Servizi sempre più sofisticati per le banche depositarie

I Nel corso degli anni l’attività delle banche depositarie ha subito una profonda evoluzione guidata sia dalla Banca d’Italia, sia dal susseguirsi di normative europee che dalla crescente complessità e sofisticazione dei fondi. In parallelo in Italia si è assistito ad un processo di consolidamento delle banche che offrono tale servizio con la progressiva uscita di scena di numerosi soggetti a favore di operatori, principalmente di estrazione internazionle, che svolgono l’attività di securities services come proprio core business.

Non solo custodia di titoli e delle disponibilità liquide dei fondi uniti ai controlli sul patrimonio e sui limiti di investimento regolamentari e di legge, ma anche nuovi servizi quali attività di trustee, fund accounting, fund administration. Funds People ha riunito i responsabili dei principali player che operano in Italia per dibattere su come è cambiata la figura della banca depositaria e quali sono le sfide per il settore nel Belpaese.

 

Servizi a valore aggiunto

“Il mercato richiede servizi sempre più sofisticati a supporto di decisioni di investimento da parte degli asset manager”, dice Alessandro Casiraghi, head Asset & Fund Services Product Management - Italy di BNP Paribas Securities Services. “Il servizio istituzionale di banca depositaria non è più percepito dai nostri clienti come un servizio a valore aggiunto, ed è necessario lavorare sul complesso delle attività di outsourcing al fine di alleggerire le SGR in modo che le stesse possano dedicarsi in via prioritaria alla gestione. 

La nostra offerta si è conseguentemente arricchita di una serie di servizi fra i quali quelli legati alla tesoreria e ai cambi, alla gestione del securities lending, al clearing dei derivati, al collateral management, al middle officeattività che ove svolte, nel rispetto di appropriate Chinese walls, dalla banca depositaria consentono di minimizzare i rischi operativi”.

Dagli anni Novanta ad oggi, l’evoluzione della banca depositaria è stata notevole: “Prima si faceva solo la custodia, adesso invece si fanno controlli di ogni genere”, afferma Riccardo Lamanna, country head of State Street Global Services. “Abbiamo integrato i nostri servizi core con i prodotti della divisione State Street Global Exchange: risk management and performance analytics, trade cost analysis, enterprise data processing. 

 

RANKING GENERALE DELLA CUSTODIA DEI FONDI APERTI ITALIANI NEL PAESE

BANCHE DEPOSITARIE

PATRIMONIO IN CUSTODIA

INGRESSI PER CUSTODIA

COMMISSIONE MEDIA (%)

STATE STREET BANK GMBH - SUCCURSALE ITALIA

80.174,9

49,6

0,07

BNP - PARIBAS SECURITIES SERVICES

52.266,8

37,2

0,10

ICBPI

30.936,0

26,2

0,10

SOCIÉTÉ GÉNÉRALE SECURITIES SERVICES SPA

25.999,0

33,6

0,12

BANCO POPOLARE SOC. COOP.

16.254,8

15,1

0,11

RBC INVESTOR SERVICES BANK S.A.

15.603,4

24,9

0,16

BANCA POPOLARE DI SONDRIO S.C.P.A.

2.620,8

1,8

0,07

BANCA POP DELL'EMILIA ROMAGNA SOC. COOP.

203,2

0,2

0,08

BANCA CARIGE SPA

4,5

N.D.

N.D.

TOTALE

224.063,5

188,5

0,09

Fonte: Morningstar Direct. Dati in milioni di euro.

 

Per sviluppare questo tipo di attività e fare in modo che abbiano valore per il cliente finale, bisogna investire. Una banca che storicamente non fa questo come attività principale, difficilmente riesce a sviluppare questo tipo di servizi”. Ed è proprio questo che differenzia i grandi player internazionali che operano sul mercato italiano dalle piccole banche italiane. 

“Con l’internazionalizzazione delle SGR, una banca basata solo in Italia fa fatica a servire i propri clienti worldwide con fondi lussemburghesi, irlandesi, maltesi. Solo strutture come le nostre possono e hanno gli strumenti per farlo”, aggiunge Casiraghi. Per Andrea Cecchini, managing director & country head Italy RBC Investor Services Bank S.A, “quello della banca depositaria deve essere considerata un 'attività globale, con capacità di poter operare in tutti i paesi (soprattutto in Lussemburgo e Irlanda, visto l'impatto di fondi di diritto irlandese e lussemburghese promossi e gestiti dagli asset managers italiani). Quando un asset manager fa delle scelte d'investimento, lo fa a ll'interno di una strategia d'investimento globale e non può limitarsi a valutazioni a livello di singolo Paese di riferimento. In un business dove i ricavi marginali scendono all’aumentare delle masse, avere accesso ad esperienze e agli sviluppi internazionali, nonchè ai necessari aggiornamenti continui della regolamentazione, diventa fattore critico di successo. 

Per i player domestici - per quei pochi che ci sono ancora - è giunto il momento di fare delle scelte”. Secondo Silvano Viotti, head of Business Development, Société Générale Securities Services, “ una maggiore offerta di soluzioni e servizi porta la banca depositaria ad essere un ‘partner’ dell’asset manager o dell’investitore previdenziale nella gestione finanziaria. Portare nel mercato italiano un'esperienza da leader mondiale, capace di fornire servizi ad alto valore aggiunto con un forte livello di personalizzazione ove necessario, consente di offrire soluzioni globali definite da centri di eccellenza dedicati, e di declinarle localmente alla luce delle esigenze dei clienti italiani 

Non bisogna dimenticare, infatti, che le banche depositarie sono nate per tutelare gli interessi degli investitori. Se, nelle scelte d'investimento complesse, l’asset manager è assistito da un grande attore internazionale - con una presenza garantita in 28 sedi in tutto il mondo, con best practice e rapidità nel rispondere alle esigenze del cliente - anche l’investitore finale ne sarà beneficiato”. 

 

Un momento frizzante 

Il mercato italiano ha molte potenzialità di crescita nel mondo dei securities services grazie all’altissimo livello di risparmio ma anche in seguito ai nuovi requisiti regolamentari rilevanti. Nel frattempo è in atto una tendenza, spinta anche dai regolatori, di riportare nel proprio Paese le masse gestite all’estero. 

In Italia, in termini di masse, i fondi sono raddoppiati negli ultimi cinque anni. Alcuni asset manager sono assolutamente convinti che i prodotti vadano costruiti qui, perché c’è maggiore trasparenza, maggior cognizione di causa. Eurizon, ad esempio, a metà del 2012 aveva in Italia 35 miliardi di fondi. Oggi ne ha 60. Per Cecchini sono due i driver per cui vale la pena puntare sul Belpaese: il primo è la regolamentazione, che impone di rispondere innovando, e il secondo è la disintermediazione. 

“Il fenomeno della crescita dei fondi non è estemporaneo ma si tratta di un trend strutturale dove oggi i gestori hanno la possibilità di aumentare quote di mercato nel risparmio degli italiani che in precedenza era maggiormente allocato in prodotti di raccolta degli intermediari finanziari (le banche). La sfida è quella di riuscire a servire gestori che diventeranno via via sempre più grandi attraverso l’innovazione e la capacità di standardizzare processi IT ed operativi, garantendo economie di scala e massima competitività a livello di pricing, a tutela degli interessi degli investitori e del mercato. 

Poichè i mercati finanziari diventano sempre più sofisticati e complesssi, i gestori di fondi avranno bisogno di partner che possano rispondere tempestivamente alle loro esigenze e che possano essere outsorcer di molte attività (risk management, middle office, derivati) per consentire di concentrarsi sul core business delle scelte finanziarie". 

Un punto importante riguarda poi lo sviluppo di alcune forme d'investimento che andranno a crescere in primis nell’ambito dei fondi alternativi. “Oggi la parte degli alternativi sul totale degli investimenti vale il 15%: la nostra stima è che arriverà a toccare il 35 -50%. Il mercato obbliga a guardare verso strumenti che hanno rendimenti assoluti", spiega Lamanna. “Non stiamo parlando solo di hedge fund, ma anche di immobiliare, private equity, eltif (delevereging). Per tutto questo servono delle capacità particolari che la banca depositaria deve già avere”. 

Altro tema caldo è il pricing degli strumenti finanziari. “Pensare di prezzare correttamente strumenti di private equity, minibond e saper valutare se la politica di pricing di una SGR è corretta o meno non è un lavoro semplice, richiede competenze altamente specialistiche., aggiunge Casiraghi. 

“In Italia abbiamo una forte cultura del risparmio e della banca depositaria, il mercato sta cambiando. Dal punto di vista finanziario il nostro è un Paese molto solido, quindi potremmo veramente pensare ad un centro di produzione di servizi rilevante, a supporto anche di altri Paesi. Il momento cruciale è l’attuazione della UCITS VI, bisogna essere preparati e non arrivare tardi”, concordano tutti.