SRI, ecco cosa frena gli investitori istituzionali

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Samuel Zeller, Unsplash

Solo poche settimane fa Schroders pubblicava il suo Global Investor Study 2017, la ricerca annuale che ha confermato la crescente consapevolezza circa l’importanza di orientarsi verso investimenti sostenibili (clicca qui per leggere i risultati). Recentemente, l’asset manager britannico ha voluto tastare invece il polso degli investitori istituzionali. E ancora una volta l’argomento SRI ha occupato un ruolo centrale.

Stando a quanto emerso dall’ultima edizione dello Schroders Institutional Investor Study (condotto su 500 intervistati in Nord America, Europa, America Latina e Asia, rappresentanti fondi pensioni, fondazioni, fondi sovrani e altri investitori istituzionali), infatti, i SRI rappresentano ancora una sfida notevole a livello mondiale per il 77% degli intervistati (solo il 23% ritiene che adottare un approccio SRI sia semplice). La regione dove questa percezione è più alta è l’Asia, con l’82% degli investitori che dichiara di avere difficoltà nell’assumere questo approccio, mentre negli USA il dato scende al 9%.

I principali elementi percepiti come ostacolo dagli investitori riguardano “le preoccupazioni legate alla performance” (44%) - il che dimostra, come affermano da Schroders, che “molti investitori non sono ancora convinti dei ritorni di lungo termine derivanti da questo approccio”. Seguono “la mancanza di trasparenza e dati” (41%) e la “difficoltà nel misurare e gestire il rischio” (28%).

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“È importante che il numero di sfide per gli investitori che adottano questo approccio si riduca al minimo”, ha detto Jessica Ground, Global Head of Stewardship di Schroders. “Ad esempio, le preoccupazioni riguardanti il rischio dovrebbero comunque essere minori in un investimento sostenibile, perché si adotta un approccio di lungo termine verso rischi particolarmente rilevanti, come i cambiamenti climatici, che non rientrano negli indicatori di rischio tradizionale”.

La principale contraddizione emersa dallo studio, tuttavia, è che nonostante lo scetticismo e le problematiche evidenziate, ben il 67% degli investitori riconosce che l’investimento sostenibile acquisirà sempre più rilevanza nei prossimi cinque anni (a livello regionale, se ne è detto convinto l’85% degli investitori latinoamericani mentre tra gli asiatici la percentuale è scesa al 59%).

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A rendere i dati ancora più sorprendenti è il fatto che il 20% degli investitori abbia risposto di non credere nell'investimento sostenibile. Solo in America Latina, questa percentuale è salita al 29% mentre l'Europa si è rivelata essere la regione meno scettica, con un 15%. “È sicuramente incoraggiante il fatto che ci sia unanimità tra gli investitori globali nel riconoscere la crescente centralità degli investimenti sostenibili. Adesso, però, bisogna fare in modo che si convincano ad adottare tale approccio”, ha commentato Ground.