Small cap USA, come esporsi secondo GSAM

Sean Butkus, Co-Gestore del US Smaller Cap Equity Portfolio, Goldman Sachs AM
Sean Butkus, Co-Gestore del US Smaller Cap Equity Portfolio, Goldman Sachs AM

Approccio fondamentale incentrato sulla qualità, forte posizione competitiva, ritorni competitivi sul capitale investito, costanti flussi di cassa e un management in grado di allocare al meglio il capitale a disposizione. Investire nel mondo delle small cap non può prescindere dalla ricerca di queste caratteristiche che sono, infatti, poste da Sean Butkus, co-gestore del US Smaller Cap Equity Portfolio di Goldman Sachs Asset Management, al centro del processo di selezione.

La specificità dello strumento lanciato a giugno 2018 è rappresentata dal fattore geografico. Il perimetro delle piccole e medie imprese degli Stati Uniti è, infatti, poco conosciuto e frequentato dagli investitori europei nonostante, fa notare Butkus, “l’esposizione al mercato americano sia in generale alta nel mondo”. Un’anomalia dovuta principalmente a bias comportamentali che precludono la partecipazione all’asset class che più di tutte permette di partecipare alla prosecuzione del ciclo di crescita più lungo dell’economia a stelle e strisce.

“Se guardiamo a quali sono le aree da cui provengono gli utili delle società”, sottolinea il co-gestore del US Smaller Cap Equity Portfolio, “ci accorgiamo che per quanto riguarda il Russell 2500, riferimento per l’universo small/mid cap statunitense, il 76% dei ricavi sono riferibili all’economia domestica americana, contro solo il 61% dell’S&P 500”. “Tenendo in considerazione la positiva dinamica dei consumi ancora ben visibile negli USA e l’attuale livello delle valutazioni relative rispetto al comparto large cap”, prosegue, “ci troviamo in un contesto di mercato ad alto potenziale di apprezzamento delle imprese di piccole e medie dimensioni statunitensi”.

Controllo del rischio da affiancare alla ricerca di rendimento

La strategia del fondo nuovo nato in casa Goldman Sachs Asset Management, co-gestito da tre managing director, Sally Pope Davis (settore finanziario), Rob Crystal (tecnologia, settore industriale e healthcare) e Sean Butkus (beni di consumo, materiali e settore industriale), è figlia dei 19 anni di storia del team di gestione. Quasi due decenni di esperienza e track record sulla strategia Small Cap Value che ha sempre messo al centro della propria filosofia di investimento il bilanciamento di rischio e rendimento. “Un investimento passivo nell’universo small cap”, afferma Butkus, “sottopone l’investitore a rischi di esposizione a società che generano perdite più che in altri contesti”.

L’alta dispersione di rendimento tra i singoli titoli”, aggiunge, “offre grandi opportunità alla gestione attiva, così come rende l’allocazione settoriale meno rilevante in termini di ritorni aggiustati per il rischio rispetto ad altre asset class”. Questo non significa, però, un’alta concentrazione del portafoglio. Le dimensioni dell’universo di investimento sono, infatti, negli Stati Uniti tali da rendere possibile la generazione di un portafoglio diversificato contenente circa duecento titoli di cui nessuno con un peso che arriva a toccare il 2%, con benefici potenzialmente significativi in termini di controllo della volatilità.

Un ulteriore fattore di rischio, o potenziale dispersione di rendimento a seconda della scelta della classe disponibile in cui investire, è rappresentato dal cambio euro-dollaro. “A prescindere dalla view che si ha sull’evoluzione del rapporto tra le due valute”, sostiene sul punto il co-gestore del fondo US Smaller Cap Equity di Goldman Sachs Asset Management, “l’esposizione a questa tipologia di asset class deve essere vista in un’ottica di medio e lungo periodo e all’interno delle dinamiche della più importante economia al mondo”. Una prospettiva di lungo termine che può mitigare fortemente il peso dei movimenti delle divise.