Selezionare un fondo d’investimento o individuare società su cui investire all’interno di una determinata strategia è un’attività che richiede conoscenze specifiche, competenze trasversali e analisi approfondite da parte dei professionisti del settore. Il discorso non cambia quando a essere sotto la lente d’ingrandimento è un prodotto sostenibile e, sebbene l’obiettivo finale sia sempre la performance, i fattori da considerare sono molteplici. Ad esempio, la presenza di metriche diverse per valutare la sostenibilità di una strategia, il concetto stesso di sostenibilità che può variare da un’entità all’altra, le metodologie di raccolta e analisi dei dati, solo per citarne alcune. Attorno a questi elementi si è sviluppato il dibattito durante la terza e ultima parte della tavola rotonda di FundsPeople sugli investimenti Net Zero.
Strategie Net Zero, l’importanza della selezione
“Il nostro processo di selezione dei fondi si basa su un’analisi quantitativa e una qualitativa”, chiarisce subito Gabriele Montalbetti, responsabile ufficio investimenti di Consultinvest. Nel primo caso, i fund selector della SGR cercano di capire come si è comportato un determinato prodotto nel passato in diverse condizioni di mercato. “Lo facciamo per qualunque fondo, sostenibile o no, per comprendere quali sono le specifiche condizioni in cui una strategia può funzionare meglio rispetto ad altre”, spiega.
L’analisi qualitativa, invece, volta a valutare tutto ciò che non è quantificabile, diventa particolarmente importante per i fondi sostenibili perché “al momento i dati quantitativi sono molto limitati. Nonostante alcune metriche debbano essere obbligatoriamente pubblicate sui rendiconti o sui tracciati (PAI, allineamento alla tassonomia e così via), la quantità e la qualità dei dati a disposizione oggi è ancora poco significativa, anche per le società di gestione più attente alla sostenibilità”, sottolinea Montalbetti. L’esperto non esclude che tra qualche anno, quando le aziende pubblicheranno una maggiore quantità di dati di qualità superiore e con metodologie più consolidate, “gli asset manager saranno a loro volta in grado di raccoglierli e includerli nei loro report e noi, come fund selector, potremo introdurre anche delle metriche quantitative. Ma oggi l’utilizzo di queste ultime è di scarsa utilità, per cui il maggior peso nella analisi dei fondi sostenibili ricade sulla analisi qualitativa”.
1/4Sulla duplice natura che caratterizza l’analisi dei fondi è intervenuta Giulia Monaca, portfolio manager di Banca Passadore. “È vero che questi prodotti sono sostenibili ma l'obiettivo finale è sempre la performance, dunque non possiamo prescindere da un'analisi di rischio/rendimento del fondo per poi procedere anche con delle analisi ‘look through’ sul prodotto per verificare se effettivamente il portafoglio sta cercando di fare un percorso di transition, nel caso delle strategie Net Zero”, spiega. Secondo l’esperta, risulta di grande utilità lo studio dei database usati per lo screening, come quello di Science Based Target Initiative che certifica se le società hanno percorsi allineati agli accordi internazionali climatici, analizza i target intermedi che le società si sono dati e valuta se effettivamente sono stati raggiunti.
Altro elemento non trascurabile riguarda l’impegno delle società di gestione nell’avviare percorsi di engagement con le aziende in cui investono per cercare di supportarle nel raggiungimento dei loro obiettivi. “A livello generale, poi, si studiano ovviamente le varie strategie sostenibili adottate dai gestori perché a seconda dei contesti macroeconomici alcune possono adattarsi meglio di altre dal momento che ogni strategia sostenibile è caratterizzata anche da tilt di stile, come è accaduto ad alcune strategie sostenibili particolarmente growth, ad esempio, che nel 2022 hanno sofferto con il rialzo dei tassi”, aggiunge.
2/4Rispetto alla componente ESG, Fideuram AM SGR ha sviluppato una metodologia proprietaria di analisi sia qualitativa che quantitativa che opera su due livelli. “Per quanto riguarda l’analisi ESG delle società di gestione, ci soffermiamo su policy, governance, offerta sostenibile, processo di investimento per poi passare alle strategie, anche qui adottando un'analisi qualitativa e quantitativa”, spiega Gianluca Lonero, head of ESG integration and active ownership della SGR. “Raccogliamo da più provider le informazioni per noi rilevanti (come indicatori di sintesi della sostenibilità o dati relativi alle esclusioni) per supportare e integrare l’analisi qualitativa. La componente quantitativa ci aiuta a verificare la coerenza degli investimenti in prodotti di terzi con le nostre politiche ESG ma anche a monitorare sui singoli prodotti alcune metriche rilevanti (GHG, carbon footprint) sia in relazione al benchmark che agli ETF di riferimento”, continua.
“La parte qualitativa, cuore dell’attività di due diligence ESG, ci consente anche di fare a nostra volta ‘ingaggio’ con le altre società di gestione alle quali chiediamo di unirsi alla Net Zero Asset Managers Initiative per avviare una serie di attività o raccordare quelle già in atto in un percorso comune. Ai firmatari dell’iniziativa chiediamo anche di darci visibilità e granularità dei loro target Net Zero e di come i diversi prodotti della gamma possono contribuire ai loro target”, aggiunge.
3/4Per individuare le società meglio posizionate e intercettare così i benefici della transizione Net Zero, l’approccio del fondo Anima Net Zero Azionario Internazionale, classificato ai sensi dell’art. 9 della SFDR, prevede la compresenza di due criteri di selezione di titoli di emittenti societari. “Da un lato, le aziende incluse in portafoglio devono essere sostenibili secondo l’approccio metodologico proprietario di Anima, che prevede dei criteri sia di inclusione che di esclusione”, commenta Claudia Collu, responsabile azionario globale di Anima SGR. “Inoltre - prosegue - i titoli selezionati sono scelti solo fra quelli emessi da società incluse dalla Science Based Target Initiative (organismo internazionale che affianca le aziende nel definire le strategie di riduzione delle emissioni) nella lista delle imprese che si danno l’obiettivo di ridurre e azzerare le proprie emissioni nette per ridurre il riscaldamento globale entro 1,5°C rispetto all’era preindustriale.”
Nonostante questi criteri di selezione siano particolarmente stringenti e rigorosi, l’esperta sottolinea che l’universo dei titoli investibili è in espansione. “Al momento del lancio, a fine 2022, il portafoglio del nostro fondo Net Zero era composto da circa 290 emittenti ma ora ne comprende già 434, perché le aziende interessate a intraprendere questo percorso di riduzione delle emissioni sono sempre di più”, conclude.
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