Da anni si conferma tra i professionisti più stimati nel campo della selezione dei fondi, anche nel nostro sondaggio apparso nell’ultimo trimestrale di Funds People. Adesso spiega qual è il suo metodo.
Da anni si conferma tra i professionisti più stimati nel campo della selezione dei fondi, anche nel nostro sondaggio apparso nell’ultimo trimestrale di Funds People. D’altronde lui, Filippo Valvona, funds selector di Pioneer Investments, è impegnato giornalmente nella selezione di fondi di case terze per le attività di advisory oltre a gestire personalmente circa 10 fondi con masse importanti. Alla base c’è sicuramente un lavoro di analisi, come spiega aFunds People. È un mix di analisi quantitativa e qualitativa. L’analisi quantitativa funge da filtro, per evidenziare quei fondi che meritano poi un approfondimento qualitativo. L’analisi qualitativa, attraverso una serie di meeting con il gestore e team, è quella che poi determina l’assesment finale, ossia la risposta alla più semplice ma non banale delle domande: è un fondo da comprare?”.
La domanda è quella non solo che si pongono tutti i funds selector ma anche gli investitori, al momento di investire determinati capitali. Selezionare un fondo però, secondo Valvona, non fa sempre il paio coi rendimenti stellari. Bisogna “estrapolare tra centinaia di fondi quello che è più consono ad un insieme di esigenze ed obiettivi. Il che non significa scegliere necessariamente il ‘migliore o il più performante’ della categoria, questo lo lasciamo a chi ha la sfera di cristallo. A me interessa capire quale fondo incontra le caratteristiche che in quel momento nel mercato penso possano avere successo”.
Insomma per l’esperto scegliere un prodotto solo sulla base delle sue perfomance è riduttivo. E dietro c’è un processo di studio molto più complesso. “Piuttosto che utilizzare analisi quantitative basate sui rendimenti, utilizziamo analisi basate sui titoli sottostanti dei portafogli dei fondi che ci permette di avere molte più informazioni. Successivamente creiamo una sorta di profilo per ogni fondo basato su stress test e fattori di stile. In questo modo nell’analisi di performance, possiamo incorporare l’influenza dello stile di gestione, che ci consente di raggruppare così i fondi in piccoli sottogruppi con caratteristiche davvero molto simili e formulare cosi un giudizio tra pari nel vero senso della parola. Infatti, tale classificazione è molto più efficace rispetto alle classiche ed estraneamente ampie categorie quali value, growth e blend”.
A questa metodologia però c’è una cosa che durante la scelta, prescinde da ogni criterio o caratteristica “la trasparenza dell’investimento”, sottolinea Valvona. “Voglio sapere esattamente in cosa sono investito. Non accetto deroghe, black- box o affini”.