Sostenibilità, una strada a senso unico per l’asset management?

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Nell’ultimo anno è cresciuta esponenzialmente la domanda di fondi sostenibili da parte degli investitori europei, che hanno acquisito maggiore consapevolezza dell’importanza di inserire tematiche ESG in portafoglio per minimizzare i rischi e garantirne la resilienza. Dall’altro lato, gli asset manager hanno cercato di soddisfare queste esigenze attraverso lanci di nuovi prodotti con focus ESG. Il trend è molto chiaro, ma pone l’industria dell’asset management dinnanzi ad un senso unico, quello della sostenibilità a tutti i costi. È davvero così? Quali sono le implicazioni per il mercato? Ne abbiamo parlato con quattro CEO di SGR italiane.

La sostenibilità ha rappresentato una vera rivoluzione per il settore del risparmio gestito, che da anni, pone al centro delle sue attività questo concetto, che lo ha portato a rivedere le sue priorità in termini di rischio e rendimento. Lo step successivo si è raggiunto con la recente Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR), che ha dettato alcune linee guida in termini di trasparenza e informativa, su cui c’era ancora molta confusione, segnando un ulteriore passo verso il cambiamento. Questo permetterà agli investitori di individuare gli asset manager che adottano davvero un approccio sostenibile integrale e di distinguerli da quelli che si basano solo sul principio dell’esclusione.

“Il ruolo della SGR oggi è quello di costruire prodotti che aiutino i clienti ad approcciarsi con gradualità alla sostenibilità”, ha commentato Gianluca Serafini, amministratore delegato e direttore generale di Fideuram AM SGR. “È necessario sviluppare un legame consapevole e duraturo che consenta di valutare l’effettivo interesse e le preferenze specifiche dell’investitore sulle tematiche ESG. Ciò vuol dire creare una consulenza finanziaria più consapevole attraverso un percorso di formazione culturale, che cambi il modo di analizzare gli investimenti, non più in maniera bidimensionale, secondo il profilo di rischio-rendimento, ma che tenga conto anche degli aspetti ambientali, sociali e di governance”, aggiunge il manager.

Secondo Alessandro Marchesin, CEO di Sella SGR è proprio questo il momento di verificare, sperimentare e comprendere fino in fondo il potenziale della “lente sostenibile" nel mondo dell’asset management. Essere sostenibile per un business non significa necessariamente essere green, ma avere una crescita di lungo termine e fare investimenti che abbiano un impatto misurabile nel tempo. È questa la chiave di volta della sostenibilità. “Il cliente deve essere coinvolto in ciò in cui investe, solo così potrà comprenderne appieno i risultati e valutarli in maniera tangibile. È questo il passaggio ad una sostenibilità più robusta e concreta”, spiega l’amministratore delegato.

Parlare di investimenti ESG è ancora troppo generico e confusionario, nonostante con la SFDR si siano fatti passi da gigante, il rischio di greenwashing è dietro l’angolo. Stefano Giuliani, CEO di BancoPosta fondi SGR fa notare quando le expertise interne delle SGR siano fondamentali. “Gli asset manager minori sono svantaggiati, in fatti, perché non hanno team dedicati alla sostenibilità”, afferma il CEO. “Serve tempo, investimenti, cultura, consapevolezza e anche un grosso processo di allineamento da parte della regolamentazione. Inoltre a ciò è essenziale integrare un’attività di engagement seria, per andare oltre il mero marketing del prodotto ESG”, sottolinea.

Emilio Franco, CEO di Mediobanca SGR ritiene, invece, che “il punto di snodo sia integrare un approccio ESG all’interno del framework di decisione e valutazione del profilo rischio/rendimento dei singoli investimenti, fino a costruire dei modelli di analisi e di valutazione che incorporino i fattori ESG”. “Le strategie ESG ‘plain vanilla’ sono facilmente replicabili attraverso l’indicizzazione e difficilmente riusciranno a proteggere la redditività per il gestore nel lungo termine. Per fare questo bisogna generare alpha, non scegliere soltanto i “migliori” ma le società con il maggior potenziale di upgrade del rating di sostenibilità per poi indurle a migliorare attraverso l’attività di engagement, creando valore idiosincratico” spiega Franco.

Bisogna evitare di creare un mercato di soli prodotti ESG, dove ciò che conta è l’etichetta sul prodotto, in cui si potrebbe incappare facilmente nel fenomeno di greenwashing. L’aspetto ESG deve essere integrato nel processo di investimento. È la visione di Simone Rosti, responsabile di Vanguard Italia. “In un tale contesto, la stewardship ha un ruolo importante per accompagnare le società in una certa direzione. In questo compito gestione attiva e passiva devono darsi una mano”, ha chiosato il Country head. Infine, la sostenibilità non deve essere una scusa per aumentare i costi, perché sarebbe un vero contro senso per l’industria.