioso. “Siamo talmente abituati a ragionare con questa spaccatura mentale che perfino noi, addetti ai lavori, a volte nelle discussioni usiamo legare il rischio alla sola percentuale di azioni in portafoglio”, specifica Basilico. “È sbagliato. La politica dei tassi a zero o negativi delle Banche Centrali ha trasformato il concetto stesso di rischio o di risk free. Lo scorso anno l’Austria ha emesso un bond con scadenza centennale a un tasso di poco superiore al 2%. Se ci fosse un rialzo dei tassi di solo l’1% - un’inezia guardando qualunque grafico di lungo termine - la perdita sull’investimento sarebbe di quasi il 50%! Nessuno ha obbligazioni centenarie in portafoglio, ma tutti abbiamo scadenze più o meno lunghe”.

#2 Il rischio fa parte del gioco
Ed eccoci al rischio: demonizzato, rifiutato, odiato. Qualsiasi investitore vorrebbe avere delle garanzie sul proprio patrimonio: buoni rendimenti a rischio zero. Difficile se non impossibile. Tanto più che la correlazione tra rischio e rendimento va studiata bene. “La nostra mente ci porta ad avere naturalmente un’avversione al rischio in molti casi eccessiva - mi baso sulle teorie di finanza comportamentale alle quali hanno assegnato due premi Nobel negli ultimi venti anni. Questo può rappresentare un notevole ostacolo alla costruzione di un portafoglio corretto e penalizzare i rendimenti attesi (o averne di irrealistici)”, dice Basilico.

#3 Il mantra degli esperti: diversificare
Lo si ripete da mesi in tutte le salse: nell’attuale contesto di mercato la chiave per preservare e ricavare benefici dai mercati è saper diversificare. Ma come? Secondo il CEO di Kairos il problema sta nella relazione, spesso sfalsata, tra cliente e gestore. “Una delle più grandi frustrazioni di un risparmiatore è vedere la sostanziale omogeneità dei rendimenti generati da società di gestione diverse. La ragione risiede nel disallineamento di interessi tra clienti e gestori i quali spesso, per loro natura e dimensione, tendono a non discostarsi dai rendimenti di mercato (benchmark) per non assumersi rischi gestionali veri. Così è il cliente stesso che, senza rendersene conto, diventa gestore di se stesso quando per esempio decide di avere il 70% in obbligazioni e il 30% in azioni. I gestori faranno riferimento a quel mandato cercando di discostarsene il meno possibile, ma di fatto tradendo lo spirito dell’incarico e vanificando la ricerca della diversificazione”. Come a dire se si scelgono gestori diversi, bisogna che investano in cose diverse. Se poi anche loro scommettono sulle proprie strategie anche meglio.  

#4 Abbiate pazienza
La variabile tempo in finanza non è una cosa da poco. Nè tantomeno da sottovalutare. Eppure la preferenza di essere liquidi negli investimenti è molto forte, soprattutto in Italia. E questo, secondo il manager, genera due ordini di problemi: “la rinuncia a rendimenti più alti che, nella stragrande maggioranza dei casi, veicoli di investimenti con durate più lunghe riescono ad ottenere. E la vendita di molte posizioni al primo serio ribasso di mercato con, di fatto, il consolidamento di una perdita secca”. Bisogna avere la consapevolezza che “con oltre il 50% dei volumi scambiati provenienti da sistemi algoritmici o fondi indicizzati” gli investitori non hanno alcuna chance “di anticipare o contenere eventuali oscillazioni di mercato dalle quali, invece, è bene tenersi alla larga”.

#5 Non sottovalutate la valute
Alle prese col capire meglio le oscillazioni di mercato o quella determinata strategia alternativa che va di moda, spesso i risparmiatori si dimenticano della diversificazione valutaria. “Le valute sono l’investimento meno prevedibile sui mercati finanziari e uno dei più volatili”, afferma Basilico. “Posizioni valutarie importanti possono vanificare il lavoro del gestore (o magnificarlo) e rappresentano quello che sono: un investimento speculativo. La decisione va quindi presa dopo un’attenta analisi del patrimonio personale e gli investimenti in valuta andrebbero segregati su conti diversi, per poter capire anche la bontà dell’operato del gestore”.

#6 Monitorate i costi
Il dibattito sui costi è sempre all’ordine del giorno. Con l’arrivo di MiFID II qualcosa certamente varierà, considerando la trasparenza che la direttiva europea impone. Ma è chiaro che è sempre buona cosa controllare i livelli commissionali e che tipo di prodotti vengono offerti. “Se devo pagare per una gestione a benchmark di cui al punto 3, il costo giusto sarebbe zero o poco più. Nel mondo di oggi posso replicarla con strumenti passivi a pochi centesimi”, nota il CEO di Kairos. “Se ho l’opportunità di investire con Soros o Warren Buffett pago anche il 5% e sono un cliente felice. Un bravo gestore si pagherà sempre il suo costo. Analizzate attentamente i rendimenti storici al netto delle commissioni dei gestori a cui vi affidate e state attenti, nel tagliare i costi, a non tagliare anche i rendimenti”.

A corredo delle regole d’oro poi Paolo Basilico dà un consiglio ‘epico’: resistere al canto delle Sirene. Come fece Ulisse nell’Odissea, chiedendo ai suoi uomini di incatenarlo all’albero maggiore del veliero per resistere alla voce suadente delle Sirene, allo stesso modo gli investitori devono resistere ai canti che arrivano dai mercati, e in particolare, secondo Basilico, da due fonti. “L’industria finanziaria, che produce sempre con rinnovata fantasia ogni genere di prodotto e di rendimento potenziale futuro. E i salotti, dove tutti noi conosciamo almeno un personaggio che è diventato ricco con i bitcoin, che ha comprato il petrolio a 40 dollari e che aveva venduto tutto nel settembre 2008”. Insomma, si posso pure ascoltare storie di prodezza altrui ma i risparmiatori farebbero meglio ad affidarsi alla ragione, piuttosto che all’epica fantastica.