Un ETF per tutti (i mercati)

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Lunga è stata la fase di calma e vivacità dei mercati. Il rally azionario interrotto nei primi mesi del 2018 ha riportato gli investitori con i piedi per terra, esibendo una correzione delle piazze e un aumento della volatilità a livelli che non si vedevano dai periodi pre-crisi. Funds People ha trattato il tema con Francesco Branda, head of Passive & ETF specialist sales Italy di UBS AM, focalizzandosi quindi sul settore della gestione passiva. “Parlando di flussi, la sensazione è che nel mercato fosse presente molta liquidità che, in parte con la correzione dei mercati, è stata poi reinvestita. Per quanto ci riguarda, non abbiamo avuto consistenti riscatti durante le vendite di inizio febbraio, ma abbiamo registrato consistenti flussi in entrata nelle settimane successive sia sul fixed income sia sull’equity”, sostiene il manager.

Per Branda, la correzione era quindi attesa da diversi operatori di mercato, ma sicuramente “non in modo così veloce. Riteniamo che uno storno fosse fisiologico ed è stato positivo per far tornare certi tipi di valutazioni maggiormente attraenti di quanto non lo fossero ad inizio 2018. Nei primi mesi dell’anno, infatti, i mercati erano partiti molto forti e registravano tanta liquidità nel sistema. Lo storno è servito a far entrare nel mercato proprio chi deteneva molta di questa liquidità”, afferma.

ETF per mercati volatili

Ma quali possono essere gli ETF idonei all’attuale contesto di mercato? Secondo l’esperto, per quanto concerne l’equity, gli ETF più adatti per gestire questo tipo di situazioni sono sicuramente i “low volatility, come il prodotto della nostra gamma smart beta che prevede un minor beta rispetto agli indici tradizionali. Nella settimana di correzione dei mercati, un buon andamento l’ha mantenuto il nostro Prime Value, perché prevede una componente di finanziari non presente nell’indice che ha fatto sì che performasse con minor beta rispetto al mercato”.

E sul fronte obbligazionario? La volatilità registrata nei mercati, secondo Branda, è derivata sostanzialmente dal movimento del decennale: “I prodotti short duration sono sicuramente quelli che consentono di avere una minore volatilità, come ad esempio il nostro prodotto sul debito emergente con short duration che investe da 1 a 5 anni. Tuttavia, anche le strategie che investono sul debito europeo e americano con il medesimo tratto a breve termine, da 1 a 5 anni, sono idonee per questo tipo di contesti di mercato”.

Proprio per far fronte alle diverse esigenze di mercato, il manager spiega come da UBS hanno provveduto a quotare un nuovo prodotto su Borsa Italiana, un “all country world” che investe in economie sviluppate ed emergenti, euro hedged, nella versione SRI. “Abbiamo deciso di ampliare la gamma SRI perché, sul tema, siamo il provider ETF leader in Europa. Deteniamo infatti il 37% di market share totale. Anche quando il mercato non aveva ancora espresso l’esigenza per questo tipo di soluzioni, come UBS avevamo già iniziato ad investire utilizzando un approccio ESG, ed ora stiamo iniziando a raccoglierne i risultati. Proseguiremo su questa linea sia sulla gamma social responsible sia per quanto riguarda l’asset class obbligazionaria. Lo scorso anno, abbiamo infatti lanciato uno ‘short duration aggregate sul debito emergente, parallelamente a due prodotti sull’inflazione europea, di cui uno a tratto breve da 1 a 10 anni, e uno a tratto lungo da 10 anni in poi. Sulla gamma fixed income, verranno lanciate nuove soluzioni, probabilmente nel primo semestre dell’anno. La nostra offerta continuerà quindi a crescere e sarà composta da indici innovativi, con esposizioni non tradizionali che possono essere ricercate in altri prodotti, ma diverse rispetto alla concorrenza su cui ci aspettiamo di ottenere degli ottimi risultati”, dettaglia Branda.

Lo Short Duration Aggregate Emerging Markets Bond

Lo strumento short duration aggregate sul debito emergente, a detta dell’esperto, sposa quindi le capabilities di UBS in tema ESG e sulla componente hedge, “che sono i due driver chiave della nostra crescita negli ultimi anni. Nel 2017, abbiamo raccolto il 50% delle masse in Italia sui prodotti euro hedged, ambito in cui siamo leader europei. Questo tipo di soluzioni sono molto apprezzate dagli investitori, e lo dimostra la raccolta registrata lo scorso anno e nei primi mesi del 2018. Il prodotto è quindi un indice JP Morgan che nasce dalla combinazione tra i due indici storici, il JP Morgan Emerging Markets Bond Index (EMBI) e il JP Morgan Corporate Emerging Markets Bond Index (CEMBI), su cui abbiamo applicato un filtro del 3% che si riferisce alla massima esposizione su ogni singolo Paese”.

Lo strumento è l’unico aggregate in Europa sul debito emergente, e il filtro consente di diversificare non concentrandosi su poche economie. “A prescindere dal rendimento è quindi una soluzione costruita considerando sia la componente di rendimento sia di volatilità, proprio per offrire ai clienti una soluzione molto diversificata e meno volatile. La strategia investe nel tratto breve, da 1 a 5 anni, quindi con duration molto bassa, e seleziona corporate di alta qualità con ribilanciamenti mensili”, aggiunge.

Una forte crescita

La principale sfida per l’asset manager svizzero è quella di offrire sempre nuove soluzioni, essere innovativi, cercare di offrire agli investitori, sia istituzionali sia retail. Soluzioni quindi che consentano di costruire portafogli sempre più granulari. “L’obiettivo è quello di far fronte alle esigenze dei clienti, anche tramite esposizioni short duration per quanto concerne il comparto obbligazionario, mentre con strategie multi-fattoriali per quanto riguarda l’equity. Ad esempio, il nostro prodotto multi-fattoriale sull’America, il primo per dimensioni in Europa, rappresenta una soluzione innovativa perché di fatto incorpora sei strategie multi-fattoriali che le pesa egualmente e consente di estrarre dall’indice il meglio di questi fattori”, afferma il manager.

“Notiamo una crescita dinamica del settore. Gli indici che hanno funzionato ieri non è detto che funzioneranno anche domani, quindi è necessaria un’evoluzione continua e innovativa. Nel 2017, in Italia il mercato è cresciuto di circa il 19%, UBS del 65%. Ciò, ovviamente, è frutto di investimenti fatti dall’asset manager sia in termini di prodotti sia di team. Cerchiamo di servire i clienti nel modo migliore possibile cercando di far evidenziare come si comportano certi prodotti in determinate dinamiche di mercato”, spiega Branda. Dall’asset manager non forniscono view di mercato, ma cercano di supportare la clientela offrendogli un servizio su ciò che dalla società sanno fare meglio. “È questo il segreto della nostra crescita”, commenta l’esperto.

Lo scorso 8 marzo 2018, l'asset manager svizzero ha quotato in Borsa Italiana un ulteriore prodotto, l'ETF Gender Equality: "Si tratta di uno strumento sul quale ci focalizziamo sulla componente di governance. È il primo ETF global equity quotato in Italia che investe sulle 100 società leader gender equality del mondo (tra le italiane c’è Intesa Sanpaolo e UniCredit) con ribilanciamento trimestrale. La società che si occupa dello screening di queste aziende è Equileap, che le seleziona su un database di 3.000 società attraverso dati pubblici, nonché informazioni fornite direttamente dalle imprese. Il prodotto consente di assumere un’esposizione globale, ragion per cui lo confrontiamo con l’MSCI World Index. Vi è quindi un primo screening di liquidità al fine di avere società liquide che abbiano almeno 2 miliardi di euro di market cap con almeno 5 milioni di scambi giornalieri. Il secondo filtro è quello ESG, che esclude le società le cui entrate provengono dal business del tabacco, gioco d’azzardo, ecc., secondo un principio etico di origine norvegese. Successivamente ai due screening inizia il processo di rating sulla componente di gender equality. I principi gender equality sono in totale 19, raggruppati in quattro categorie, come gap salariali, presenza nel board da parte delle donne, ecc."

Sono circa due anni ormai che l’Italia ha cominciato a mostrare interesse sul tema ESG. Branda sottolinea come però gli investimenti siano cominciati ad arrivare solo nel 2017. Tuttavia, conseguentemente a questa reattività del mercato italiano sulle tematiche ESG, nel Belpaese, l'industria del passivo ha registrato volumi di raccolta importanti. "Lo strumento è stato lanciato nel gennaio del 2018, ed è disponibile anche ai clienti retail. In termini SRI, solo nei primi mesi del 2018 abbiamo quasi eguagliato la raccolta dell’intero 2017. L’interesse è concreto, e la nostra intenzione è quella di mantenere la leadership di mercato", conclude il manager.