Per il direttore Investimenti le fasi di incertezza strutturale dipendono dai cambiamenti nella crescita e nell’inflazione. Per il 2020, Brexit e nuove guerre commerciali spaventano di più delle elezioni USA.
Per navigare nei mercati finanziari, è importante tenere la barra a dritta quando le acque sono agitate. Indispensabile, per prevenire i rischi e per un’ottimale costruzione del portafoglio, la capacità di distinguere se le fasi di incertezza dipendano da fattori strutturali o siano passeggere. Le prime rendono necessari cambi nell'allocazione, le seconde sono superabili proiettando lo sguardo sul lungo periodo. Ma come comprendere che fase di incertezza stiamo attraversando?
Secondo Luca Tobagi, direttore degli investimenti in Italia di Invesco, i cambiamenti strutturali sono quelli che possono modificare l’andamento del ciclo con degli impatti sulle coordinate principali attraverso le quali lo valutiamo: crescita e inflazione. “Shock esogeni, come una crisi energetica, un’epidemia o eventi geopolitici”, spiega Tobagi, “generano preoccupazione e dispiegano i propri effetti nel breve/brevissimo termine, ma non su orizzonti temporali più lunghi”. Al contrario per il direttore degli investimenti “mutamenti profondi nelle strutture produttive, nelle catene del valore, nei canali di trasmissione della politica economica, possono avere effetti strutturali”.
Per quanto riguarda, invece, la selezione dei titoli su cui puntare, secondo Tobagi, sono fattori strutturali quelli che “modificano le decisioni di detenere un titolo nel medio-lungo periodo”. “Tutto ciò che non rientra in questi casi, ricade fra i fattori temporanei”, precisa.
Le trattative per la Brexit possono riservare sorprese
Vari esperti del mondo degli investimenti concordano sulla previsione di un 2020 positivo per i mercati, in continuità con i buoni risultati dello scorso anno e per la prosecuzione di politiche accomodanti delle banche centrali. Ma non mancano le incertezze legate agli impatti ancora da quantificare del coronavirus sulla crescita cinese e, a livello geopolitico, alle elezioni negli Stati Uniti di novembre. Per Tobagi, “per la loro importanza le presidenziali USA sono osservate attentamente”. “Tuttavia sebbene possano avere conseguenze rilevanti”, commenta il manager di Invesco, “potrebbe essere relativamente poco probabile che siano fonte di sorprese”. Maggiore attenzione per Tobagi è da riporre agli sviluppi di situazioni come la Brexit e la guerra commerciale non solo fra USA e Cina, ma anche fra altri Paesi.
Lo spettro della recessione che aleggiava sui mercati per il 2020 sembra essersi dipanato. Ma la fine del ciclo economico più lungo della storia contemporanea è un appuntamento che per molti analisti è soltanto posticipato. Secondo Tobagi, “la durata del ciclo alimenta dubbi su quanto possa estendersi ancora”, d’altra parte aggiunge “vi sono indicatori che lasciano pensare che gli USA siano più vicini alla metà del ciclo che alla fine”. “Se, la crescita degli aggregati monetari allargati dovesse rivitalizzarsi”, aggiunge “la crescita potrebbe accelerare nuovamente”.
2020: volatilità in vista
Per Tobagi i grandi assenti di questo ciclo economico sono stati gli investimenti. “In questo senso”, aggiunge Tobagi “le aree e i progetti che offrono opportunità di investimento, meglio se con un orizzonte temporale pluriennale, appaiono interessanti”. Tra queste in particolare segnala l’iniziativa della Nuova Via della Seta che andrà a interessare 68 Paesi, oltre il 40% del PIL del pianeta e oltre i 2/3 della popolazione mondiale.
Tobagi si aspetta un 2020 più volatile del 2019, ma il momento di posizionare i portafogli in maniera difensiva per una possibile recessione non sembra ancora essere arrivato: “una diversificazione efficace ed equilibrata per area geografica, asset class e valuta, reputiamo nel contesto attuale possa avere più senso”, conclude.