Investire in macro-trend comporta una maggiore attenzione ai fattori di rischio sottostanti al fine di evitare sovraesposizioni in portafoglio su determinate aree geografiche o settori. D’altra parte, però, se si seleziono temi specifici per favorirne la diversificazione, si ha a disposizione un universo investibile più piccolo in cui la gestione attiva ha più difficoltà nello svolgere il suo tradizionale ruolo di creazione di valore, per cui solo gli strumenti passivi possono fare la differenza in tali casi. Ne abbiamo discusso nell’ultima parte della tavola rotonda sugli investimenti tematici e sul ruolo svolto dagli ETF in tale ambito.
Tematici, il ruolo centrale degli ETF
Roberta Rudelli, head of fund selection di Cordusio Sim fa emergere l’importanza di utilizzare gli ETF soprattutto per esporsi a temi specifici e di nicchia, dove si presentano maggiori complicazioni nel creare un fondo diversificato, dato che l’universo di partenza è più piccolo. Quando ci spostiamo nel campo della sostenibilità, viene aggiunto un tassello in più alle tradizionali analisi di tracking error, size, costi e liquidità dello strumento: “Bisogna capire le regole ESG applicate nella replica dell’indice di riferimento e se queste sono in linea con gli obbiettivi di portafoglio che si vogliono raggiungere”, dichiara la fund manager. “È importante inoltre avere uno sguardo in avanti per considerare il profilo di volatilità e il comportamento dell’indice, visto che molto spesso, essendo temi recenti, non esiste un track record abbastanza lungo per le analisi di rischio.
1/4Nel caso degli investimenti tematici si parte sempre da un’analisi top-down per capire quali trend intercettare, successivamente si passa alla selezione accurata dello strumento, sia esso attivo o passivo. Nel caso di temi minori occorre valutare attentamente l’ETF, che si intende inserire in portafoglio “attraverso valutazioni dell’indice replicato e un’analisi della concentrazione per ridurre il rischio di sovrapposizione non solo di alcuni titoli, ma anche in termini di bias di stile”, commenta Stefania Taschini, responsabile Multi-manager di Anima SGR. Queste evidenze sono funzionali sia ad individuare lo strumento più adatto, sia a determinare il suo peso in portafoglio. “A ciò si aggiungono analisi strutturali dello strumento prescelto, come per esempio se è a replica fisica o sintetica, la gestione del rischio controparte, il tipo di collaterale usato o se viene adottato il prestito titoli”, aggiunge la manager.
2/4I temi sostenibili sono quelli che richiedono una maggiore attenzione per i fund selector. “Cerchiamo di capire le discriminanti che rendono un ETF sostenibile", sottolinea Corrado Cominotto, responsabile gestione attiva di Banca Generali, "ciò presuppone quindi una due diligence a livello della società emittente e ci rifacciamo a rating di un advisor esterno, per sventare eventuali casi di greenwashing derivanti da autoclassificazioni”, prosegue. “La selezione del provider di ETF avviene secondo un modello best in class tra i peer, ci rivolgiamo solo a case prodotto che abbiano dimensioni importanti a livello globale con un track record più o meno lungo che consenta di verificare che vengano rispettate le aspettative”, aggiunge.
3/4D’altro canto, l’offerta di prodotti passivi deve essere in grado di rispondere alle esigenze sempre più stringenti degli investitori, soprattutto nel campo della sostenibilità, in cui si è più cauti. BNP Paribas AM, infatti, ha cercato negli ultimi anni di ampliare la sua gamma ESG in diverse tematiche, per esempio anche il megatrend geopolitico della Cina viene declinato secondo una veste sostenibile.
“Abbiamo dato la possibilità ai nostri clienti di esporsi al mercato cinese attraverso un indice SRI, combinando sia un approccio di esclusione, che best in class", spiega Sabrina Principi, Head of Business Development ETF & Index Solutions di BNP Paribas Asset Management in Italia."Individuiamo per ciascun settore le società con migliore rating ESG MSCI, che si traduce in almeno un rating BB, riuscendo ad ottenere la classificazione di articolo 8 ai sensi della SFDR”, continua.
L’ETF ha un ruolo cruciale all’interno di determinate tematiche, perché consente un’esposizione specifica a costi contenuti, mantenendo un certo livello di liquidità. La lotta al cambiamento climatico, per esempio, rappresenta un’urgente priorità per i governi mondiali e gli investitori devono essere nelle condizioni di avere i migliori strumenti possibili per poter dare il loro contributo alla transizione energetica. BNP Paribas AM ha messo in campo già da tempo il suo ETF Easy Low Carbon 100 Europe UCITS PAB, in linea con gli Accordi di Parigi, che pone filtri stringenti nella selezione dei titoli: garantire una riduzione di almeno il 50% della carbon intensity del portafoglio e assicurare una de-carbonizzazione annuale del 7%. “A questa tipologia di ETF si aggiunge un’offerta che spazia dall’economia circolare alla blue economy, questo per rispondere alle esigenze sempre più specifiche dei nostri clienti”, conclude la Principi.
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