Steve Cordell (Schroder ISF): Gestione al ritmo che indica il ciclo

Steve Cordell, Gestore del Schroder ISF European Opportunities

L’acquisto di Cazenove ha permesso a Schroders di aumentare le sue dimensioni. Inoltre, è servito alla società di gestione per ampliare la sua offerta di prodotti, con l’inclusione nella sua gamma di un buon numero di fondi che, storicamente, si sono distinti per il loro miglior comportamento relativo rispetto agli indici e ai concorrenti.  Uno di essi è lo Schroder ISF European Opportunities, prima conosciuto come Cazenove Pan Europe, che ha cambiato solamente la sua denominazione, visto che la filosofia e il team che lo hanno situato nel primo quartile di redditività a uno e a tre anni sono rimasti intatti. Secondo Steve Cordell, lo stile è ciò che rende differente la strategia. “Segmentiamo il mercato secondo la correlazione fra le compagnie e il ciclo economico. Realizziamo la ponderazione dei valori del portafoglio in funzione di quale sia il punto in cui si trova il ciclo in Europa”, spiega. 

Il gestore della strategia parte dal presupposto che, nei periodi di recuperazione e espansione, i valori ciclici mostrano una correlazione positiva con il ciclo, per cui bisogna sovra ponderarli nel portafoglio. Allo stesso modo, la correlazione fra le compagnie difensive e il ciclo economico è negativa, per cui queste solo vengono sovra ponderate nei periodi di rallentamento o recessione economica.  Tuttavia, saper anticiparsi ai cambi di ciclo è, secondo Cordell, il segreto del successo della strategia. “E’ nei punti d’inflessione del ciclo quando si producono le revisioni dei benefici, e quando è necessario essere molto veloci a fissare le nuove stime del prezzo delle azioni. I mercati sono in un continuo processo di valutazione del rischio. Quello che ci distingue dalla concorrenza è che muoviamo il portafoglio prima degli altri”.

Una strategia differente

La strategia presenta alcuni aspetti idiosincratici. Il primo di essi è l’importanza che riveste l’analisi top-down. “Di solito, scommettiamo con decisione su quei mercati in cui le aspettative economiche partono da livelli molto bassi, e che quindi offrono maggiori possibilità di assistere a sorprese positive. E’ il caso di paesi come la Spagna, dove un settore finanziario ricapitalizzato, e che supererà gli stress test di ottobre, sta rafforzando l’attività, ciò che, a sua volta, sta facendo crescere l’ottimismo rispetto al paese e attirando i flussi verso il suo mercato, contribuendo a sua volta alla recuperazione. Dal lato contrario, siamo più prudenti su quei mercati le cui economie, a nostro giudizio, non raggiungeranno le aspettative, e che rischiano di deludere”.

Il secondo aspetto è che, nei momenti di prosperità economica, il peso delle compagnie di media capitalizzazione è maggiore, mentre che, nelle fasi di calo dell’attività, si evidenzia una maggior fiducia verso le compagnie di alta capitalizzazione. In questi momenti di crescita economica, per esempio, tra le scelte favorite dei gestori si trovano le compagnie spagnole di media capitalizzazione, insieme alle mid caps britanniche. 

La chiave è la beta

Cordell sostiene che, in questo periodo, l’appetito degli investitori per le azioni ad alto rischio è diminuito. “L’Europa ha perso impulso negli ultimi sei mesi”. Questo ha portato il gestore a ridurre il peso delle compagnie dipendenti dal consumo interno e ad aumentare la presenza di aziende che traggono benefici più diretti dalla recuperazione delle economie emergenti e di quelle più esposte al ciclo delle materie prime. “Sul piano degli indicatori, quello che realmente si muove è la beta del portafoglio, non il tracking error, che di solito oscilla tra il 3% e il 6%. Nei periodi di espansione economica, la beta può raggiungere l’1,2 e nei periodi di recessione può scendere allo 0,8. Adesso, la abbiamo abbassata leggermente, dall’1,1 all’1,05. La Francia e la Germania, le due grandi economie dell’eurozona, stanno frenando e questo lo abbiamo già rispecchiato nel portafoglio. La prima sta risultando penalizzata dalla crisi politica e dalla mancanza di riforme che diminuisce la sua competitività. La seconda, dalla robustezza dell’euro che colpisce le esportazioni. Questo significa che, complessivamente, due terzi del PIL europeo stanno crescendo a un ritmo inferiore al previsto”, afferma. 

Nel portafoglio scelto da Cordell ci sono, abitualmente, da 60 a 80 valori. Al momento di decidere quali compagnie entrano e quali escono, il fattore che svolge il ruolo più importante è l’aspettativa di ritorno.  “Quando si produce un cambio di ciclo che migliora in modo significativo le aspettative di una compagnia, compriamo. Quando succede il contrario, vendiamo. Ci sono due cause per le quali possiamo decidere di vendere un’azione: perché peggiorano le previsioni sul prezzo, o perché ha smesso di essere una compagnia adatta al ciclo. Inoltre, possiamo rimpiazzare un valore, anche quando si adatta al ciclo, se nel mercato esiste un’opportunità migliore”, riferisce.      

Cordell, che è supportato dal team di analisti di cui dispone la società di gestione nei vari paesi per individuare le opportunità di investimento, assicura che gli incontri che mantengono con i manager delle compagnie sono molto utili, soprattutto per riuscire ad anticipare possibili cambi di rotta della strategia.  “I cambi della strategia spesso vanno uniti a variazioni delle aspettative di crescita di un’azienda, e quindi, del suo prezzo”, spiega. Cordell opina che il momento attuale è particolarmente propizio per gli “stock pickers”.

“Molti attivi hanno raggiunto il loro valore equo e il mercato ha smesso di muoversi all’unisono: le buone compagnie registreranno un miglior comportamento rispetto alle cattive”. In questo contesto, esistono strategie di long/short che diventano più interessanti, come quella che segue lo Schroder ISF European Equity Absolute Return, anch’esso gestito da Cordell, il cui obiettivo è ottenere un ritorno annuale del 10%. “Quando si cerca un gestore, bisogna assicurarsi che sia capace di ottenere la miglior redditività aggiustata per il rischio, superando il mercato tanto nei periodi rialzisti quanto in quelli ribassisti”. L’esperto crede che, in 12 mesi, il ritorno che dovrebbe offrire la borsa europea in euro dovrebbe stare tra il 10% e il 15%.