SRI, il successo passa dall’attendibilità delle metriche utilizzate

Unsplash

Nella seconda parte della tavola rotonda organizzata da FundsPeople sugli investimenti sostenibili nel fixed income è emerso che se inizialmente l’applicazione di criteri ESG ha coinvolto soprattutto l’universo equity, con l’emergenza sanitaria innescata dal Covid-19 anche il mondo obbligazionario ha iniziato ad aprirsi con successo agli SRI. Ci siamo chiesti, dunque, quali possano essere gli strumenti adeguati per approcciarsi in maniera premiante a quest’asset class.

Assodato che una giusta combinazione di stili di gestione attiva e passiva non può che aggiungere valore a un portafoglio, è altrettanto vero che “gli investitori ricercano strumenti semplici, trasparenti, a costi contenuti e, ora più che mai, in grado di integrare i criteri ESG per favorire l’emergere di un’economia più sostenibile”, spiega Vincenzo Saccente, head of Sales per i Lyxor ETF in Italia. In questo scenario, gli ETF risultano essere una scelta idonea, “proprio per i principi su cui si basa la gestione passiva, come la trasparenza, la facilità di accesso, le commissioni contenute e l’elevata liquidità”, aggiunge.

“Un elemento fondamentale è il modo in cui nella gestione passiva avviene la selezione delle obbligazioni ESG, che deve seguire un rigoroso iter quantitativo”, sottolinea Saccente. “Partendo da un index provider tradizionale, applichiamo filtri di sostenibilità, escludendo emittenti con rating ESG bassi o attivi in ambiti controversi. Il risultato è una selezione di obbligazioni best-in-class emesse da società con comprovate credenziali sociali, ambientali e di governance”, riassume l’esperto. Un esempio è l’indice Bloomberg Barclays Euro Corporate Bond che contiene circa 3170 titoli, che diventano 2105 una volta applicati filtri ESG, un numero comunque elevato. “Gli indici che applicano filtri ESG offrono vantaggi in termini di rischio/rendimento che si ottengono con un’elevata correlazione e un basso tracking error rispetto agli indici non ESG tradizionali, e questo rende anche molto semplice il passaggio da investimenti non sostenibili a sostenibili, senza stravolgere l’esposizione core di portafoglio”, spiega Saccente.

L’importanza dello screening

Con il crollo dei tassi di interesse nel 2020, i portafogli obbligazionari di Sella SGR hanno visto ridursi al loro interno il peso delle strategie governative pure a favore di quelle corporate o uncostrained, favorendo dunque il rischio di credito rispetto a quello di tasso. “In ambito corporate abbiamo lavorato per migliorare gli obiettivi di sostenibilità, perseguendo la decarbonizzazione dei nostri portafogli attraverso strategie attive, principalmente sul debito emergente, e passive, principalmente sul segmento corporate investment grade europeo”, commenta Andrea Daffara, fund selector della SGR. “Nella seconda parte dell’anno abbiamo cercato di stressare ulteriormente il tema della sostenibilità al di fuori dell’ambito prettamente ambientale, inserendo gestioni ESG/SRI specializzate nel credito, con un focus molto attento alla qualità della governance delle società emittenti”, prosegue. “Infine, nella prima metà di quest’anno, abbiamo iniziato a costruire attraverso ETF delle posizioni sui green bond, segmento molto liquido e che ci permette di migliorare le nostre metriche di portafoglio attraverso un’esposizione ai green asset”, conclude Daffara.

Simone Chelini articolo

Uno dei problemi legati al tema degli investimenti sostenibili riguarda l’attendibilità delle metriche utilizzate, che dovrebbero essere ulteriormente sintetizzate e uniformate in modo da renderle più solide e confrontabili. È l’opinione di Simone Chelini, head of ESG & Strategic Activism di Fideuram Asset Management SGR, società che sta lavorando intensamente sull’analisi dell’integrazione dei criteri di sostenibilità nei processi d’investimento delle diverse case partner. “A nostro avviso tutte le gambe su cui si poggia il concetto di sostenibilità hanno pari dignità. Per meglio comprendere i diversi approcci stiamo inviando un Due Diligence Questionnaire a tutti i nostri partner per comprendere meglio il loro approccio. Da questo punto di vista infatti al momento la classificazione non prescrittiva prevista dalla SFDR degli art.8 e 9,, non è da sola sufficiente per la selezione dei prodotti sostenibili”, spiega Chelini. “Si tratta di un regolamento europeo molto importante, con obiettivi altri e principi nobili, ma i cui effetti pratici ad oggi sono ancora da valutare con attenzione”, aggiunge.

Un discorso analogo viene fatto in Euromobiliare Advisory SIM. “La robustezza dei dati utilizzati è un punto fondamentale. Bisogna sviluppare nuove strategie, metriche e flussi informativi affinché gli screening di sostenibilità siano davvero efficaci”, prosegue la portfolio manager Francesca Cerminara. “Per gli investimenti che consideriamo core, il criterio che guida le nostre scelte è l’analisi di come viene fatta l’integrazione dei fattori ESG, proprio perché deve essere seria e confutata da dati. Quello che può fare la differenza è proprio come vengono applicati i criteri di sostenibilità su tutti e 3 i fattori”, spiega. “Siamo partiti con una predominanza della tematica ambientale ma vogliamo che anche il fattore social torni a essere una variabile critica all’interno dei portafogli, mentre la governance deve avere un’azione trasversale. Se c’è una cosa che abbiamo capito negli ultimi due anni è che senza un reale miglioramento delle condizioni sociali delle fasce più deboli non ci può essere un miglioramento sostenibile di tutto il mondo”, conclude.