SOS: gestione patrimoniale a rischio

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foto flickr: ste pagna, creative commons

Il settore del private banking mondiale potrebbe essere a rischio. “La crescita del risparmio gestito rischia di indietreggiare, le pressioni sulle fee persistono, in particolare in Nord America con i modelli di robo-advisory, mentre l’industria non ha affrontato strategicamente una preoccupazione crescente sui costi, in particolare nel caso di una correzione grave del mercato”, spiega Christian Edelmann partner di Oliver Wyman. Così in un contesto competitivo sempre più agguerrito, la crescita dei patrimoni in gestione dovrebbe passare dal 7% annuo dell'ultimo quinquennio al 5% annuo entro il 2020. È la principale evidenza del rapporto sul settore realizzato a fine luglio appunto da Oliver Wyman in collaborazione con Deutsche Bank.

“I fattori che hanno determinato la crescita del settore negli ultimi anni stanno cambiando”, aggiunge Edelmann, “e i player di mercato devono intervenire sui costi e sviluppare nuove strategie per relazionarsi con la clientela in modo da mantenere la redditività”. Insomma per non soccombere i wealth managers devono prendere in considerazione una serie di misure strategiche e tattiche e quindi non farsi cogliere impreparati da questa sfida.

Se le masse sarebbero in diminuzione, anche a causa di rendimenti più bassi, la maggiore richiesta di trasparenza, l'emergere di nuovi competitor e lo spostamento verso prodotti a gestione passiva potrebbero mettere sotto pressione le fee. Perciò, in base a quello che si legge nel report, il settore dovrà ridisegnare il proprio modello di offerta verso la clientela high-net worth e puntare sulla digitalizzazione, magari con piattafomre che consentano un accesso diretto agli investimenti immobliari.

L'acquisizione di nuovi clienti e la gestione dei rischi giocheranno un ruolo chiave, in particolare in merito ai passaggi di ricchezza fra diverse generazioni, mentre i gestori di grandi patrimoni dovrebbero puntare sugli aspetti filantropici offrendo servizi di supporto anche alle attività benefiche, seguendo il trend che vede sempre più una professionalizzazione di questi servizi di beneficenza.