Transizione energetica, è tempo di agire

L’urgenza di investimenti a tutela della sostenibilità di recente è stata minata dall’andamento macro economico, con diversi elementi tra cui il deciso incremento dell’inflazione che hanno fatto vacillare anche gli investitori più convinti. “Sulla sostenibilità non si può più tornare indietro, perché ci troviamo di fronte a livelli di gravità, ad esempio degli eventi climatici, troppo elevati”, commenta Valeria Colombo, ESG and engagement lead, BancoPosta Fondi SGR. “Gli investitori quindi – prosegue - devono considerare non solo la profittabilità finanziaria o i livelli di rischio di una strategia, ma anche l'idea di investire in un orizzonte di lungo periodo e valutando i potenziali effetti positivi tra diversi anni. Rispetto alla transizione energetica, in particolare, le rinnovabili sono risultate senza dubbio sotto stress negli ultimi mesi”. Secondo l’esperta oggi il tema dell’adaptation al cambiamento climatico presenta “dei forti potenziali di crescita: non solo ridurre le emissioni, ma agire affinché il cambiamento climatico faccia meno danni nei singoli territori. Sull’adattamento, che ha una prospettiva locale, a mio avviso il mercato non sta ancora esprimendo a pieno le proprie potenzialità e necessità. Vi è in questo senso anche un tema di difficoltà a individuare gli investimenti con un respiro più locale. Altro aspetto di grande crescita mi auguro nei prossimi anni è il tema dell'offsetting, quindi della compensazione, e del carbon capture, cattura e stoccaggio della CO2”.

Con il riscaldamento globale in aumento e la crescente consapevolezza dei limiti delle fonti energetiche tradizionali, investire in nuove tecnologie e fonti di energia sostenibili risulta essenziale. “Negli ultimi due anni alcuni eventi significativi in termini di dinamiche di mercato si sono riflessi sulla componente energetica e si è registrato un enorme gap di performance tra le energie tradizionali e le alternative”, afferma Lorenzo Campori, fund selector di Banca Aletti, aggiungendo che tra i motivi principali “vi è anche il confronto con l’andamento positivo del 2020, che ha visto una domanda molto forte per i prodotti attenti alla sostenibilità in generale. Oggi, in termini finanziari, potrebbe essere interessante tornare a puntare sul settore delle energie alternative, proprio perché si è registrato un deciso movimento sui mercati e i prezzi risultano ancora piuttosto bassi”. Per quanto riguarda la transizione energetica, i settori che possono essere più interessanti dal punto di vista degli investimenti “sono quelli direttamente collegati al settore dell'energia, non solo relativamente alla produzione e alla distribuzione, ma anche i settori caratterizzati da elevata domanda di energia, come industria e costruzioni. Vi sono opportunità significative anche tra i cosiddetti facilitatori, che possono guidare la transizione verso una più forte decarbonizzazione. Tra questi vi sono i produttori di auto elettriche, così come le infrastrutture a supporto del segmento. Secondo alcune recenti evidenze accademiche altri canali rilevanti per generare effetti di secondo livello sulla decarbonizzazione possono essere i fertilizzanti e le proteine alternative”, conclude Campori.

Sulla necessità di insistere sul tema della transizione energetica, nonostante le oscillazioni di prezzo sul mercato, è d’accordo Marc Pellaud, senior portfolio manager di Lombard Odier Investment Managers. “La portata della transizione energetica è molto ampia e in continuo aumento”, spiega l’esperto. “I due pilastri su cui si fonda - continua - sono l’energia e le materie prime: le risorse naturali, infatti, sono il mattone che ci dà la capacità di affrontare la sfida posta dalla transizione e il cambiamento di sistema in atto. Per decenni i combustibili fossili hanno rappresentato una formidabile fonte di approvvigionamento, per via della loro capacità di generare rapidamente energia ed essere facilmente immagazzinati. Il cambiamento, quindi, non è facile e pone una sfida su scala globale”. Per il cambiamento di oggi,  “da un lato dobbiamo in qualche modo spostare l’attenzione dai combustibili fossili e orientarci verso l'elettrificazione. Dall'altro i materiali, che sono gli elementi costitutivi del pianeta, devono essere estratti in maniera più intelligente e utilizzati come fonti energetiche primarie”, sottolinea Pellaud secondo cui “dobbiamo migliorare anche tutto ciò che è legato alla circolarità, al riutilizzo, al riciclo, alla valutazione e alla fine del ciclo di vita di questi materiali. Sono proprio questi due pilastri, quindi, a offrire le maggiori opportunità, anche in ambito finanziario. Sono state varate ad esempio diverse normative in tutto il mondo che fungono da catalizzatrici per i materiali legati alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio”.